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Femminicidio, strage di donne e violazione dei diritti umani

189B1777La prima causa di uccisione nel Mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio. Il termine nacque per indicare gli omicidi della donna “in quanto donna”.Che cosa accomuna tutte queste donne? Solo il fatto di essere state uccise “in quanto donne”, ma non è poco.

La loro colpa è stata quella di aver trasgredito al ruolo ideale di donna imposto dalla tradizione , di essersi prese la libertà di decidere cosa fare delle proprie vite, di essersi sottratte al potere e al controllo del proprio padre, partner, compagno.

Chi ha deciso la loro condanna a morte? Basta un solo uomo che si è incaricato di punirle nel solo modo che gli è possibile, uccidendole, ma anche la società non è esente da colpe.

Il femminicidio  è un problema strutturale, che va aldilà degli omicidi delle donne, riguarda tutte le forme di discriminazione e violenza di genere che sono in grado di annullare la donna nella sua identità e libertà non soltanto fisica, ma anche nella dimensione psicologica, nella società, e nella vita pubblica.

L’Unione Europea ha riconosciuto che il femminicidio riguarda tutti gli Stati del mondo.

E’ fondamentale che anche da noi si rivendichi che la violenza maschile sulle donne è unapixiz_504de9bed913d violazione dei diritti umani e che spetta alle Istituzioni attivarsi per prevenire il femminicidio, attraverso un’azione culturale e un’adeguata protezione delle donne che scelgono di uscire da tutte le forme di violenza, domestica o meno.

Una ricerca ha evidenziato che più del 70% delle vittime di femminicidio era già nota per avere contattato le forze dell’ordine, ovvero per aver denunciato, o per aver esposto la propria situazione ai servizi sociali.

E’ emblematico che all’Italia non sia stato chiesto di introdurre il reato di femminicidio, come è stato chiesto a Messico e Guatemala: qui da noi il problema è culturale, e si ripercuote sull’efficacia dell’azione istituzionale.

download (1)Inutile dire che i passi avanti in questi anni ci sono stati e l’attenzione alla formazione e alla protezione delle donne che decidono di uscire da situazioni di violenza è sempre maggiore: tuttavia ancora troppe donne vengono ammazzate perché manca una reazione collettiva e sentita a una cultura assassina, che riporta in auge pregiudizi e stereotipi antichissimi, legati alla virilità, all’onore, al ruolo di uomini e donne nella coppia e nella società.

Per sconfiggere la cultura patriarcale occorre una presa di posizione netta da parte di tutti i politici ed i personaggi pubblici, ed una collaborazione fortissima con la società civile.

Il quadro politico e giuridico frammentario e la limitatezza delle risorse finanziarie per contrastare la violenza sulle donne, ostacolano un’efficace ottemperanza dell’Italia ai suoi obblighi internazionali.

L’attuale situazione politica ed economica dell’Italia però, non può essere utilizzataimages (7) come giustificazione per la diminuzione di attenzione e di risorse dedicate alla lotta contro tutte le manifestazioni della violenza su donne e bambine in questo Paese.

Se oggi l’ONU (e di conseguenza l’informazione di massa) parla di femminicidio anche in relazione all’Italia, è perché ci sono state donne che qui ed oggi, da anni, hanno reclamato il riconoscimento anche per le donne, in quanto donne, di quei i diritti umani affermati a livello universale, ed in particolare del diritto inalienabile alla vita e all’integrità psicofisica.

Parlare di femminicidio e richiamare le linee guida internazionali in materia, e le raccomandazioni all’Italia, è utile per evitare che, ottenebrati dalla logica dell’emergenza, si guardi il dito che indica la luna, e si perda di vista la luna.


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