
Simona Aiuti
Ormai si è dimostrato che anche le piante, oltre agli animali, hanno un cervello e quindi possibilità cognitive, emozioni, pensieri ed elaborazione degli stessi, e sanno o per lo meno tentano di risolvere i problemi che si presentano. Alcuni ricercatori italiani sono stati fra i primi a fare queste scoperte. Le piante hanno una testa pensante con la quale comunicano, prendono decisioni, ricordano, cioè hanno memoria. Le piante mettono in atto
una trasmissione sinaptica identica a quella dei tessuti neurali animali. Esse comunicano con le altre piante attraverso l’atmosfera e
il terreno stesso nel quale sono radicate.
Il loro cervello segreto è nell’apice radicale delle radici, nelle cellule della zona detta di “transizione”. Esse comunicano fra loro e quindi con tutte le cellule della pianta per mezzo di neurotrasmettitori, come glutammato, glicina, sinaptogmina, acetilcolina, gaba. Hanno persino cura parentale, ovvero si preoccupano dei loro figli. Ormai è tempo di annoverare anche le piante tra gli esseri intelligenti, poiché hanno intelletto, memoria, sensazioni di piacere, eccitazione sessuale.
Un motivo di riflessione in più, anche per i vegetariani fondamentalisti che uccidono, oltre ai microbi, in certi casi anche le piante per cibarsene.
“Lo Spirito questo sconosciuto” è il titolo del libro di E. Charon che dovrebbe essere letto da tutti. Esperimenti con le piante, musica e rumore hanno fatto emergere che le piante sono molto sensibili alla musica e infastidite dal rumore, crescono meglio se sottoposte a certa musica, mentre “soffrono” con il rumore o con musiche non dolci. Nel libro “The secret Life of plants”, Peter Tomkins e Cristopher Bird (Harper & Row
1973) dimostrano tali teorie.
Il suono è parte integrante dello spettro elettromagnetico, quindi esse reagiscono a esso come qualsiasi altro essere vivente. L’impatto del suono sulla crescita delle piante è una realtà che veniva scioccamente considerata fino a poco tempo fa come scienza esoterica o misteriosa. Joel Sternheimer scoprì le sequenze sonore (che non sono casuali) che coadiuvano alla crescita delle piante ed ha fatto la richiesta di un brevetto internazionale.
I suoni in sequenza nell’ordine appropriato determinano una melodia unica,
che si armonizza con la struttura interna di uno specifico tipo di pianta; ciascun tipo è caratterizzato da una diversa sequenza di note che ne stimola la crescita.
La sensibilità dei vegetali fu studiata anche dallo studioso indiano Jagadish Chandra Bose e accertata poi sperimentalmente mediante elettrodi collegati alla pianta. Per questo dobbiamo rispettare non solo gli animali, ma anche le piante, perché tutto ciò che vive vuole vivere e non morire. Senza la
capacità d’accusare il dolore, ogni essere vivente si lascerebbe uccidere senza reagire. Non si può porre sulla stessa bilancia la vita del cavolfiore con quella della mucca: sarebbe come considerare uno schiaffo alla stessa stregua di un massacro. C’è una differenza notevole tra la sofferenza di una lattuga che viene recisa e quella di un cavallo che viene ucciso: il cavallo, la mucca, il maiale ecc. hanno i nostri stessi meccanismi fisici, chimici e biologici, i nostri stessi ricettori del dolore, e poi diciamola tutta, hanno occhi naso e bocca e le piante no e questo ci condiziona. “Ma allora dobbiamo vivere d’aria”? Niente affatto, semplicemente è bene avere buon senso e rispettare il prossimo senza fare fondamentalismo.
Lo sviluppo della sensibilità dell’animo umano ci porta al rispetto di ogni essere vivente, animale e pianta, e ad alimentarci secondo la nostra natura. Solo in questo modo la nostra alimentazione è eticamente compatibile e nello stesso tempo conforme alle esigenze chimico-biologiche-energetiche del nostro organismo: è la sola alimentazione che può consentire all’uomo di sviluppare la sua coscienza, di illuminare la sua mente e dare al suo organismo quegli strumenti necessari per farlo vivere nel vero benessere, senza sprecare il cibo.
Simona Aiuti