“Valcento. Gli Ordini monastico-cavallereschi nel Lazio meridionale” su OutNews |
06/02/2008
L’ANGOLO DI HERMES, noto ed interessantissimo sito che si occupa di simbolismi, esoterismo, misteri
storici, personaggi e luoghi enigmatici, curato dall’ottimo Dott. Giulio Coluzzi, ha inserito una puntuale recensione del libro “Valcento. Gli Ordini monastico-cavallereschi nel Lazio meridionale” del nostro Giancarlo Pavat, con prefazione di Alessandra Leo , per le Edizioni Belvedere di Latina. “Un libro appassionante per tutti i ricercatori del mistero e del simbolo” Leggiamo nella recensione “Una guida preziosa che conduce il lettore attraverso l’analisi delle simbologie e dei segni sulle pietre ritrovate sulle antiche chiese ma anche su altri edifici di epoca medievale” Il curatore del sito elenca tutta le serie di simboli che abbiamo imparato a conoscere, molti dei quali presenti anche a Villa Santo Stefano “Triplici Cinte, Fiori della Vita e Fiori dell’Apocalisse e tanti altri illustrati nelle pagine di questo sito, sono i testimoni muti e misteriosi della Sapienza del passato” E’ possibile che gli Ordini Monastico Cavallereschi, protagonisti del libro di Pavat, “fossero i custodi di una sapienza antica, di un bagaglio esoterico espresso attraverso simboli, schemi di gioco e motivi decorativi per i profani, ma scrigni di sapienza per gli iniziati”. Giancarlo Pavat attraverso “l’analisi dei segni e la ricostruzione storica della diffusione dei templari, Antoniani, Giovanniti e Cavalieri del Tau” conduce il lettore lungo un itinerario che attraversa “il simbolismo. In un linguaggio chiaro e di stampo divulgativo, rigoroso e seriamente documentato”. Non c’è che dire. Un ottimo viatico in previsione dell’attesissimo Convegno, organizzato da Giancarlo Bonomo, che si svolgerà a Trieste, sabato 16 febbraio 2008, ore 18.30 presso lo storico Caffè San Marco. E che avrà come protagonista proprio il libro “Valcento”. www.angolodihermes.com , info@angolohermes.com
21/01/2008
IL LIBRO “VALCENTO. GLI ORDINI MONASTICO-CAVALLERESCHI NEL LAZIO MERIDIONALE”SULLA RIVISTA MENSILE “HERA” Continua a suscitare interesse nel mondo della cultura e dell’editoria il libro
“Valcento. Gli Ordini monastico-cavallereschi nel Lazio meridionale” di Giancarlo Pavat, con la prefazione di Alessandra Leo, per i tipi delle Edizioni Belvedere. Ad ennesima riprova, arriva il riconoscimento alla validità del libro tributato dalla nota rivista mensile a tiratura nazionale “HERA”, Acacia Edizioni srl, diretta dal famoso ricercatore Adriano Forgione. Una pubblicazione che si occupa di miti, civiltà scomparse, misteri archeologici, e che riveste un ruolo di primo piano in questo determinato settore. Orbene, nel numero di gennaio 2008, appena uscito nelle edicole, è stata inserita la fatica letteraria del nostro Giancarlo Pavat. Il libro, definito “sorprendente” nella breve recensione che accompagna la foto della copertina (che, ricordiamolo, è stata realizzata dal giovane e straordinario disegnatore Simone Cipolla) e che spiega come il volume si occupi della presenza dei Templari e degli altri Ordini attraverso l’analisi “di una serie di simboli, manufatti, siti, alcuni misteriosi, molti inediti”, si trova nella rubrica “Libri ed altre tentazioni…”. Una vetrina che ogni mese propone ai numerosissimi lettori, libri ed altre pubblicazioni sulle tematiche oggetto del mensile. E’ probabile che nei prossimi mesi la rivista “Hera” tornerà ad occuparsi di “Valcento”. Non possiamo che essere fieri del fatto che un libro scritto dal nostro, ormai, concittadino a tutti gli effetti e che si occupa di Villa Santo Stefano e della nostra vallata venga consigliato ad appassionati, ricercatori, studiosi di tutta Italia.
dicembre 2007
IL PROF. DARIO PIETRAFESA PROTAGONISTA SUL MENSILE “IL FINANZIERE”
L’archeologo Dottor Dario Pietrafesa, Direttore del Museo Archeologico di Frosinone e di quello di Alatri, protagonista di un ampia intervista sull’autorevole e prestigioso mensile illustrato “IL FINANZIERE“, organo ufficiale del Corpo della Guardia di Finanza. Con il quale Pietrafesa ha collaborato nella lotta per la tutela del patrimonio archeologico ed artistico del nostro paese.
“IL FINANZIERE“, Periodico a tiratura nazionale, fondato nel lontano 1886, che non si occupa soltanto di argomenti attinenti i compiti istituzionali della Guardia di Finanza, ma anche di tematiche d’attualità e di cultura. L’intervista a Pietrafesa su questa testata istituzionale conferma le capacità professionali, culturali e scientifiche dell’archeologo ed il valore delle due istituzioni che lui dirige.
Il Museo Archeologico del capoluogo ciociaro, situato nel centro storico, non lontano dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta. Il Museo, istituito nel 1972 e riaperto al pubblico nel 1994, ospita importanti collezioni archeologiche divise in tre sezioni. Preistoria e Protostoria, Età Arcaica ed Età Romana. Quello di Alatri, invece, ha sede presso Palazzo Gottifredo del XIII secolo, nel cuore della città megalitica. Nato nel 1934 e riaperto anch’esso ai visitatori negli anni ’90 dopo il restauro dell’antico edificio, ora di proprietà del comune.
Pietrafesa, salernitano, laureato il lettere classiche con specializzazione in archeologia, è particolarmente conosciuto a Villa Santo Stefano, oltre che per l’amicizia che lo lega a molti santostefanesi, soprattutto per aver partecipato ad iniziative culturali d’ampio respiro. Ricordiamo l’interessante conferenza tenuta in paese durante la “Settimana della Cultura” del 2005, organizzata dall’Amministrazione Comunale. La quale verteva sui ritrovamenti a Frosinone, in località Fontanelle, di tre antiche tombe, di una capanna rettangolare ed una fornace. Inoltre si è avuto modo di incontrarlo a concerti del Coro Polifonico e, recentemente, lo scorso 10 novembre, sedeva in prima fila alla presentazione del libro “Valcento. Gli Ordini monastico-cavallereschi nel lazio meridionale” di Giancarlo Pavat, Edizioni Belvedere.
L’intervista pubblicata su “IL FINANZIERE” di novembre 2007, a cura del Dott. Antonio Del Piano della redazione dello stesso mensile, spazia a 360° gradi sui gioielli artistici, storici, archeologici della Ciociaria. Un patrimonio come pochi in Italia, che, purtroppo, non si riesce a valorizzare a dovere. Inficiando, quindi, anche l’opportunità di creazione di occasioni e posti di lavoro soprattutto per i giovani. Ma particolare attenzione viene posta anche su alcune emergenze artistiche della città Ernica, che negli ultimi tempi sono tornate a far parlare di se. Come il misterioso affresco del Chiostro di San Francesco, riproducente la figura di Cristo al centro di un enorme labirinto. L’enigmatica vicenda di questa opera d’arte che sembra costituire un vero e proprio “unicum” nel panorama iconografico di duemila anni di storia, viene approfondita in un articolo a firma di Giancarlo Pavat, sempre sul medesimo numero de “IL FINANZIERE“, che arricchisce l’intervista a Pietrafesa.
“Su questo particolare oggetto non si può dire molto” spiega il dottor Pietrafesa, rispondendo a duna specifica domanda del redattore Del Piano “poiché l’affresco è stato reindividuato di recente. Reindividuato perché se ne conosceva l’esistenza ma era stato trascurato in seguito alle diverse vicissitudini del luogo dove è conservato. Questo affresco è inserito in una piccola intercapedine, in una zona di difficile accesso all’interno del Chiostro della Chiesa di San Francesco di Alatri. Soltanto in occasione di recenti lavori di ripristino del Chiostro si è potuto procedere allo svuotamento dell’intercapedine e si è riuscito a vedere con maggior dettaglio ed attenzione questo affresco. L’affresco è molto interessante, in quanto rappresenta un Cristo benedicente inserito all’interno di un labirinto. Questa è una rappresentazione, che per ora, sembra molto poco diffusa nel mondo della pittura sicuramente medioevale. Attualmente studi sull’oggetto specifico non ne sono stati fatti. E’ stata proposta un’ipotesi di datazione ad epoca paleocristiana che dovrà essere verificata con ulteriori indagini. Stesso discorso vale per le attribuzioni ad a situazioni ben attestate altrove, come quelle legate alla presenza di Templari e di gruppi monastici di questo tipo, che sono sicuramente attestati in altri territori ma che fin’ora ad Alatri non hanno alcuna documentazione certa. Ecco perché ad oggi non si può escludere nulla di quello che è stato detto, però una migliore attribuzione, una migliore interpretazione di questo affresco potrà essere fatta soltanto progettando e programmando nuovi studi e nuove ricerche. Studi e ricerche, che nel caso specifico, potranno essere realizzati soltanto qualora venisse organizzata una migliore fruibilità del monumento, perché l’affresco è inserito in una piccola intercapedine, uno spessore limitato, in uno dei corridoi secondari del Chiostro e quindi sarebbe prioritario ricavare uno spazio più adatto sia per la fruibilità al pubblico, ma soprattutto per poter progettare e programmare un intervento di restauro adeguato, che è forse la cosa di cui c’è maggiore necessità nell’immediato, sia gli eventuali studi e ricerche che ci potranno aiutare a comprendere meglio l’epoca e la dest