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Facchetti Jr. Vs Luciano Moggi 0-2

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Simona Aiuti

Quale è stata pietra angolare su cui sono state erette torri d’accuse in solido cemento armato che per tanti anni hanno gravato su Luciano Moggi affibbiandogli il ruolo del cattivo?

Com’è stato possibile dire così tanto su Moggi fino all’inverosimile senza tirare in ballo altri suoi colleghi e avversari? E’ presto detto; o si è omesso, o non sono stati presi in considerazione.

Il personaggio Moggi si prestava così tanto? Certamente sì, ma è palese che egli mai avrebbe potuto contrastare uno degli antagonisti di maggior spicco che però non c’era, un rivale consegnato alla storia puro e intonso come se fosse uscito dalle acque del Giordano, una figura d’atleta senza macchia, protetto da quel pudore comprensibile, provato da chi non ha mai voluto, tanti di noi, nominare più del dovuto chi è passato a miglior vita. Tutti noi, non solo Moggi, saremmo usciti sconfitti dal confronto con Giacinto Facchetti, un raffronto perso in partenza.

Eppure dal 2006, più volte si è detto che certamente non si voleva infangare chi non è più tra noi e non potrebbe difendersi, ma affrontare i fatti sì, prendere in considerazione testimonianze, intercettazioni si sarebbe potuto e dovuto fare, poiché se è vero che non si deve infangare chi non c’è più, esistono anche i diritti dei vivi, e consegnare alla storia del calcio qualcosa che almeno somigli vagamente alla verità.

Eppure il tempo è galantuomo, giacché si è da poco conclusa la diatriba legale per unahqdefault (1) querela tra Luciano Moggi e GianFelice Facchetti, figlio dell’ex presidente dell’Inter Giacinto, confermando la sentenza di primo grado secondo la quale Facchetti padre faceva lobbing con gli arbitri. A questo proposito va sottolineato che il giovane Facchetti avrebbe detto che la cosa non ha nulla a che vedere con Calciopoli, il che è come dire che lavorare in una pizzeria non significa maneggiare sacchi di farina.

Riguardo al processo appena conclusosi, Facchetti Jr. Vs Moggi, era fondamentale accertare se Facchetti aveva delle corsie preferenziali con gli arbitri, ed è stato provato che la corsia preferenziale c’era, poiché era questo il motivo della querela di Facchetti Jr e nulla si può aggiungere al riguardo.

Fare lobbing con gli arbitri in quegli anni evidentemente significava cercare d’averne dei vantaggi, cosa oggi accertata; è un fatto!

Naturalmente la stampa nazionale non ha dato risalto a questa vittoria “Moggiana”, di grande sostanza nel significato più intrinseco considerando tutto quello che è accaduto fuori e dentro i tribunali dal 2006, ma c’è poco da stupirsi, visto che le informazioni scarne e distorte continuano da allora, quindi nulla di nuovo sotto il sole.

Allora corre l’obbligo ricordare che lo stesso Procuratore Federale Palazzi, riguardo al calderone Calciopoli affermò: “l’Inter è la società che rischia più di tutte per il comportamento illegale del suo presidente Giacinto Facchetti.”

hqdefault (3)Quindi con oltre 160.000 intercettazioni che scottavano, ad Appiano Gentile non si rischiava di andare in serie B, no, probabilmente si sarebbe parlato di una pena più severa.

Per chi difetta di memoria ricordiamo che sempre all’epoca, l’Inter fu volutamente esclusa dal processo, e non furono presi in considerazione elementi schiaccianti relativi alle indagini perché il Maggiore Auricchio disse a un assistente di linea, che aveva notizie accusatorie sulla società Inter, che non interessavano, e quando la giustizia sportiva finalmente si occupò di loro, il tutto era andato in prescrizione, ma prescritto non significa innocente.

Dopo molti anni da quei fatti, durante la festa di compleanno dell’Inter, GianFelice Facchetti, parlando di Calciopoli, avrebbe affermato che la sua società non sarebbe stata mai invischiata in tale “spazzatura”. E’ come dire che nessuno di loro è mai stato beccato in una casa squillo clandestina, o perché erano nascosti sotto il letto, o perché le guardie hanno tralasciato di dare una sbirciatina sotto le doghe del letto.

Invece, riguardo alla Juventus unica indirettamente a processo, corre l’obbligo ricordare che quando l’avv. Gallinelli mise sul banco degli imputati una domanda concreta come un macigno, relativa alle famose sim svizzere, ovvero chiedendo come avrebbero fatto i Carabinieri ad avere nei tabulati i tentativi di chiamata fatti quando l’altro telefono era spento o non raggiungibile. Considerando che soltanto dal 2009 le compagnie telefoniche italiane raccolgono quel tipo di dato, non sembra una domanda banale. Prima di questa data, i tabulati in possesso della magistratura contenevano solo le chiamate con risposta.

Dunque com’è possibile che nei tabulati in mano agli inquirenti di Calciopoli, per intenderci le informative che fornì il colonnello dei carabinieri Auricchio, i tentativi di chiamata senza risposta risultano?

Invece, qualcuno, forse l’Inter è stato graziato dal PC di Giuliano Tavaroli. Questolucianomoggiterracina portatile dell’uomo “Telecom” che aveva organizzato le indagini su Moggi e De Santis, venne spedito a Roma dalla Procura di Milano con un decreto d’ispezione. Cosa conteneva? Forse non lo sapremo mai, perché nulla fu estrapolato.

Rammento inoltre che c’è un’intercettazione nella quale Paparesta dice, riferendosi al momento in cui ci fu lo screzio con Moggi e Giraudo, che i due dirigenti della Juve erano stati anche troppo accomodanti, visto come era andata la gara. Dunque, Moggi non solo non riuscì a condizionare le gare, ma in un’altra intercettazione “sfuggita”, Adriano Galliani dice a Meani: “mica dormo” e “quel figlio di puttana di Moggi che con Capello fa una coppia micidiale voleva giocare, invece noi slittiamo”. E, che te lo dico a fare, la giornata di campionato slittò davvero, cosa mai successa nella storia della serie A. Ricordiamo pure che Galliani diceva di conoscere appena il signor Meani!

Quindi Moggi non otteneva favori, altri evidentemente sì.

Sembra anche che sia scomparso magicamente un fi­le audio che riprodurrebbe una telefonata tra l’allora pre­sidente dell’Inter Facchetti e l’ex designato­re arbitrale Pierluigi Pairetto che riferisce: “mi chiamava per sapere chi avevamo intenzione di inserire nelle griglie arbitrali per i sorteggi, erano colloqui sereni, tranquilli, senza malizia”. Quindi la malizia per qualche perverso e oscuro motivo doveva essere esclusiva prerogativa di Luciano Moggi?

Ricordiamo anche che dalle informative stesse, risulta che Adriano Galliani s’incontrava nel ristorante di Meani nel giorno di chiusura (per non essere visti) assieme all’arbitro ancora in attività Collina, per decidere assieme le strategie future e per un eventuale appoggio dell’allora presidente della Lega al futuro designatore predestinato; e questo era agli atti già dal gennaio 2006.

Quindi secondo una logica che nemmeno nella Commedia dell’Arte, se i dirigenti 320bianconeri cenano a casa di Bergamo con i due designatori già fuori dai giochi a campionato finito, il loro è un incontro strategicamente importante, mentre se un dirigente del Milan cena nascondendosi da occhi indiscreti con Collina non è importante.

Tornando a casa nerazzurra, le cene le faceva anche Facchetti (Bergamo è andato a Forte dei Marmi convocato da Moratti). Dagli interrogatori dei testimoni del processo che si tenne a Napoli, infine si seppe che a fare cene private sia stato persino il Parma di Tanzi e Sacchi e che, in generale, le potesse fare chiunque lo richiedesse. Dov’è l’esclusività juventina o la disparità con le avversarie?

Nessuno ha mai visto Moggi a cena con Collina.

Ai nerazzurri di oggi, che Juve o non Juve da sette, otto anni hanno un rendimento estremamente scadente, di fronte ad una Juventus che ha inanellato sei scudetti e due finali di Coppa Campioni, ricordiamo anche che oltre a queste “bazzecole”, c’è stato anche un calciatore nerazzurro con un passaporto falso con i documenti trafugati alla motorizzazione di Latina, fatto per cui l’Inter avrebbe dovuto essere ancora una volta retrocessa.

Adesso Calciopoli non c’è più, invece c’è addirittura il Var, però i nerazzurri stanno a ventuno punti dalla Juve, come mai?

Troppe domande, allora rivolgiamone qualcuna a Luciano Moggi, l’ex D.G. della Juventus, parte in causa.

Si aspetta delle scuse da qualcuno Moggi?

“No, non me le aspetto e non arriveranno. Ancora sento parlare del presunto rigore su Ronaldo, roba che eravamo in vantaggio di 1-0 e al limite potevano pareggiare, e allora? Volevano vincere il campionato con quel rigore?”

“Crede sia possibile una restituzione degli scudetti alla Juventus alla luce dei fatti attuali?”

“Non lo so, Andrea Agnelli si è battuto molto, ma è una questione di federazione. Di fatto sbagliò all’inizio l’avvocato della Juve ad accettare subito di andare in B, fu un errore iniziale.”

 

Dicono che lei si sceglieva i giornalisti con cui parlare, è vero?

“Tutti i dirigenti, i calciatori, insomma tutti parlavano e parlano ancora con chi vogliono,

 

ecco, colgo l’occasione per ricordare il povero Scardina, appena mancato. Vede, se io gli dicevo di non mandarmi Sanipoli perché ero convinto mi portasse sfortuna, ma di mandarmi qualcun altro, in realtà facevo un favore alla RAI, perché rilasciavo molte interviste, coinvolgendo anche i ragazzi e tutti lavoravano; che c’è di male a decidere con chi parlare? Dopotutto non mi sono mai negato. Rammento che è emerso che i sorteggi non erano pilotati, gli arbitri sono stati assolti e quindi non c’era un sistema, e di sicuro non un mio sitema.”

Quanto le è costato difendersi in tribunale?

“Mi è costato quanto ho guadagnato con la Juve, ma non mi lamento, non è mio costume.”

Cosa serve al calcio italiano per tornare a essere grande?

“Servono buoni dirigenti, competenti, un rimodellamento della federazione e ci sono troppi stranieri che fanno scena e basta e mi dispiace dirlo, ma bisogna prendere esempio da altri paesi europei.”

Riguardo all’inchiesta aperta da Giletti relativa a procuratori e faccendieri loschi che chiedono soldi ai genitori di giovani atleti per piazzarli come la vede”?

“Penso che è diventata tutta una giungla e chiunque si permette di mettere bocca e non deve essere possibile, non si manda avanti così un settore giovanile. Vede, la federazione è debole; siamo stati eliminati due volte dai mondiali, siamo fuori prima di cominciare stavolta, e c’è gente che ancora parla del rigore su Ronaldo? L’Inter ora non ha Guido Rossi, è sempre a 21 punti dalla Juve, e mi pare che non sia cambiato niente.”

Riguardo alla sua vittoria in appello contro Facchetti?

“Semplice, a Milano hanno preso in considerazione le intercettazioni che a Napoli hanno ignorato ed io ho vinto, stop.”

 

La miseria umana peggiore però è quella giornalistica, qualcosa che riguarda principalmente la stampa sportiva, un po’ misera, edulcorata, parziale, piena di falle, approssimativa e raffazzonata, assolutamente sotto la media europea e dispiace molto. I giornalisti sportivi italiani si stracciano le vesti nel dire che il calcio italiano è mediocre, ma è evidente che chi lo racconta e ne fa la cronaca, è assolutamente allineato a quella mediocrità.

Simona Aiuti

 


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