
Simona Aiuti
Negli ultimi giorni non si fa che parlare della carriera di #FrancescoTotti già enfant prodige del calcio italiano, che ora alla soglia dei quarant’anni comincia a battere i pugni sul tavolo, si toglie qualche sassolino dagli scarpini, mostra il suo proverbiale piglio muscolare e reclama a gran voce un posto in squadra, anzi in campo! Come risposta, il mister Spalletti lo spedisce a casa, escludendolo da Trigoria, storicamente suo feudo, sua casa inviolabile, in cui è cresciuto ed è diventato uomo. “Apriti cielo” e “chiuditi
mare”, c’è stata una mezza rivolta popolare da parte di una larga fetta della tifoseria giallorossa che non tollera il reato di “lesa maestà” e quasi reclama delle scuse per il “pupone”, amato, coccolato, idolatrato, osannato e diciamocelo pure, anche invecchiato.
In ogni squadra le cose sono sempre andate allo stesso modo, ovvero la responsabilità diretta della squadra spetta all’allenatore; è lui che decide chi va in campo, anche perché se la
formazione perde terreno in classifica, è sempre lui che paga in prima persona
, e nel peggiore dei casi viene esonerato. Un campione di quasi quarant’anni in campo non è una sicurezza, specie con la storia della sua caviglia martoriata, mentre Spalletti deve contrastare giovani campioni di vent’anni.
Eppure Francesco Totti non ci sta a sedere in panchina, si sente poco rispettato, lui che non ha mai voluto lasciare Roma, e mai ha preso in considerazione l’ipotesi di giocare in un’altra squadra italiana o straniera, ma perché? Solo perché
è tifoso in modo viscerale e non sa immaginare l’idea di sé stesso in un’altra casacca? Non sarà invece che gli è mancato un po’ di coraggio, quel tanto che gli sarebbe bastato per cimentarsi con qualcosa di diverso? E inoltre non sarà anche che fuori dal raccordo anulare non ci sono state molte squadre che gli avrebbero fatto firmare un contratto consistente? A Roma è un re, ma fuori dall’Urbe la corona conta molto meno, e poi per quel che guadagna, ormai non rende più.
Eppure il Pupone non arretra di un passo, fa la voce grossa perché sente di avere i tifosi dalla sua, è sicuro che resterà anche quando Spalletti sarà andato via. Probabilmente ha la convinzione che finirà la sua carriera in campo come vuole lui, e sarà a Roma, nell’Olimpico, con la maglia numero dieci e che poi sarà pronto per lui un contratto da dirigente, ma solo e soltanto a Trigoria. Sarà vero?
Ognuno ha il diritto di credere in ciò che vuole, anche nei mini pony e negli unicorni bianchi con criniere di arcobaleno e stelline, però un conto sono le nostre convinzioni personali e un conto la realtà dei fatti, e non è detto affatto che le cose vadano così. Nel calcio contano i punti conquistati in classifica e io non sono affatto sicura che James Pallotta sia disposto a mandare in campo un quarantenne, rischiando di compromettere la qualificazione in Champions League o altro, in questo cam
pionato o nel prossimo.
Inoltre, per avere determinate pretese, a parte restare sempre nella stessa squadra, di cosa è costellata la carriera di Francesco Totti? Ricordiamo la sua repentina espulsione quando durante un’azione passeggiò letteralmente su Mario Balotelli con la precisa intenzione di fargli male, ma prima ancora nel 2002, al cospetto del famigerato arbitro Moreno quando neanche a dirlo si fece buttare fuori senza tanti complimenti.
Peggio, direi molto peggio andò nel 2004, quando in Korea, durante i
mondiali, in mondo visione appunto, ebbe la malaugurata idea di sputare sul viso dell’avversario Poulsen e la stampa nazionale e internazionale fece carne di porco di lui e come dargli torto? Che dire poi del buon gusto che dimostrò mostrando la maglietta su cui c’era scritto “vi ho purgato ancora” e delle volte che ha provocato deliberatamente le tifoserie laziali con gesti poco ortodossi?
Nel 2005 prese una squalifica di cinque giornate per aver dato un calcio e uno schiaffo ad un suo ex compagno di squadra, Colonnese.Allora Totti disse di essere stato profondamente offeso, tuttavia se chiunque rispondesse ad ogni ingiuria con calci e schiaffi, vivremmo nel caos assoluto e nel calcio la reazione viene punita in modo molto severo. Ricordiamo pure la mezza rissa e sceneggiata con Galante, poi con Veron indimenticabile, o Zauri che prese a calci senza tanti complimenti. Memorabile fu l’entrata di Francesco Totti, direttamente sul ginocchio di Andrea Pirlo, una specie di mossa d’arti marziali che avrebbe potuto mettere fine a una carriera, e le immagini dimostrano benissimo che lo fece deliberatamente, poi prende a pugni Manninger, tanto per gradire.
Ecco, poi ogni tanto, durante questa carriera, per rifarsi una verginità, Totti si è fatto fotografare in situazioni di charity, che a mio avviso non cancella il modo in cui spesso ha usato mani e piedi.
In ultima analisi, Francesco Totti ha ragione di reclamare un trattamento speciale?
Simona Aiuti