Eccoci di nuovo a fare l’ennesima figura del fanalino di coda dell’Europa e non solo. Siamo italiani, quelli che discendono da chi inventò la civiltà occidentale, eppure in questi “tempi moderni” arriviamo ultimi in molti frangenti e quello dei diritti civili è un ambito inaccettabile per una democrazia occidentale, presunta moderna. L’Italia deve assolutamente introdurre il riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso, trovando un compromesso, un escamotage, una soluzione, ma deve trovarla subito, altrimenti di fatto saremo un paese di serie B.
Questo più o meno ha stabilito la Corte europea dei diritti umani. I giudici di Strasburgo hanno di nuovo condannato l’Italia per la violazione dei diritti di tre coppie omosessuali, e in particolare per quanto riguarda l’articolo 8 della Convenzione europea: il diritto al rispetto per la vita privata e familiare. Di fatto tutti e 47 gli Stati facenti capo alla Cedu sono in teoria costretti a legalizzare l’unione tra persone dello stesso sesso, ma non per forza il matrimonio, quindi la scappatoia qualcuno l’ha trovata eccome e noi che abbiamo sempre dimostrato si saperci arrangiare, stiamo in finestra.
Come risposta, i vari politicanti italiani si mobilitano con dichiarazioni a favore, poi arriva qualcuno che si schiera contro adducendo motivi che sanno di aria fritta e si giunge di nuovo al nulla di fatto. Il governo dice di essere pronto ad adeguarsi, almeno stando alle dichiarazioni del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, ma poi tutto tace e s’insabbia, come è stato fino ad oa per l’attribuzione del cognome materno ai figli che viola ancora i diritti civili, altra becchettata ricorrente dall’Europa.
La problematica quindi è grave, poiché ci sono famiglie di fatto che non godono di diritti essenziali, per non parlare poi delle tasse pagate dai gay, che oggi non possono usufruire di moltissimi diritti. La situazione poi è molto più estesa, trascendendo in un ambito religioso. Infatti, in Italia, il matrimonio civile e quello religioso quasi sempre si intrecciano, il Vaticano è vicino, anzi è dentro Roma ed è importante che anche la Chiesa apra le porte ai gay, trovando una misericordiosa e materna soluzione verso chi è cristiano e credente, anche se gay. Ebbene sì,
sembra utopia, pare impossibile, ma in Italia le importanti parole di Papa Francesco ancora non bastano a far uscire dal ghetto i gay. Forse l’istituto del matrimonio religioso andrebbe un po’ rivisto, considerando che le dichiarazioni di nullità della sacra rota, hanno fatto scandalo per i “denari” sborsati. Pertanto che si costituisca una commissione anche ecclesiastica per potare l’istituto del matrimonio in questo millennio.
Simona Aiuti