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Apr
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Omicidio #EmanueleMorganti e i lati oscuri di #Alatri

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simona Aiuti, giornalista, blogger, scrittrice

Emanuele Morganti è stato picchiato prima all’interno. Perché credevano stesse importunando la barista, e l’hanno trascinato in un angolo. Poi scortato da quattro persone fuori con la maglietta strappata, il sangue vicino la bocca e lui agitato che diceva: Ma non sono io ad aver dato fastidio. Non sono io. Perché mi cacciate? Poi il linciaggio e la sua tragica fine.

 In queste ore si aggiunge un ottavo indagato nell’inchiesta di Alatri per l’omicidio di Emanuele Morganti, avvenuto dopo un brutale pestaggio fuori da una discoteca la scorsa settimana. Nel registro degli inquirenti è finito un uomo che sarebbe stato presente al momento dell’aggressione del ventenne.

Dalla scorsa settimana si trovano in carcere i due principali
accusati della morte di Morganti, i fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani,
accusati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, già perché incredibilmente un movente non c’è e forse non salterà mai fuori. Tra gli altri indagati ci sono i quattro buttafuori del locale in cui sarebbe cominciata la discussione tra Morganti e i images (6)suoi aggressori, oltre che il padre di Castagnacci; tutti indagati per rissa.

Oggi la verità sembra piuttosto lontana, e le ragnatele viscide che avvolgono e che soffocano l’intera vicenda, offuscano il lavoro degli images (8)inquirenti e sono tessute da una vedova nera che si chiama omertà.

Sono moltissimi i lati oscuri dell’omicidio Morganti. Quella notte nella defilata piazza Regina Margherita, fuori dal Mirò, piccolo locale disco Bar ricavato probabilmente da anguste cantine, non c’erano quattro gatti intenti a gironzolare nel buio. I presenti non erano così pochi le dichiarazioni rilasciate sembrerebbero un po’ troppo divergenti agli inquirenti; che qualcuno menta? A pensar male si fa peccato, images (7)però talvolta s’indovina. Ancora non è chiara la scintilla della rissa e il successivo linciaggio spietato che ne è seguito. Qualcuno ha paventato un’ipotetica “lezione”, ma trucidare un ragazzo incensurato e per bene, dovrebbe essere causato da chissà che enorme “sgarro” tipico della malavita.

Ambiguo è anche il ruolo del buttafuori albanese, il quale, invece di allontanare il Domenico Paniccia, come ha potuto compiere un tale images (9)errore di persona così grossolano cacciando il Morganti? Era forse qualcosa di preordinato e già ordito?

Faccio presente che non siamo al Coccoricò di Riccione, ma in un localino piccolo come il salotto di mia nonna! Intanto da quella fin troppo oscura notte, Pjetri Xhemal, il butta fuori appunto, sembrerebbe volatilizzatosi nel nulla, ha forse qualcosa da nascondere?

Non è affatto credibile che una scaramuccia banale abbia scatenato un pestaggio attuato con una crudeltà così efferata e non basterebbe nemmeno la partecipazione di alcol e droga a un evento che somiglia quasi a una esecuzione per giustificarla. Inoltre, fatto non trascurabile, dopo l’esecuzione barbara, qualcuno, pare una ragazza, avrebbe addirittura sputato sul ragazzo morente. Chi compie un atto simile certamente ha il pelo sullo stomaco e molto sangue freddo. Si tratta di un atto di spregio estremo, eseguito sempre da chi nutre un rancore elevatissimo e probabilmente sarebbe stato compiuto da una donna. I bene informati dicono che nella vicenda, in un modo ancora da chiarire, sarebbe coinvolta pure una ragazza di origini albanesi, per la quale ci sarebbe stata una lite pregressa, fatto non trascurabile.

Sembra che i filmati siano al vaglio degli inquirenti, ma saranno stati utili? Era notte e nella piazzetta ci sono alberi dalle folte chiome e questo non è rassicurante.

http-i.huffpost.comgen5202996imagesn-EMANUELE-MORGANTI-628x314Di fatto molti sono fuggiti, molti altri hanno cercato di evitare di collaborare con la giustizia, per paura, per non avere grane e forse anche per una mancanza di senso civico.

Intanto un altro fatto grave e inconfutabile è che la frattura già esistente e le vecchie ruggini e i rancori esistenti da tempo immemorabile tra il paese di Alatri e la località di Tecchiena, di fatto si sono allargate ancora di più. Emanuele è stato ucciso ad Alatri, ma la sua salma non è stata tumulata nel cimitero locale del paese in cui di fatto aveva la residenza. Sembra che sia stato posto nella tomba di famiglia della madre che si trova invece a Frosinone. Probabilmente sarebbe stato troppo crudele per familiari, portare un fiore nel paese dove il figlio ha trovato la morte.

images (5)La stampa locale e gli autoctoni hanno un po’ troppo velocemente assolto la comunità alatrense, riguardo al clima paesano pesante che si respira, che naturalmente non ha nulla a che fare con l’omicidio. Tuttavia, per esperienza personale posso dire che i locali non amano affatto amalgamarsi con chi viene da fuori, anche se si parla di una manciata di chilometri, tendono a fare quadrato e a essere anche ostili verso l’estraneo. Un giorno una persona locale mi disse: “ a noi delle leggi italiane non interessa, a noi interessa Alatri”.

Ecco, io credo che il campanilismo quando è eccessivo, e claustrofobico, dovrebbe lasciare un po’ spazio alla collaborazione, all’inclusione, all’apertura e strappare ogni più piccola traccia di omertà e oscurantismo culturale, l’unico modo per uscire fuori dalle sabbie mobili che ora mi pare di vedere.

Simona Aiuti


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