Archivio per ottobre 2010

25
Ott
10

Premio della Critica Andrea Mattis conferito a Simona Aiuti

 

“La vita vuota delle cose che non ho”

Difficile affrontare il tema della prostituzione, senza rischiare di cadere in banalità, nella trappola, mortale per uno scrittore, di smielati luoghi comuni.
Eppure, con sottile ironia e profonda leggerezza, Simona Aiuti è riuscita a descrivere con il suo racconto “La vita vuota delle cose che non ho”, il desiderio di normalità di una lucciola, di una donna costretta ad usare il proprio corpo per sopravvivere e permettere così ai propri figli di vivere. Con linguaggio colloquiale, ma mai scontato, la Aiuti srotola i pensieri della protagonista divisi fra l’ansia di dover pagare le bollette e la paura del tramonto, campana che la richiama al suo triste ma necessario lavoro.
Un lavoro facile da dimenticare solo al mattino, quando c’è da fare la mamma e la casalinga, quando c’è da scambiare qualche parola con le altre donne, spesso mogli dei suoi clienti; poi però giunge l’ora della cena, e il terrore di una strada familiare ma imprevedibile, in grado di strapparla per sempre ai suoi figli, si fa nuovamente vivo: e il cuore sussulta, ogni volta.

Mariangela Parisi

22
Ott
10

L’Inter rischia la B, e Moratti l’interdizione da cariche sportive. La FIGC sta valutando

La Juventus entra ufficialmente al processo di Napoli!

Moratti cerca di scacciare i fantasmi!

E’ stato Alex Del Piero l’atteso e assoluto protagonista dell’udienza del Processo di Napoli, che non ha tradito il suo stile, e con il suo consueto carisma ha catalizzato l’attenzione di tutti i presenti. Il capitano bianconero, che domenica ha toccato il record di reti già “Bonipertiano”, si è presentato in aula alle 9.50 e ha risposto alle domande dell’avvocato di De Santis, Gallinelli, oltre che del legale rappresentante della Juventus, Vitiello, che entra da titolare, per usare un termine calcistico, rappresentando la Juventus. La sensazione tangibile che la Juventus stia facendosi largo in questa vicenda, affilando le armi e decisa a far valere i propri diritti con la piena consapevolezza che non c’era nel 2006, è assolutamente tangibile nell’aula del tribunale di Napoli.

La percezione che la difesa stia mettendo a segno punti a mani basse udienza dopo udienza è palpabile nell’aria, così come l’impressione da parte degli sportivi che non sia solo Luciano Moggi ad uscirne pulito, ma tutta la Juventus. Gli sportivi identificano i punti che segna la difesa, con punti segnati invece dalla Juve e le intercettazioni che inchiodano Moratti e la dirigenza interista, come un’autentica condanna, e come non si potrebbe percepire così il tutto?

Ma al peggio non c’è mai fine, infatti, come nei migliori rompicapo, il processo di Napoli si tinge di giallo. Sembra che sia scomparso un fi­le audio che riproduce una telefonata tra l’allora pre­sidente dell’Inter Giacinto Facchetti e l’ex designato­re arbitrale Pierluigi Pairetto. I con­sulenti della difesa di Lu­ciano Moggi hanno individuato il brogliaccio (del 2 febbraio 2005, alle 10.30) della telefonata incriminata, ma non l’audio.

E’ scompar­so o è stato, più semplice­mente, perso? Chissà!

Una domanda tuttavia anima le discussioni dei tifosi, ed è sagace e acuto farsela, ovvero, chiedersi se mai i Carabinieri di Via Inselci avessero intercettato solo Giacinto Facchetti e Massimo Moratti, oltre a Paolo Bergamo, mentre rincuora Facchetti riguardo Bertini dicendo che ci parlerà senz’altro, e che chiama Moratti per dirgli che l’Inter meriterebbe certamente il campionato, che s’incontra segretamente con l’ex presidente interista, passando pure dalla Sede a ritirare regali di Natale, oppure Pairetto che anticipa la composizione delle griglie e degli arbitri UEFA, Tullio Lanese che dice a Facchetti che oramai i guardalinee li comandano loro, e col quale parla di Banche, amicizie in comune, e Gennaro Mazzei a cui Facchetti dice come manomettere un sorteggio, chi sarebbe finito in B e chi sarebbe stato campione d’Italia dal 2006 ad oggi, e per i prossimi quindici anni?

Intanto lontano da Napoli si cerca di scacciare i fantasmi.

Secondo D’Onofrio, dal processo sportivo è nato tutto e lì dovrà tornare. L’avvocato, ricordando il precedente di Lecce in cui difese Moggi e che vide l’assoluzione completa degli imputati, si dice certo che anche agli imputati di Napoli toccherà la stessa sorte e retoricamente si chiede: “Cosa accadrà in caso di assoluzione completa?”.

Sembra che sarà inevitabile riaprire il processo sportivo. Secondo D’Onofrio le sentenze sportive vanno comunque riviste, anche se i danni subiti sono ormai quasi irreversibili, solo quantificabile è un risarcimento economico. La Juventus ed i suoi tifosi hanno diritto ad una riabilitazione morale e sociale, oltre che alla riassegnazione dei due scudetti ingiustamente revocati. Moggi e la Juventus erano evidentemente innocenti e tutti lo dovranno riconoscere ufficialmente.

Intanto il presidente dell’Inter Moratti e una pletora di antijuventini, dicono che oggi per lui il calcio è pulito e trasparente, e lui lo fa  dal Bahrain, dove si trova con una delegazione nerazzurra. Inoltre parlando del calcio italiano, con la sua consueta sicumera, dice che condivide in pieno le sentenze di qualche anno fa e non specifica però i luoghi e quali sentenze, né nomina Oriali.

Senza quindi fare il minimo accenno a sentenze che riguardano passaporti falsi o sui bilanci “birichini” o le sentenze mannaia che condannarono tre quarti della Juve in una terribile estate. Per Moratti il calcio contemporaneo è più pulito e trasparente, sembra quasi che occupi di acque minerali, piuttosto che di petrolio, ma forse il buon umore è dovuto ai buoni affari fatti, e dopo una conversazione con il Ministro del Petrolio Abdul Husain Bin Ali Mirza.

Simona Aiuti

 

16
Ott
10

Cosa rischia l’Inter? Nuove rivelazioni, curiosità e colpi di scena

 

a Calciopoli 2 del processo di Napoli

 

Forse il presidente Andrea Agnelli ha ragione: Massimo Moratti è nervoso. E forse chi non lo sarebbe nei suoi panni con la piega che sta prendendo la faccenda denominata come “Calciopoli”? Sono, infatti, giorni intensi, poiché è arrivata negli uffici di Palazzo Saras la raccomandata del tribunale di Napoli che invita Moratti a comparire come testimone richiesto dalla difesa di Luciano Moggi, tuttavia per ora, grazie ad impegni di lavoro, la deposizione non c’è stata e in seguito non è stata più ritenuta importante, tuttavia ogni cosa è in divenire.

Inoltre Massimo De Santis ha fatto pervenire tramite i suoi avvocati Gallinelli e Lucarelli una richiesta di risarcimento per i fatti che lo vedono protagonista. Moratti commissionò, come stabilì il giudice Panasiti nel maggio del 2010, di seguire l’arbitro internazionale, come riporta il quotidiano torinese Tuttosport, e far stilare da parte di Giuliano Tavaroli ed Emanuele Ciprani un dossier su di lui. Infine la Figc dopo l’acquisizione di nuove telefonate vuole capire come muoversi per l’assegnazione dello scudetto del 2006, anche se a capire come e quando muoverci, ci mette un po’ troppo.

Quindi si fa incandescente il processo a Napoli, tra nuove telefonate e colpi di perizia che affermano fatti, poi smentiti, poi messi in dubbio e non sappiamo ancora chi disse: “metti dentro Collina”, però poco importa. Moltissime conversazioni telefoniche e incontri ci furono tra Giacinto Facchetti, Bergamo e non solo, quindi tant’è!

Le difese degli imputati hanno, nella realtà e legittimamente in un’aula di tribunale, smontato la teoria dell’associazione a delinquere e non è emersa davvero una mancata slealtà sportiva da parte della Juventus.

Molte le cose strepitose che animano le discussioni dei tifosi, come la “falsa testimonianza” di Baldini, la conferma della regolarità dei sorteggi (che la totalità dei testimoni ha garantito), la richiesta d’incriminazione per falsa testimonianza del colonnello Auricchio proposta dalla difesa di De Santis; e questo solo prendendo in esame le ultime due udienze.

Non entriamo nel merito della questione cercando di fare questioni di lana caprina, tuttavia, notiamo come la maggior parte dei media di grande rilievo nazionale, o non dà le notizie, o distorce molto queste ultime, non fornendo un servizio agli italiani.

Rispettando la nostra tradizione liberale, noi possiamo dire d’essere un’autentica testimonianza di come volontà e conoscenza possano fare la differenza nel dare la notizia!

C’è da chiedersi a ragion veduta, perché nessuno evidenzi un esame delle telefonate che i periti di Pairetto stanno svolgendo sui cd che lo stesso consulente fonico del Tribunale di Napoli Roberto Porto fa fatica a decrittare, ed emerge un’antologia di telefonate definite irrilevanti. Invece ci sono telefonate che non sfuggirono ai Carabinieri. Per esempio, il brogliaccio compilato dal maresciallo Nardone sarebbe stato interessante materiale da analizzare nel 2006 anche per gli inquirenti sportivi

Scrive il maresciallo: “Giacinto FACCHETTI il 31 marzo 2005 alle 14.01 richiama Gigi e gli chiede se è vero che gli arbitri delle sfide di Champions con il Milan sono SARS e MERK”. Poi dice Nardone: “Giacinto cerca di capire sabato prossimo chi arbitrerà l’Inter e Gigi gli spiega che faranno di tutto per mettere nella griglia Collina”.

Una fissazione, quella per Gigi Collina. Un’altra grigliata trasparente. Non solo da Bergamo, ma anche da Pairetto e non solo per le designazioni internazionali.

Simona Aiuti

12
Ott
10

Moratti è libero dalla testimonianza a Napoli, sono state trovate le prove senza di lui!

 

Poi l’affondo su Franco Baldini, braccio destro di Fabio Capello presso la nazionale inglese. “Capitolo Calciopoli: non posso che commentare ciò che sta emergendo riguardo a Franco Baldini. Ha la bugia come verbo. Ha mostrato lui stesso di che pasta sia fatto non presentandosi in Tribunale quando è stato convocato per dire la sua. Ci tenevo a ricordare che non sono stati i miei legali a chiamare Baldini a deporre, quello è stato un secondo intervento dopo che il P.M. lo mandò a chiamare non essendosi presentato al primo appuntamento: c’è una bella differenza. Per non parlare delle assurde accuse che mi ha mosso, anche a livello personale. Io uomo senza qualità? Ha ragione! La qualità è di chi, come lui, deve vivere come ombra di qualcun’altro per poter lavorare”. Parole chiare e dirette. In attesa che martedì emergano nuove novità

10
Ott
10

L’Inter c’è dentro fino al collo e rischia la B!

moratti-intercettazioni.jpg

Mentre Del Piero chiede indietro gli scudetti, in Rete non si parla d’altro: sono spuntate le intercettazioni tra i vertici dell’Inter e Paolo Bergamo, ai tempi designatore arbitrale. Era ora, dico io. Era davvero impensabile che nessun dirigente dell’Inter avesse mai telefonato ai designatori. Noto però che molti siti e blog bianconeri stanno prendendo spunto da queste chiacchierate per dimostrare che anche la società nerazzurra faceva parte del grande circo calciopolese.

Mi dicono poco le telefonate Facchetti-Bergamo e quelle Moratti-Bergamo, ma vorrei soffermarmi sulla telefonata tra Paolo Bergamo e la “zarina” (nomignolo che dice tutto) Maria Grazia Fazi, a lungo segretaria della Commissione arbitri nazionale.

Sono dieci minuti tutti da ascoltare e per questo motivo embeddo i due video prodotti da ju29ro.com, che merita come sempre un plauso per i contenuti del sito. Abbiamo idee diametralmente opposte, ma la qualità è indubbia.

  Pare (e ripeto, pare) che Bergamo debba andare a cena con Massimo Moratti, ma non voglia finire sulla graticola per qualche ora. Così chiede consiglio alla mitica Fazi, che senza indugio consiglia: “Fai parlare lui”. E Bergamo: “Non posso mica mettermi a sbottonarmi tutto”. Sbottonarmi? Quindi ci sono dei segreti? E lei, che parla (chissà perché) sottovoce: “Fai parlare lui, rispondi, entrando nell’argomento dalla sua parte da quello che è in difficoltà”. Cioè, interpretando a modo mio, sembra che gli stia consigliando di dimostrare solidarietà e vittimismo. Solidarietà e vittimismo.

Il meglio arriva adesso: “L’argomento principale deve essere la fatica che fai minuto per minuto per stare con tutti, non solo con Juve e Milan come dicono”. Bergamo però perde il filo (poverino) e chiede una replica: “Devi essere dalla parte di tutti, io ti ho detto, non solo dalla parte di Juve e Milan, visto che adesso il Milan è incazzato perché sta sempre sullo stesso piano della Juve, ma quando deve… quando deve incassare non incassa mai. Come? Quando deve incassare… non incassa mai. Frase, a mio avviso, che dice TANTE cose.

Poi la Fazi prova a spiegarsi meglio: “Quando c’è qualcosa che deve prendere… a lui non gli tocca mai quando c’è la Juve”. Splendida la replica di Bergamo: “Insomma, con loro, con Torino, non incassa mai niente nessuno. Con la Juventus di mezzo gli altri sono fuori dai giochi. Io la interpreto così.

Non male anche la parte di telefonata dedicata a Abete. Bergamo: Moratti m’ha detto… Abete è un cretino, cioè tutti lo considerano proprio, come il cretino di turno. Non penserà mica che Carraro gli lascia la Federazione”. La Fazi ride. Io vi ricordo che Abete, adesso, è il presidente della FIGC. Rido pure io.

La Fazi, sempre sottovoce: “Di voi non v’ha detto niente Paolo?”. E’ curiosa la zarina. E Bergamo spara: “Lui mi ha detto… perché io so cosa succedeva prima, oggi nessuno si può lamentare, glielo dico io che non ho vinto nulla”. La Fazi quasi non ci crede: “Pensa un po’…”. Cornuto e mazziato penso io.

Ma la parte più interessante è il finale della telefonata. Bergamo spiega: “Gli ho detto… sofferenza mia che l’inter non ha vinto, malgrado un anno il campionato l’aveva in mano, per me è un cruccio questo, perché, perché è una cosa che mi manca proprio anche come giustizia sportiva. Attenzione. Lo riscrivo: “una cosa che mi manca proprio anche come giustizia sportiva”. Meditateci sopra.

E poi: “Ma io sono convinto che quando comincerà a vincere farà un filotto che farà invidia a tutto il mondo. Lui si è messo a ridere”. Poi il filotto l’ha fatto veramente. Un po’ come quando Meani disse a Collina: “Tu diventerai designatore arbitrale”. Tutti paragnosta nel nostro calcio.

E ancora: “Ma per dire che non è… lui non è uno dei… certo non gli potevo dir di più, non gli potevo dire che ciò le palle piene, se no mi diceva ‘che cosa mi dice Bergamo’. Però la verità è, la verità è questa”. C’aveva le palle piene il povero Bergamo, ma la Fazi sbotta: “Non è vero”. E Bergamo chiude: “Sì… non è vero, lascia perdere…”. Una bella chiacchierata. Ascoltatela e traete le vostre conclusioni, ma non ditemi che dimostra la colpevolezza dei nerazzurri e l’estraneità dei fatti da parte di Moggi e compagnia bella. Vi ricordo un passaggio davvero interessante: “Insomma, con loro, con Torino, non incassa mai niente nessuno”. Mai niente. Nessuno. Buona Pasqua a tutti.

Date un’occhiata alla Gazzetta dello Sport. Due righe se è tanto. E Tuttosport? Caratteri cubitali in prima pagina. Che risate.

07
Ott
10

intercettazioni che smontano Calciopoli!

Quello che veramente c’è nelle intercettazioni/6: I due giorni del Leo

)

Leo, milanista

Il sistema di designazioni arbitrali in vigore al tempo dei fatti è tutto in un’intercettazione, la Bergamo – De Santis (al 6.3Purtroppo non è quanto sia, è quanto lo fanno essere)

Basta ascoltare questa lunga telefonata del gennaio 2005, ponendo attenzione ai ragionamenti dei due interlocutori, per comprendere che il designatore livornese e il fischietto romano erano tutto tranne che proni ai voleri della Juventus. In particolare, Bergamo si dimostra semplicemente preoccupato da una parte di gestire i reclami che un po’ tutte le società erano di fatto legittimate a muovergli, dall’altra di formare gli arbitri a una direzione secondo regolamento e senza i condizionamenti psicologici causati dalla spada di damocle della gogna moviolistica.

Le storture di quel sistema, semmai, erano causate dal maggior peso che i grandi club rivendicavano nel far sentire le loro pressioni, soprattutto nel momento in cui si trovavano in corsa per lo Scudetto. Tanto è vero che scopriamo che durante il campionato precedente, il 2003-2004, le due prime arrivate, Roma e Milan, furono seguite in modo dedicato dall’allora segretaria della CAN, Maria Grazia Fazi. Ripeto: Roma e Milan, non Juventus.

Molto interessanti anche i passaggi nei quali si evince l’assoluta buona fede di De Santis nel famigerato Juve-Parma del 2000, una delle partite che maggiormente contribuirono ad alimentare la leggenda mediatica di una Juventus favorita dagli arbitri. Ma un po’ tutta la telefonata è una miniera di indizi a discarico degli ex dirigenti juventini.

A fronte di ciò, assume un carattere addirittura grottesco un’intervista rilasciata il 14 maggio 2006, cioè in piena bufera Farsopoli, dal pubblico ministero di Napoli Narducci: “Esiste un’intercettazione nella quale uno dei protagonisti spiega che era già tutto pronto e che solo l’imprevisto clamoroso suscitato da un singolo episodio (il gol annullato da De Santis a Cannavaro in Juventus-Parma) determinò un esito diverso da quello voluto“.

Quell’intercettazione è qui da sentire (6.1Ti aspetteremo per la nostra). Ascoltatelo, Leo Meani, mentre racconta a Collina quella che a suo dire sarebbe stata una confidenza di Ancelotti, e capirete quali ridicole basi ha l’inchiesta che ha portato la Juve in B. Ascoltate Collina, che tra l’altro di quella partita “da truccare” fu arbitro, trattare il dirigente milanista con la condiscendenza che si ha per un bambino. Tra l’altro, la Procura di Napoli, che accoglie dichiarazioni riportate da una terza persona come verità, avrebbe a quel punto dovuto mettere sotto inchiesta Ancelotti in quanto sodale della presunta cupola per due anni. E invece non lo ha fatto. E chissà perché nessuna obiezione viene ancora oggi mossa al fatto che Collina parlasse con Meani.

Probabilmente il vero tema conduttore delle telefonate di Farsopoli è la paranoia. Ma se Luciano Moggi si preoccupava che alla Juventus venissero garantiti arbitraggi equi, per altro seguendo i canali istituzionalmente previsti e consentiti, forse un motivo c’era, dato che i rivali alla corsa per lo scudetto intrattenevano una rete di relazioni che andava ben al di là dei semplici rapporti con i designatori.

Basti considerare che, benché sottoposto a indagini di gran lunga meno invasive, l’addetto agli arbitri milanista venne colto, solo tra domenica 17 aprile 2005 e lunedì 18, in una serie impressionante di situazioni sospette, a partire dalla telefonata col designatore degli assistenti Mazzei nella quale, facendo la voce grossa per una segnalazione errata a Siena, ottenne la designazione dei fidati Babini e Puglisi per la partita successiva. E questo è ancora niente: contattò personalmente sia Babini che Puglisi; si sentì in dovere di rassicurare Copelli, contestato dal Palermo, del fatto che fosse protetto dal Milan (stiamo parlando dell’assistente che non segnalò un rigore solare per la Juve in Reggina – Juventus 2-1); ricevette una telefonata dell’amico Stagnoli (e questa la possiamo ascoltare al 6.2Nucini? Braccio armato, eh?); infine, per non farsi mancare niente, come abbiamo già ricordato, chiamò anche l’arbitro Collina che qualche settimana dopo avrebbe diretto il big-match con la Juventus, organizzando per lui un incontro riservato col vice-presidente Galliani (6.1Ti aspetteremo per la nostra “, appunto). Questo, ripeto, nel giro di 48 ore.

A ciò si aggiunga che, nella telefonata De Santis-Mazzini (6.4Eh, da tante cose…), l’arbitraggio di Collina in quella occasione venne giudicato un filino pro-Milan.

Si converrà che qualche buon motivo per essere sospettoso forse il Direttore ce l’aveva.

6.1 Meani a Collina: “Ti aspetteremo per la nostra”
Il “protagonista” di questa telefonata, avvenuta lunedì 18 aprile 2005, è il ciarliero ex addetto agli arbitri milanista, colto in una conversazione con il più quotato arbitro italiano nonché futuro designatore, nella quale si scambiano pesanti giudizi su dirigenti della maggiore società concorrente[1] con una familiarità e una confidenza che chissà perché sui media italiani non ha suscitato particolare sdegno.

Dopo essersi vantato della sua influenza presso i designatori,[2] Meani racconta a Collina di certe confidenze che gli avrebbe fatto Ancelotti riguardo al biennio in cui allenò la Juve. Si tratta delle solite chiacchiere da portinaia sul potere di Moggi, che avrebbe saputo in anticipo gli arbitri, truccato i calendari del campionato e tentato di aggiustare una partita che poi la Juve guarda caso perse, e cioè il famoso Perugia – Juventus 1-0 che consegnò lo scudetto del Giubileo alla Lazio.[3] A tali sproloqui, Collina proverà ad obiettare considerazioni logiche e ragionevoli, ma con pacatezza, con quell’indulgenza che di solito un adulto usa di fronte ai capricci di un bambino.[4]

I due passano poi ad analizzare il cammino dei due contendenti dello scudetto 2004-2005, Juve e Milan,[5] con Collina che entra nell’ottica dell’interlocutore milanista.[6] Addirittura, commentando la designazione di De Santis per Juve – Inter di due giorni dopo, Meani, che pensava ci sarebbe andato Collina, gli dice: “Ti aspetteremo per la nostra“,[7] e in effetti Collina andò poi ad arbitrare quel Milan – Juventus.
Dopo aver parlato di Siena – Milan del giorno prima, diretta dal viareggino,[8] nonché dei rispettivi impegni internazionali,[9] i due concordano sull’opportunità di organizzare al più presto un incontro segreto alla presenza di Adriano Galliani.[10]

L’obiettivo, con tutta probabilità, è discutere la candidatura di Collina a prossimo designatore arbitrale. Diversi infatti sono gli indizi che lo testimoniano e diversi sono gli indizi del fatto che tale candidatura fosse sostenuta già da altre “forze” attive in FIGC e che Collina stesse semplicemente cercando di consolidare la propria posizione anche col Milan. Ad esempio, quando dice: “E poi, soprattutto, visto che c’è della gente che ultimamente sta girando e facendo incontri, e vende ciò che penso o che dovrei pensare io, o le motivazioni che possono spingermi a prendere delle decisioni, vorrei evitare che venissero a…
Vedremo (nella Bergamo – De Santis) che Zamparini già nel gennaio 2005 aveva sfiduciato Bergamo sulla Gazzetta dello Sport, quel Zamparini che Collina, a fronte di poco lusinghiere considerazioni di Meani (che riporta la poca considerazione che ne ha Galliani), cerca di difendere: “Ieri però l’ho visto tranquillo. Ho visto un po’ di domenica sportiva e non mi è sembrato… ha fatto sparare Foschi.”

Insomma, sembra difficile che Collina arrischi l’autocandidatura a designatore quando è ancora arbitro: troppo viscoso l’ambiente, troppe fughe di notizie, troppi giochi di potere, troppa gelosia tra arbitri. Certo cerca la copertura di Galliani, attraverso Meani, e probabilmente la troverà. Ma parte già sponsorizzato. Da chi? Qualcuno che sa che è gradito all’ambiente rossonero. Qualcuno che sa che la sua candidatura può andare bene su parecchi colli. Tranne uno, quello della Juve. Indi: si stanno saldando dei poteri contrari alla Juventus. I maggiori indiziati sembrerebbero Abete e il gruppo Della Valle.

In tutto ciò, appare scandaloso che si autocandidi come designatore mentre è ancora arbitro e in teoria ha ancora una stagione da finire e un’altra possibile da arbitrare. Inoltre appare poco rispettoso delle regole che Galliani si presti a un colloquio preliminare per decidere se appoggiare o meno un arbitro ancora in attività nella sua candidatura a designatore. Ancor più brutto è che Galliani faccia questo e Collina si approfitti dell’evidente conflitto di interessi. Infine, è molto strano che dopo tutto ciò proprio a lui tocchi Milan-Juve.
Per il luogo dell’incontro con Galliani entrambi concordano per il ristorante lodigiano di Meani, stabilendo di farlo in un giorno di chiusura, lontano da occhi indiscreti. Collina, pare evidente, ci è già stato, dato che mostra di conoscerne bene l’ubicazione.[11]

A questa telefonata, come da accordo tra gli interlocutori, avrebbero dovuto seguirne altre due: una tra Collina e Galliani e una preparatoria tra Meani e Galliani. La Collina-Galliani non è ovviamente intercettata in quanto nessuno dei due compare nel registro degli indagati. Ma la Meani-Galliani dov’è finita? Perché gli inquirenti non monitorano l’attività di un indagato, Meani, che comunque si muove anche qui nello stesso raggio d’azione contestatogli, ossia i rapporti ingiustificati, proibiti dalla Federazione e penalmente rilevanti con gli arbitri?

A maggior ragione perchè l’incontro avverrà dopo altre telefonate equivoche di Meani con esponenti del mondo arbitrale e proprio nel periodo in cui la Procura era alla ricerca di indizi per contestare il reato di frode sportiva. Ossia tra Siena-Milan e Milan-Chievo.

Mistero della fede anti-juventina, si direbbe.
6.2 Meani a Stagnoli: “Nucini? Braccio armato, eh?”
Sempre lunedì 18 aprile 2005, Leonardo Meani riceve una telefonata dall’assistente Stagnoli. A quanto pare i due sono molto intimi, tanto che li possiamo ascoltare appellarsi vicendevolmente con i diminutivi di Leo e Iaio.
Iaio, che vuole compiacere il direttore dell’azienda in cui lavora, sapendo che simpatizza Chievo vorrebbe procurargli 4 biglietti per la partita di mercoledì a San Siro. E’ disposto anche a pagare, ma Leo Meani lo rassicura: non c’è problema: si presentino a una certa ora al cancello X. La richiesta diventa l’occasione per una lunga chiacchierata in cui i due trattano diversi argomenti che, dati i rispettivi ruoli, rendono la conversazione a dir poco sospetta. Colpisce inoltre la continua subalternità del segnalinee Iaio, che asseconda ogni recriminazione di Leo, ogni sua illazione, furbescamente inserendo qua e là qualche richiesta.
Iaio si premura di manifestare a Meani la propria solidarietà per l’errore del collega Baglioni che aveva fatto annullare un gol (benché non determinante) di Sheva il giorno prima a Siena.[12] Addirittura, giunge a immedesimarsi con Galliani, ipotizzandone affettuosamente l’arrabbiatura.[13] Praticamente fa il legionario. Di Baglioni dice: “doveva arrivarci prima“. D’altronde Iaio capta le benevolenze di Leo per tutta la telefonata, soprattutto nel commentare le decisioni arbitrali, ma qui in particolare per farlo se la prende con un collega che vuole screditare e gli consiglia indirettamente il metodo: su certe cose bisogna arrivarci prima, se no sei bollato. Quando dice, senza che Meani l’abbia immaginato, che si sente in concorrenza per i Mondiali, il messaggio è chiaro.

Ma la parte più inquietante è quella in cui, commentando le designazioni di Puglisi e Babini per Milan – Chievo, Leo e Iaio li descrivono come affiliati alla “scuderia” Milan, insieme a Copelli[14] (che non segnalò un rigore solare per la Juve a Reggio Calabria) e ovviamente a Stagnoli stesso.[15] Per Leo, infatti, la lotta scudetto consiste in “un grosso scontro di potere e di rabbia“. Alludono a un fantomatico giro d’intelligence juventino,[16] benché, nonostante l’invasività inquisitoria di cui sappiamo, non un arbitro, non un assistente è stato colto a conversare con i dirigenti juventini. Anzi, uno, Paparesta, ma con modi e toni che dimostrano ben poca complicità, tra i due.

Prendendo spunto dall’impegno di Iaio del giorno prima in Brescia – Atalanta, in cui l’assistente manifesta stupore per il rigore di De Santis nell’applicare il regolamento anche a costo di prendere decisioni scomode,[17] Leo ricorda un attacco subito da parte del presidente dell’Atalanta, che si era lamentato per le sue pressioni sugli assistenti durante la sfida col Milan.[18] Particolarmente ridicola la lamentela di Leo contro Tuttosport, rea a suo dire di aver cercato di amplificare quella polemica, dato che nel momento in cui Iaio ricorda che De Santis è atteso da Juve-Inter e deve stare attento, che ne va dei mondiali (c’è la temibile concorrenza di Rosetti), Leo stesso commenta che se sbaglia: “gli sparano addosso I cannoni di Navarone“.

Chi Mediaset e chi Tuttosport, dunque, e aveva il coraggio di fare la vittima. Sul campo la Juve era un po’ più forte, ma sui media la sfida era del tutto impari.

Dopo essersi nuovamente vantato della sua efficacia nell’effettuare pressioni,[19] Leo si lamenta di Zamparini che “da quando adesso è diventato vicepresidente della Lega fa il fenomeno“. Probabilmente gli rodeva più il fatto che il DS rosanero avesse attaccato duramente il suo protetto Copelli il giorno prima[20] che l’idea, per altro poco realistica, che potesse dar fastidio al Milan.[21] Lo stesso Iaio si lamenta per un cicchetto subito da Bergamo a causa di Zamparini,[22] circostanza che ricorda a Leo un dialogo avuto con Rodomonti.[23]

A un certo punto, parlano dell’arbitro Nucini, designato per Fiorentina – Messina di quel mercoledì, in termini davvero impressionanti. Infatti, alludendo a probabili programmati favoritismi pro viola,[24] Leo lo chiama “braccio armato” (con Iaio ad assentire con dei significativi “eh beh…“). Questa inequivocabile espressione andrebbe davvero chiarita, dato che non stiamo parlando di un arbitro qualunque, ma di uno che conobbe un certo Giuliano Tavaroli, che l’11 ottobre 2006 così parlò di lui a un magistrato:

Alla fine del 2002 dopo essere stato contattato dalla segreteria di Massimo Moratti incontrai Moratti e Facchetti presso la sede della Saras. Facchetti rappresentò a me e a Moratti di essere stato avvicinato da un arbitro della delegazione di Bergamo che in più incontri aveva rappresentato un sistema di condizionamento delle partite di calcio facente capo a Moggi ed avente come perno l’arbitro Massimo De Santis“.

Comunque sia, che anche un sistema Inter esistesse sarebbe testimoniato pure dal passaggio in cui vengono commentati i provvedimenti presi contro l’assistente Ivaldi per un presunto errore contro i nerazzurri.[25] Inoltre, quando Leo parla del suo ruolo nel Milan paragonandosi a dirigenti di altre squadre, cita il suo “pari grado” Natalino Moratti, dirigente interista, personaggio ad oggi stranamente invisibile, stando ai media.
6.3 Bergamo a De Santis: “Purtroppo non è quanto sia, è quanto lo fanno essere”
Martedì 11 gennaio 2005 De Santis chiama Bergamo per avvertirlo di un attacco nei suoi confronti da parte di Zamparini, che sulla Gazzetta dello Sport prospetta per la stagione seguente la sua sostituzione con Collina, o già in veste di designatore unico o in coppia con Pairetto. I due si chiedono chi ci sia dietro il presidente del Palermo e tra le ipotesi che vengono prese in considerazione c’è anche quella di Moggi, che però scartano subito. E’ ben più verosimile, infatti, che dietro Zamparini ci fosse l’avanzante lobby di Della Valle, legata a Confindustria e guidata da Abete, ma il fatto che Bergamo prenda in considerazione l’ipotesi Moggi è un ennesimo elemento che smentisce il teorema della “cupola” juventina, tanto è vero che da altre intercettazioni sappiamo che già nell’estate 2004 Moggi e Giraudo diffidavano di lui.

Ascoltando correttamente questa conversazione appare ovvio che nel 2004-2005 non esisteva affatto un potere juventino a capo della FIGC, ma piuttosto una serie di diversi poteri (veicolati dai grandi club) che si facevano la guerra tra loro, con i Bergamo e i De Santis della situazione costretti a barcamenarsi, a fare gli equilibristi, diffidando di tutti e allo stesso tempo facendo finta di intendersela con tutti.

Le parole di Bergamo evidenziano le linee guida della propria gestione:[26] vuole direzioni tecniche decise, per non farsi condizionare dai giocatori e dagli allenatori;[27] deve inoltre preoccuparsi di gestire i malumori degli arbitri,[28] le loro insofferenze ai rimproveri quando sbagliano[29] o quando non vengono premiati da partecipazioni prestigiose;[30] inoltre deve darsi da fare anche in Europa.[31]

Di particolare interesse per noi è quando si soffermano sull’insofferenza[32] di Pieri, causata, tra le altre cose,[33] anche da alcuni rilievi di Bergamo[34] in seguito a Bologna – Juventus 0-1. Quella direzione era stata contestata dai felsinei e Bergamo lo rimproverò, a dimostrazione che il designatore non chiedeva di fischiare a favore della Juve, anzi. Colpiscono in particolare due frasi: la prima, quando De Santis dice: “Non l’ho detto manco a Luciano“. S’intuisce, anche da altre intercettazioni, che l’arbitro romano usasse parlare di controversi comportamenti arbitrali con i dirigenti delle maggiori società. Stavolta, non ne avrebbe parlato a Moggi (che aveva visto qualche giorno prima, in occasione di un Parma – Juve che aveva diretto) proprio perché Pieri era stato rimproverato per una direzione considerata pro-Juve, e ciò aggiunge un ulteriore elemento a discarico, perché se cupola c’era, Pieri non sarebbe stato rimproverato e lo stesso De Santis l’avrebbe ridotto facilmente alla ragione. Colpisce ancor più un’altra frase, pronunciata da Bergamo: “non gli ho mica detto non dare una mano a chi devi darla” e che si può applicare ad ogni occasione in cui una Grande gioca contro una Piccola. Del genere: “Ti capisco, se una grande o meglio ancora più grandi ti sponsorizzano, vai avanti. Capisco che stai ben attento a non arbitrargli contro. Ma se fai le cazzate, non fai carriera“. Resta il fatto che in tutto il resto della conversazione le parole di Bergamo lo qualificano sempre come uno che cercava solo di correggere gli “errori tecnici” dei suoi arbitri, senza secondi fini mirati a favorire una società piuttosto che un’altra.

Parlando di Gabriele e Palanca, finiti sotto l’inchiesta di Beatrice e Narducci sul calcio scommesse e poi archiviati, Bergamo dimostra un atteggiamento corretto, riferendosi a loro non come a sodali di una cupola, ma come a chi ha subito un’ingiustizia.[35] De Santis ha molto a cuore Palanca, sembra, ed è interessante far notare che Palanca sta fuori da ogni inchiesta, anche a Napoli. Fuori da tutto, nessuna imputazione a suo carico. Ma come: De Santis è così cattivo e il suo delfino invece niente?

Poi il discorso va su Parma – Juve. La settimana prima, mercoledì 6 gennaio, De Santis aveva arbitrato diretto quella partita per la prima volta dopo il chiacchieratissimo precedente del 2000. Stavolta aveva commesso un errore ai danni della Juve[36] e i due rilevano che non ci sono state grosse polemiche perché per l’opinione pubblica pareggerebbe quello del 2000.[37] Dal dialogo traspare la buona fede di De Santis rispetto alla gara del 2000, nonché la sua ammissione di aver stavolta sbagliato ai danni della Juve. Insomma, un’ennesima prova del fatto che De Santis non favoriva la Juve e che la tesi che lo vuole membro di una cupola juventina è non solo delirante, ma addirittura un ribaltamento clamoroso della realtà. Per di più, sempre dalle parole di De Santis, scopriamo che Galliani in persona aveva effettivamente influenzato una griglia l’anno precedente richiedendone espressamente l’esclusione.[38]

De Santis poi racconta di essersi soffermato a chiacchierare con Moggi e Giraudo proprio al termine della partita di Parma e di aver perorato con loro la causa di Bergamo. Non solo, l’arbitro racconta al designatore di aver rinfacciato a Moggi una sua promessa ancora mantenuta di aiutare Maria Grazia Fazi e suo figlio nelle rispettive situazioni lavorative,[39] oltre che di non rispondere alle di lei telefonate, nemmeno per gli auguri di Natale.[40] Ma cos’era successo con la segretaria della CAN? Perché Moggi si sarebbe dovuto sentire in dovere di aiutarla? Addirittura, siccome in quei giorni correva voce che il Direttore volesse “infiltrare” il figlio nella Roma, ipotizzano un’assunzione della donna nella società capitolina.

I due interlocutori iniziano così a discutere della genesi del caso Fazi: ammettono che lei aveva sbagliato, che la situazione era “sfuggita di mano a tutti“, “in tanti sensi“, che qualcuno “ci ha inzuppato dentro“. Si capisce che c’entrano almeno la Roma[41] e il Milan,[42] con i quali la Fazi, quando era segretaria della CAN, doveva aver instaurato rapporti molto sospetti. Bergamo ricorda di essere stato rimproverato da Giraudo: “Antonio mi disse invece: no ma lei ha preso troppa forza nei vostri confronti…” Ma ritiene le accuse del nostro ex AD sbagliate: “ma quale troppa forza? la forza è la forza che le abbiamo dato noi…[43]

Dalle loro parole si intuisce che nel campionato 2003-2004 (vinto dal Milan davanti alla Roma), in seno alla CAN, si erano diffuse voci secondo cui un chiacchierato errore arbitrale pro-Roma[44] e un chiacchierato errore pro-Milan[45] erano stati approvati dai designatori. Inoltre, appare evidente che l’addetto agli arbitri milanista Meani aveva avuto un rapporto fittissimo con l’allora segretaria della CAN e anche con De Santis.
Che successe, dunque, tra la Fazi e i dirigenti juventini? Probabilmente, siccome in quel campionato erano state Roma e Milan a giocarsi lo scudetto, possiamo immaginare che la segretaria avesse cercato di ricomporre gli eventuali conflitti fra le due squadre riguardo agli arbitraggi, magari agendo per favorire entrambe.
Nel momento in cui la Juventus viene a conoscenza di una tale situazione, è chiaro che vede la Fazi come una forza anti-juventina e si lamenta. Da lì, presumibilmente, il suo allontanamento.

Dunque, questa intercettazione getta delle ombre anche su un campionato non sfiorato da Farsopoli: il 2003-2004, in cui la Juventus giunse solo terza. Bisognerebbe approfondire…
6.4 De Santis a Mazzini: “Eh sì, da tante cose….”
Spacciato dai media come un cardine della potentissima cupola moggiana, Innocenzo Mazzini è una specie di personaggio da “Amici Miei”, un caratterista toscano da commedia volgare dalla risata strampalata e contagiosa. In realtà, in Federazione contava molto meno di quel che lui stesso cercava di far credere.

Qui lo ascoltiamo in un dialogo dell’8 maggio 2005 con l’altro molto presunto perno della cupola, l’arbitro De Santis, commentare alcune partite della giornata, in particolare il big-match Milan – Juve che, nonostante “l’intelligence rossonera” fosse riuscita a privarla di Ibra, assicurò ai bianconeri lo scudetto numero 28.
De Santis quel giorno aveva arbitrato Livorno – Siena 3-6 e l’espressione che usa per ironizzare sull’espulsione comminata a Galante: “hai visto? pronti e via…uno fori…“, nei giorni di Farsopoli venne enfatizzata per dare ad intendere alla canea forcaiola che DS avesse agito con fraudolenta premeditazione su indicazione della cupola. Inutile dire che, a dialogo correttamente ascoltato e contestualizzato, non v’è una sola parola fra i due che possa supportare tale ipotesi.

La cacciata di Galante, racconta De Santis a Mazzini, generò un paio di episodi spiacevoli: l’ingresso nel suo camerino, durante l’intervallo, da parte del presidente livornese Spinelli (e non essendo della Juve nessuno vi trovò niente di strano) e le insinuazioni di Lucarelli, assolutamente prive di fondamento, che in campo accusò De Santis di voler favorire squadre con alta concentrazione di procurati GEA.

I due poi parlano del big match di San Siro. De Santis giudica scarsa la direzione di Collina. Nell’analizzare i (pochi) episodi da moviola, mette in evidenza solo qualche possibile sbavatura pro-Milan. Certo può darsi che entri anche una certa “rivalità” professionale, ma quando i due interlocutori dicono:
DS: Secondo me non sta in grossa condizione ‘sto momento lui…

M: No no no no…perchè lui è preso da tanti…

DS: Eh sì da tante cose…
Pare chiaro che alludano alle voci sempre più insistenti sul suo futuro da designatore.
L’unico dubbio lo lascia un dialogo che non ha nulla a che fare con la Juve:
DS: …oh a sto punto hai salvato tutta la Toscana quasi eh…

M: tu lo sai son venuti a prenderlo…lo sai?

DS: eh me l’hai detto… sì sì…
Non tanto per il discorso della Toscana, che sembra un complimento di De Santis al suo interlocutore livornese, quanto per quel “son venuti a prenderlo”. C’entrerà Della Valle?


[1] Meani si permette di appellare sarcasticamente Luciano Moggi, mentre il designatore arbitrale attualmente in carica si fa quattro risate.

[2] L’intercettazione si apre con un discorso tronco che dura 33′. Si intuisce che era stato interrotto a causa dalla caduta della linea. Per capirlo, sarebbe necessario ascoltare anche la telefonata precedente. Comunque l’argomento erano le designazioni del turno infrasettimanale del 20/4/05, in cui erano previste Milan – Chievo e Juventus – Inter.
M: “Possono essere così per il fatto che di là è uscito De Santis“.

C (ridendo): “Bello questo paragone, mi sei piaciuto“.

M: “Di là è uscito De Santis… [avran detto(?)]: questi qua si imbufaliscono ancora di più, mandagli qualcuno qua perché…

Sembra di intuire, comunque, che la designazione di Paparesta per Milan – Chievo viene vista da Meani come una necessaria compensazione a quella di De Santis per la Juve (che poi perse 0-1 con l’Inter). Ricordo che Paparesta all’andata aveva diretto la prima sconfitta della Juve in campionato a Reggio Calabria, facendo infuriare Moggi.

[3] A parte che La Juve quell’anno non godette di alcun favore arbitrale, ma di parecchi episodi contro. Ma quale torta? Certo, niente di più facile, con Gaucci che aveva messo in pegno il 99% delle azioni del Perugia a Capitalia che controllava anche la Lazio. Ritiro per tutti fino a fine contratto fu la sua promessa in caso di sconfitta. A questo punto, o Ancelotti finisce nel registro degli indagati o Narducci dice delle cose vergognose e in malafede e ancora più vergognoso e in malafede è che quel riferimento a Juve-Parma non solo venga utilizzato nelle sue interviste, ma anche nei documenti ufficiali della Procura.

[4] Secondo Meani, Moggi disponeva di tre maligni superpoteri:
1) Al giovedì conosceva già l’arbitro della domenica. Risposta di Collina: “Io credo che millantasse anche un po’
2) Truccava le partite, tanto che, al tempo della partita di Perugia, “la torta era pronta. E’ perché è venuto fuori il casino alla partita col Parma“.

C: “mh mh…

Insomma, qua Collina non interviene, si limita a un breve mugolio e lascia parlare Meani… il suo silenzio è indicativo… sembra di potervi leggere dentro quello che pensa di quel fanfarone di cui ha bisogno per programmare il suo futuro post arbitrale… sembra quasi di sentire il pensiero dell’arbitro viareggino: “ma ‘sto imbecille si rende conto che a Perugia arbitravo io? Mi sta dando del truffatore? Bah… quest’uomo ha più testicoli che neuroni… vabbe’… non è che zio Fester sia poi così meglio… comunque, se mi fanno designatore mi becco tanti dindini… lasciamolo blaterare ancora un po’…

3) Poteva influire sulla stesura dei calendari, tanto che a inizio stagione chiedeva al mister se c’erano delle preferenze.
M: “Deve avere delle entrature a livello Federale da paura. Stento a crederci, perché magari forse fa del “millantato credito“.

C: “Credo di sì, perché le variabili vengono messe nel computer in maniera pubblica“.
Il tono di Collina si fa sempre più indulgente… si percepisce chiaramente che dentro di sé ritenga che Meani stia raccontando un mare di stupidaggini, ma lo asseconda perché gli serve per arrivare al vero obbiettivo di quella telefonata…

[5] Collina rassicura Meani sul fatto che la Juve era attesa da partite più difficili. Il campionato è ancora lungo, restano 21 punti in palio. Dopo l’Inter, la Juve dovrà andare a Roma con la Lazio, domenica, e Collina rassicura Meani sul fatto che i romani siano un brutto cliente, in quel momento. Provate a immaginare di sostituire la voce di Meani con quella di Moggi. Pensate a come ci avrebbero ricamato i media. Invece Moggi, che non sentiva gli arbitri ma solo i designatori, discorsi così sulla Juve non si azzarda a farli nemmeno con i designatori…

[6] M: “Anche a rimanere a 3 punti, poi te la giochi con loro nello scontro diretto. Lo scontro diretto, sei forte, sei più bravo, lo vinci…” C: “Tieni conto che con l’Inter loro un po’ di fatica la fanno”.

[7] Dato che in effetti, l’8 maggio, per Milan-Juve venne designato l’arbitro viareggino, e dato che sappiamo che in gennaio Bergamo si era detto intenzionato ad assegnare a De Santis il big match del ritorno, se volessimo fare gli inquisitori stile Farsopoli ne trarremmo la conseguenza che Meani aveva più potere di Bergamo e Pairetto messi insieme.

[8] M si complimenta con C per la direzione: “Sei in forma” e si compiace di come riesca a trasformare in “agnellino” Gattuso. C parla di un episodio in cui ha “vinto la partita” con Rino. A C piacciono molto i giocatori così. “Lui è un uomo“. “Ad avere in campo undici come lui ci farei la firma.”
L’accusa di Napoli sostiene che in quella partita fu mandato un guardalinee assassino della cupola. Possibile che l’arbitro della partita e il dirigente Meani non commentino affatto l’episodio?

[9] M e C parlano di designazioni per le partite di coppa. C non farà il prossimo turno. Citano diversi arbitri europei e ne ipotizzano l’impiego per le partite del Milan e per la finale. Poi C scherza: “Non state a sacrificarvi per farmi fare la finale, perché rischiereste di aver fatto un sacrificio per niente“. Meani pensa a Vassaras per la direzione dell’imminente Milan-PSV e Vassaras sarà.

[10] L’incontro a Lodi si predispone con l’evidente interesse di Galliani che, secondo Meani, a più riprese chiede di Collina al proprio dirigente. L’interesse di Collina ad incontrare Galliani è ancora più evidente e si palesa per tutta la telefonata, voleva incontrarlo a Siena dove arbitrava il Milan, lo vuole incontrare a Lodi nel locale del Meani. Si premura che l’incontro sia al di sopra di ogni sospetto, quindi o lo incontra in quanto Presidente Di Lega o lo incontra in posto segretissimo. C’è un’evidente contraddizione nella ricerca di buona fede che Collina vuole dare a questo incontro: in un primo momento infatti sostiene che glielo deve in quanto Presidente di Lega. Affermazione molto discutibile, in quanto non si vede per quale ragione un arbitro debba incontrare il Presidente di Lega senza apparente motivazione. Non si vede la ragione per cui un arbitro debba incontrare il presidente del Milan, a maggior ragione. Ma si sa, il conflitto di interessi… insomma è risibile, e Collina lo sa. E infatti si contraddice perchè nel finale di telefonata mostra di essere ben conscio che quella dell’incontro dovuto con il Presidente di Lega è una scusa:
C: “Allora, o io vado… secondo me i casi devono essere due: o uno va in Lega…

M: “Non so, vai in Lega, metti che viene fuori a far la partita Juventus – Milan…

C: “No, no, infatti. No, va bene, però, sai, presidente di Lega, tutto sommato è sempre il presidente di Lega.

Se no è meglio una roba che non venga vista“.

Collina insiste. Per non generare sospetti dice o gli si dà l’immagine di un incontro ufficiale o carbonari. Meani gli risponde: ma metti che arbitri Milan-Juve. E Collina risponde: sì sì ma io comunque lo incontro come Presidente di Lega.

[11] Collina: “Poi, sai, lì a Lodi, uno fa il giro della tangenziale, esce da didietro, arriva, tum! dentro. E’ un attimo. Nessuno ti vede.”

[12] Iaio chiama Leo, gli chiede se disturba, se è ancora incazzato. S’immedesima in Leo. Allude all’errore di Baglioni che dopo 10′ ha fatto annullare un gol regolare di Sheva.

Leo fa l’incazzato, in effetti, e inoltre si lamenta anche dell’altro assistente, Farneti, che dopo aver visto l’errore di Baglioni, e considerando il fatto che il Milan è in lotta per lo scudetto, quando ha fermato Sheva nel secondo tempo “nel dubbio, doveva star giù“. Doveva compensare, quindi?

[13] Poi Iaio prova a immaginarsi la rabbia di Galliani, descrivendone i sintomi tipici, come si fa con un parente, un conoscente, uno che ti è vicino: “quando non senti parlare Galliani, vuol dire che c’è un’incazzatura dietro che…

Il tutto anche se, come implicitamente ammette Leo, il Milan a Siena poi ha comunque segnato il gol e è andato in vantaggio. Se fosse finita 0-0 o avesse perso 1-0, lascia intendere, sarebbero stati tuoni e fulmini…

[14] Al termine di una Samp – Palermo 1-0 decisa da un rigore nel recupero segnalato da Copelli per un mani in area di Grosso su tiro di Flachi, mani in realtà involontario, Foschi l’aveva massacrato.
Innanzitutto ricordiamo che esiste una telefonata di Leo a Copelli stesso in cui lo rassicura riguardo alla sfuriata di Foschi e gli promette di dire a Galliani che lui è “un nostro uomo“.
Restando al dialogo in questione, notiamo che Leo giustifica in tutti i modi l’operato di Copelli e Iaio gli dà spago. Dal campo il rigore sarebbe sembrato netto… l’attaccante sarebbe stato abile…
Di più: è colpa della Juve, ovviamente…

Primo perchè in un recente Juve-Udinese Cennicola aveva dato un rigore alla Juve per un fallo di mani per Leo ancora meno netto.

Secondo perché Copelli, come ricordiamo tutti, era stato massacrato all’andata per il rigore non visto a Reggio (a proposito, strano che Leo non citi il suo rapimento ad opera di Moggi… difetto di intelligence?). Praticamente, Leo e Iaio si danno talmente ragione che a sentir questi due alla fine il rigore a Reggio quasi non c’era. Ma per piaser!

[15] “Io voglio dire una cattiveria“, dice Leo a Iaio: mercoledì, col Chievo, dovrà accadere che se “il Chievo è in dubbio vai su“, se “il Milan è in dubbio resti giù“. Per Iaio il discorso non sembra fare una grinza.

Leo commenta le designazione di mercoledì: mandano Puglisi che “è un anno e mezzo che non lo mandano“. “Hanno il culo sporco“, rimarca.

E la sporcizia sembrerebbe tutta di Leo. Puglisi, che altrove viene descritto come una specie di ultras rossonero, è più di un anno che non veniva mandato a fare il Milan. “Loro lo mandavano a fare il Milan…invece si è schierata questa roba qui.. .lui casualmente non fa né il Milan né la Juve“. E non è finita: Babini, Puglisi, Contini e lo stesso Iaio, non vengono mandati a fare la Juve. “Con sta storia della Juve rompono il cazzo“.

Ma forse un motivo c’era… ad esempio, leggendo le due battute seguenti, io Iaio mica lo vorrei a dirigere la Juve:

S: Io non la faccio mai… (la Juve, intende)

M: Ma perchè tu sei… (si accavallano)

S: Finito…finito…Leo dai che siamo al telefono…ne parliamo poi a quattr’occhi.
Cosa intendeva Leo con “Tu sei…”?

[16] M: Loro hanno un giro…(si accavallano)

S: Basta… M: Non dico niente di grave S: Basta…no vabbè…è antipatico… M: Loro hanno un giro di intelligence che evidentemente sanno i loro fidati…e invece quelli che non sono schierati di lì(si accavallano)…

[17] Stagnoli era a fare Brescia Atalanta, finita 1-0 per un rigore concesso nel recupero da De Santis e fatto ripetere due volte.

Il fatto che la prima volta Di Biagio ha sbagliato, per Iaio è un indizio di “torta”, perché nei 90′ ha visto un Brescia svogliato. A una tale affermazione persino un allocco come Meani rimane perplesso: “ma scusa…che interesse avrebbe avuto il Brescia a pareggiare?“. In effetti, le due squadre avevano entrambe bisogno di una vittoria per sperare di salvarsi.

Entrambi poi si stupiscono del coraggio e dell’inflessibilità di De Santis nell’applicazione del regolamento, facendo ripetere il rigore dopo l’errore di Di Biagio e attirandosi così le ire dei bergamaschi.
Le battute seguenti, sarebbero da far ascoltare ai pagliacci che l’hanno condannato per illecito sportivo solo per bruciare sul rogo la strega Juve:
M: però io dico questo: ma anche a Massimo cosa cazzo gliene frega?

S: vaglielo a dire…vaglielo a chiedere oh…

M: perchè lui gli ha dato il suo bel rigore…e ha fatto vedere che ha i coglioni…ha fatto bella figura perchè il rigore c’è…questo gli para il rigore…esce alla grande…

Insomma, la filosofia di Leo e Iaio è: perché prendere decisioni giuste ma impopolari, quando chiudendo un occhio si evitano casini?

[18] Siccome Iaio ricorda che a BS il più scalmanato contro De Santis (che si è messo “il prosciutto sulle orecchie“) era stato Giacomo Randazzo, allora presidente dell’Atalanta e ex consulente in Lega serie C, Leo lo ricorda (sembra di capire) nel recente Atalanta – Milan 1-2 del 26 marzo, al termine del quale si sarebbe lamentato di lui e di sue pressioni sugli assistenti scatenando anche una polemica televisiva al brogiesso di Biscardi.

M: perchè ha detto che io…come mai questo dirigente del Milan…Leonardo

S: è così confidente…

M: no! perchè era a bordo campo e condiziona gli assistenti…noi abbiam pensato fosse una manovra che arrivava da Torino in un primo…anzi la nostra intelligence diceva che era partita da Torino…infatti ne aveva parlato Tuttosport…

Notare il lapsus di Iaio sul “così confidente”…

[19] C’è un passaggio in cui Leo descrive la “faccia da morto” di Baglioni negli spogliatoi di Siena e il suo mea culpa: “Mi fa: eh io ho fatto due cappelle nella mia vita…grosse…tutt’e due col Milan“.
E spiega a Iaio: “tu devi fare sempre la brava persona…poi dopo ti fai sentire da chi ti devi far sentire…noi stiamo zitti non facciamo il cinema sui giornali“.

 

[20] Leo è convinto che, riguardo la segnalazione di Copelli a Genova, “avrà rotto il cazzo a Bergamo al telefono…
Iaio ricorda allora un cicchetto subito da Bargamo in seguito a Parma – Palermo 3-3 del 20 marzo precedente, per una segnalazione anti-rosanero, al che Leo ricorda che Zamparini “ha rilasciato un po’ di tempo fa una dichiarazione sibillina ai giornali…quando ha detto: mah aspettiamo perchè non è detto che Bergamo e Pairetto debbano essere cambiati…” Insomma, I corsi e ricorsi delle interviste alla Pravda Rosa…

[21] Siccome Zamparini e stato promosso vicepresidente di Lega…

M: Adesso lì la guerra…la guerra…

S: Si fa anche in casa…

M: La guerra si fa anche in casa… adesso il Palermo a vista loro va tutelato…
Sappiamo, dalla voce di Bergamo in un’altra telefonata, che Pairetto terrebbe molto in considerazione Sampdoria e Palermo.

Quindi se Zamparini attacca Bergamo ma difende Pairetto, Bergamo si vede attaccato da Pairetto (la guerra in casa) e di conseguenza è costretto anche lui a raccomandarsi per il Palermo, e chissà per chi altro, per restare in piedi?

[22] Iaio allude a Parma – Palermo 3-3 del 20 marzo, nella quale sullo 0-0, al 13′, segnalò una posizione di fuorigioco di Zauli sul gol del vantaggio rosanero di Brienza, sbagliando, con Rodomonti che se ne accorge e alla fine decide di convalidare.

Quella segnalazione gli era valsa il cicchetto di Bergamo, e da lì Leo e Iaio deducono un intervento di Zamparini.

[23] Ciò che interessa, oltre alla descrizione dell’episodio con Iaio che chiarisce che aveva voluto confrontarsi con Rodomonti avendo avuto, dalla sua posizione, il dubbio che Zauli avesse toccato il tiro di Brienza, è il fatto che ora sappiamo che Meani sentiva anche Rodomonti: “infatti a me Rodomonti mi ha detto la stessa cosa: lui non poteva vederlo…lui dalla sua prospettiva fa bene a alzare“.

[24] M: “Io infatti quella partita lì della Fiorentina di mercoledì me la voglio registrare eh? così per vedere…perchè adesso…adesso ormai è tutta politica…adesso qui deve…Milan e Juve assolutamente che non ci sia…che non ci siano vantaggi, cose perchè adesso…ma tu te lo immagini con che clima andiamo a Milan-Juventus?”
In realtà poi Fiorentina – Messina del 20 aprile 2005 finì 1-1 con pareggio degli ospiti durante un recupero di 6′ e con l’espulsione di un viola.

[25] L’assistente Ivaldi viene fermato (per almeno due turni, che sono più di quelli che si prese Paparesta dopo Reggio) a causa di un errore ai danni dell’Inter. Tra l’altro, ripensando a quella partita, ci si chiede cosa aveva da lamentarsi l’Inter, dato che la partita la vinse comunque e in realtà ad essere penalizzata fu probabilmente la squadra felsinea…

Da Repubblica: “La reazione del Bologna c’è perché, al 10′, i felsinei avrebbero già pareggiato: Bellucci scodella in area una punizione che la testa di Tare infila in gol. Mentre l’albanese è sotto la curva a festeggiare, però, Farina consulta il suo collaboratore Niccolai e invalida per un presunto fuorigioco, al momento della battuta, proprio di Bellucci. Forse una ingiustizia, che però l’arbitro della sezione di Novi Ligure pareggia al 28′, quando, stavolta su segnalazione di Ivaldi, annulla il gol del 2-0 di Van der Meyde per un off-side inesistente.”

[26] Per B agli arbitri bisogna semplicemente consigliare di lasciarsi guidare senza troppo discutere. Esempi di consigli per arbitri pivelli: “Non farti ingolosire da una partita in più” (anche se ci fai 10 milioni…) “pensa piuttosto a cosa guadagni in prospettiva se fai il Mondiale“. Ci vuole equilibrio. Sbagliato anche l’estremo opposto, di cui viene citato come cattivo esempio Messina, descritto come un “calcolatore“, come uno che voleva valorizzarsi solo all’estero e “l’ha pagata“. Poi insiste sulla priorità della compattezza del gruppo: “perché qui quando c’è bisogno bisogna restare tutti uniti.” In sostanza, apprezza il ruolo che a questo proposito DS racconta di cercare di svolgere.

[27] Ad esempio, lo si vede quando parlano di Messina: “Nella gestione tecnica è bravo, disciplinare soffre“, infatti in Bologna – Chievo 3-1 Messina, su suggerimento di Mazzoleni, aveva espulso un dirigente del Chievo. Comunque Bergamo dimostra di proteggerlo (e, secondo le altre intercettazioni, è un arbitro vicino al Milan), come protegge Rizzoli. Insomma, fa considerazioni di tipo tecnico-carismatico e non di aderenza a dettami provenienti da chissà dove.

[28] I colleghi di DS gli avevano fatto maliziosamente notare l’esclusione dalla griglia di Juve – Milan. DS si dichiara imbarazzato, cosa rispondere a immaturi scontenti come Pieri e Farina? Ricordare loro le Olimpiadi fatte e i Mondiali in prospettiva? Le partite di Champions da arbitrare? Teme di essere frainteso. Per B una spiegazione logica da dare loro potrebbe essere: “è meglio bruciarsi al ritorno che all’andata“. Cioè, se si arbitra male Juve – Milan all’andata si rischia una lunga esclusione, meglio arbitrare partite importanti al ritorno, quando ne rimangono meno da cui essere poi eventualmente esclusi. Tra l’altro, B preannuncia a DS un paio di impegni a livello europeo: un’imminente partita di Champions e una delle qualificazioni mondiali a marzo (viene citata “Romania – Olanda” del 26 marzo 2005, che però sarà poi diretta da Luis Medina Cantalejo).

[29] DS e B parlano della direzione di gara di Rizzoli in Fiorentina – Lazio 2-3 di domenica 9, che è stata l’unica che ha creato dei problemi, per un rigore non visto.

[30] DS riporta a B un colloquio avuto con Farina, escluso dalle convocazioni FIFA a favore di Rosetti e per questo particolarmente velenoso, fino a cercare di instillare in De Santis stesso sfiducia nella gestione corrente. B, uomo d’esperienza, soprassiede giustificandolo per la sua giovane età.

[31] La telefonata si conclude con B e DS che parlano di imminenti impegni a livello internazionale. DS è atteso a qualcosa (workshop arbitrale?) dall’11 al 17 febbraio e cita un programma ricevuto via e-mail. Inoltre, doveva esserci in programma una partita il 18 febbraio dalla quale B sperava di “far fuori Frisk“, non si capisce se nel senso farvi designare lo stesso DS o se di evitare che venisse mandato ad arbitrare un’italiana. Tanto che DS si affretta a pensare a un “pretesto” da usare a questo scopo: racconta a B di un’intervista di Frisk a Controcampo, in cui l’arbitro svedese descrive come difficili da arbitrare le partita in Spagna e Italia, lamentandosi del diffuso malcostume delle simulazioni. B si dice così pronto ad “usare” l’intervista contro Frisk, rendendola nota in FIFA, dove “son tutti italiani e spagnoli“. Frisk comunque si ritirerà il 12 marzo seguente, dopo aver ricevuto minacce alla famiglia, in seguito ad un Chelsea-Barcellona in cui fu accusato da Mourinho di aver favorito i catalani. Il match non avviene il 18 ma potrebbe essere quello, data l’importanza.

03
Ott
10

“Alessandro del Piero”

Un episodio curioso ha coinvolto il capitano bianconero a Alessandro del Piero a Manchester, dove Alessanro Del Piero ha ricevuto in regalo dall’arbitro Iturralde Gonzalez un cartellino rosso con dedica (nella foto dal sito ufficiale http://www.alessandrodelpiero.com) Altri linkBenitez “Inter-Juve come Barça-Real” Delneri “Altro che X, io voglio il 2!” Domenica alle 20:45 c’è Inter-Juventus… ..Un dono che è meglio avere a fine partita che non durante i 90 minuti. Giovedì sera, al termine di Manchester City-Juventus di Europa League, Alessandro Del Piero si è visto regalare dall’arbitro Eduardo Iturralde Gonzalez il suo cartellino rosso con tanto di autografo. A raccontarlo, dalle pagine del suo sito alessandrodelpiero.com, è lo stesso capitano bianconero Del Piero, il primo a essere sorpreso da quanto accaduto. “Dal cartellino rosso è meglio stare lontani quanto più possibile, ma non sempre – scrive Alessandro Del Piero -. Mi spiego meglio. Perché questa ve la voglio proprio raccontare: una cosa così non mi era mai successa in campo. Siamo a Manchester, la partita con il City è appena finita, uno a uno, strette di mano in mezzo al campo, clima di grande correttezza e fair play, andiamo sotto la curva dei nostri tifosi per ringraziarli del supporto che come sempre ci hanno garantito, altrettanto fanno i Citizens con i loro tifosi. Appena rientro nel tunnel degli spogliatoi vengo fermato dall’arbitro, lo spagnolo Eduardo Iturralde Gonzalez, che già avevo salutato in campo dopo il fischio finale”. E qui scatta la sorpresa. “Ci risalutiamo – continua Alessandro Del Piero -. Lui sorride e mi dice: ‘Complimenti, sei un giocatore corretto, gran partita e gran punizione, complimenti. Ti voglio fare un regalo’. In quel momento tira fuori il cartellino rosso, simpaticamente me lo mostra come se dovesse espellermi (per fortuna che non l’ha fatto in campo!) e me lo dona. Io rimango un po’ sorpreso ma il suo gesto mi fa davvero molto piacere. Allora gli dico: ‘Grazie, ma non mi basta. Adesso mi devi fare la dedica’. E allora eccomi qui con il mio cartellino rosso: ‘Para Alex, grande’. Grazie, signor Gonzalez!”. tuttti ammaliati dal grande capitano Alessandro Del Piero.

02
Ott
10

Baldini attacca Moggi al processo di Napoli, e l’Inter rischia la B

 Intanto, il perito Penta che ha trascritto le intercettazioni precedenti ha tolto un importante dubbio: “Vabbè metti dentro Collina” nella famosa telefonata tra Bergamo e Facchetti lo dice lo scomparso presidente dell’Inter. Dunque c’è molto più di qualche elemento perché la FIGC prenda in esame l’ipotesi di rivedere tutta la faccenda. Il processo riprenderà il 12 ottobre prossimo, sempre con l’esame di testimoni indicati dalle difese.

Simona Aiuti

,Fino ad ora in aula si è dimostrato che in quegli anni presi in esame, nel calcio non c’è stata prova né d’illecito né di cupola guidata da Moggi, infatti, il processo è intavolato sulla presunta associazione a delinquere, e non è sufficiente dire come hanno fatto Mancini o Zeman, che alcuni comportamenti li avevano insospettiti ma che non avevano prove, quindi le “sensazioni” e i sospetti non contano in aula.

Per l’immagine della Juventus invece le questioni attuali sono incoraggianti, e la presidenza Agnelli ha segnato una svolta. Oltre alla revoca dello scudetto, auspichiamo che arrivi a chiedere in caso di assoluzione di Moggi, la restituzione dei due scudetti tolti e non di uno. Inoltre se la Figc ha acquisito le intercettazioni, non ha motivo per procrastinare ancora la riapertura del processo sportivo.

Intanto alla riapertura delle porte dell’aula di Napoli, ci sono delle defezioni eccellenti, come Moratti con un improvviso impegno di lavoro. E’ consentito non presentarsi la prima volta visto che sono testimoni e non imputati, poi però può intervenire la forza pubblica qualora persistano a non presentarsi. Dopotutto è troppo facile lanciare delle accuse che senza prove rimangono dichiarazioni infondate che creano soltanto un clima ostile.

La prescrizione? Nel 2006 queste prove non c’erano e non è solo questione di scudetti, se altri dirigenti hanno commesso reati dovrebbero essere puniti, e i ritardi della giustizia hanno contribuito alla presunta prescrizione.

Sia Abete che Collina, così come Tombolini, sono stati ascoltati in aula, e hanno confermato di non aver mai avuto o ricevuto pressioni di alcun genere. Anche Baldini ha fatto la sua comparsa in tribunale e dobbiamo rimarcare che è stato dimostrato in aula che egli ha mentito, infatti, mentre durante il processo CEA, disse di non conoscere il colonnello Auricchio, a Napoli ha dichiarato e confermato di conoscerlo. Inoltre l’attuale dirigente della nazionale inglese si è espresso in termini poco riguardosi nei confronti di Moggi, è quasi scattata la rissa e sembra che ci sarà querela. Baldini ha confermato con animosità di minacce, maltrattamenti e soprusi, di cui per ora non risultano riscontri.

Il punto B della condanna sportiva recita ad esempio che Moggi è colpevole anche perché lo stesso Moggi ha chiuso l’arbitro Paparesta nello spogliatoio cosa che come dimostrato non è mai accaduta.

Le nuove conversazioni prese in esame furono intercettate nel 2004 e 2005 nell’ambito delle inchieste sul calcio condotte dalle procure di Napoli e di Torino. Le telefonate riguardano soprattutto conversazioni tra i due ex designatori Bergamo e Pairetto con arbitri o tra gli stessi arbitri (Paparesta, De Santis, Racalbuto, Rosetti, Collina, Nucini, ecc). Intanto, il perito Penta che ha trascritto le intercettazioni precedenti ha tolto un importante dubbio: “Vabbè metti dentro Collina” nella famosa telefonata tra Bergamo e Facchetti lo dice lo scomparso presidente dell’Inter. Dunque c’è molto più di qualche elemento perché la FIGC prenda in esame l’ipotesi di rivedere tutta la faccenda. Il processo riprenderà il 12 ottobre prossimo, sempre con l’esame di testimoni indicati dalle difese.

Simona Aiuti

01
Ott
10

Andrea Agnelli scrive ai tifosi

Cari tifosi, questa prima parte di stagione agonistica è stata spesso accompagnata da polemiche, da opinioni e in taluni casi da attacchi veri e propri alla Juventus e alla sua storia. Tra poche ore si aprirà il palcoscenico su una partita che da sempre racchiude gran parte della storia del calcio. Una storia per noi juventini fatta di passione e molto spesso di vittorie, tutte meritate sul campo. Le chiacchiere degli ultimi mesi hanno contribuito ad alzare i toni, mescolando spesso i ruoli. È venuto ora il momento di occuparsi del presente. Un tempo in cui gli azionisti e il management sono da una parte impegnati a tutelare e difendere i colori bianconeri in ogni sede, con i giusti strumenti e nel modo più corretto e trasparente, e dall’altra si concentrano quotidianamente per mettere in condizione i calciatori di offrire una prestazione all’altezza dei colori bianconeri. Un tempo nel quale i tifosi, con senso di responsabilità perfino superiore a quello di alcuni dirigenti, sostengono la propria squadra anche nei momenti di difficoltà, senza cadere in inutili esagerazioni e violenze che macchierebbero l’impegno congiunto di tutti coloro che hanno a cuore la Juventus: calciatori, tecnici, dirigenti, dipendenti e milioni di sostenitori. Un tempo che dura da 113 anni e continuerà anche dopo questi novanta minuti nei quali tutti dovremo essere tifosi leali per poi tornare al nostro lavoro: la Juventus continuerà a farlo nelle sedi competenti perché le ragioni di tutti siano ascoltate e valutate con pari dignità. Forza Juve
 

01
Ott
10

Moggi risponde a Moratti per le rime!

E’ la settimana di Inter-Juventus: la gara che, qualcuno, ha definito dei veleni. Quando mi hanno chiesto di parlare o scrivere della sfida di domenica a San Siro mi sono permesso di dare solo giudizi calcistici ma evidentemente ho sbagliato. Mi hanno riferito le dichiarazioni di Ernesto Paolillo e dell’eco del Presidente dell’Inter, Massimo Moratti. Non volevo intervenire ma penso sia un obbligo. La Juventus deve restituire gli scudetti all’Inter? Quali? Forse quelli conquistati dalla Juve sul campo mentre in sede all’Inter erano costretti a discutere del passaporto falso di Recoba, il pupillo del Presidente. Oppure quando per vedere la classifica dell’Inter bisogna scorrere tutto il televideo e i nerazzurri dovevano usare la calcolatrice e fare la somma con almeno un’altra squadra, per arrivare ai punti conquistati dalla Juve. Il vero scudetto di cartone è uno solo: quello assegnato a tavolino, non scherziamo. Preferisco fermarmi qui, perchè domenica c’è un’Inter-Juve che non merita di essere inasprito ulteriormente. Questa gente non merita di essere definita la banda degli onesti. Poi ci lamentiamo dei toni alti, dei disordini negli stadi e dell’odio tra le tifoserie. Ma se i primi ad eccedere sono i dirigenti come il Signor Paolillo, dove vogliamo andare? Se l’Inter è quella delle ultime settimane il risultato non è affatto scontato; il 4-0 con il Werder potrebbe portare qualcuno fuori strada. All’inizio, l’Inter ha sofferto e se la Juve gioca da Juve può anche pensare ad un risultato positivo, almeno parziale. Eto’o fa reparto da solo ma Delneri deve puntare, come sempre, sulla squadra e non sul singolo individuo.




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