Archivio per febbraio 2011
A Napoli sotto l’egida del giudice Casoria il processo su Calciopoli va avanti.
Sembra che con l’aria che tira, la Procura federale sia addirittura a rischio ribaltone. La Figc sembra avere già pronto il dopo-Palazzi, che non avrebbe gradito le voci di corridoio, e che potrebbe lasciare prima di completare l’inchiesta Calciopoli 2.
La Procura Federale e il tribunale di Napoli devono arrivare entrambe ad una sentenza che metta un punto definitivo a questa omertosa vicenda, nella quale chi ha intrallazzato ha taciuto per anni. L’ultimo in ordine d’arrivo a sollecitare la resa dei conti non è uno juventino, bensì l’interista Gianfelice Facchetti, il figlio del noto Giacinto, nominato tantissime volte in questi ultimi mesi. Questa dovrebbe essere una notizia clamorosa, ma non è così! Ovviamente la giustizia ordinaria arriverà presto ad una conclusione, qualunque essa sia, ma chiedere ora da casa nerazzurra che quella sportiva si attivi per rivedere e ri/giudicare i fatti di Calciopoli è una novità che non sorprende gli sportivi che non hanno perso una sola udienza.
“Excusatio non petita, accuatio manifesta”, a pensar male si fa peccato ma spesso s’indovina; è lecito pensare che qualcuno tenti di buttarla in “Caciara”!
Facchetti jr non ricopre nessun ruolo nel club nerazzurro, ma desidera difendere la memoria del padre, sapendo da tempo di che dimensione è il “tam tam medianico” riguardo le intercettazioni. Moratti, invece ha sempre ritenuto esaurita con le sentenze del 2006 la questione Calciopoli(solo lui), e non è affatto entusiasta di un’eventuale seconda indagine sull’Inter, temendo eventuali gravi sanzioni. In questi mesi ha dribblato o minimizzato le gravi e coinvolgenti intercettazioni che riguardano l’Inter, emerse nel dibattimento a Napoli e non ha mai mancato di ribadire che le vicende del 2006 non richiedono nessuna revisione, ma è solo la sua isolata opinione, contro migliaia di intercettazioni.
Le procure che hanno addosso la pressione degli sportivi che reclamano chiarezza, chissà se hanno bisogno d’altre sollecitazioni?
Poi si è palesato il cronista sportivo Caressa, dicendo che noi juventini non dobbiamo più parlar di Calciopoli e poteva risparmiarselo.
Ma è palese che non si può guardare avanti senza prima ottenere giustizia, e lo dicono 14 milioni di persone che ancora non mollano, e non molleranno mai. Siamo noi juventini di tutta Italia e del mondo, che scrivono libri, articoli e non siamo ancora scesi a compromessi e se qualcuno sta tentando di arginare il nostro “gridare”, ci rende più forti, perché vuol dire che ci teme.
Simona Aiuti
Fantastico romanzo, d’avventure rocambolesche,colpi di scena, e ribaltamenti repentini, che attrae il lettore coinvlgendolo in avventure che mozzano il fiato. Amori ad alta tensione erotica, fughe incredibili, e brucianti passioni per la vita o per l’amore.
I briganti corrono a cavallo per le campagne dello Stato pontificio armati fino ai denti, fuggendo, uccidendo e a volte cadendo in battaglia. Brigantesse affascinanti, procaci, bellissime e avventurose, innamorate, perdute in amori violenti, fugaci, appasionati, con una sensualità e un coraggio unici!
I luoghi sono quelli della Ciociaria, zona che oggi corrisponde alla provincia di Frosinone, e che invece ai tempi dei briganti era semplicemente una parte dello Stato Pontificio, i cui confini cambiarono nel tempo, per via d’alleanze, guerre e mutamenti storici millenari.
I fatti, mescolati alla storia, alle leggende popolari e a quella magia che si chiama fantasia, si dipanano a ridosso dell’Unità d’Italia, frammentandosi lungo i confini con altri stati a volte alleati, a volte nemici.
I briganti e le brigantesse scorazzarono per queste terre, cercando di sfuggire alle guardie dello Stato della Chiesa, rincorrendo l’amore, amanti perduti, avventure d’armi e pugnale, brucianti passioni erotiche e selvagge, di sangue e vendette.
Qualcuno è rimasto nella storia e qualcuno è perduto per sempre.
Questo romanzo costellato d’agguati, fughe repentine e brucianti passioni è dedicato a chi ama l’avventura, a chi non teme di entrare in contatto con quel mondo fantastico che pur essendo altrove è vicino.
Simona Aiuti
Calciopoli, è iniziata la volata finale di questo inutile processo che ha stancato un po’ tutti, specie i contribuenti che pagano, nonchè il giudice Casoria che desidera arrivare alla sentenza al più presto. Entro giugno il quadro sarà molto più chiaro, anche se per gli appassionati che hano seguito tutto, chiaro lo è sempre stato. Dunque a Napoli processo penale entro aprile potrebbe chiudersi,e a Roma l’ inchiesta sportiva anche. Napoli: il presidente Maria Teresa Casoria auspica la sentenza di primo grado a primavera. Il 18 febbraio il perito del tribunale, Porta, depositerà le ultime trascrizioni delle intercettazioni segnalate dalla difesa di Luciano Moggi, un numero esorbitante, mastodontico che inchiodano coloro che sono ancora detrattori della juve e che incredibilmente si definiscono innocenti con sconcertante facia di tolla. E’ sorprendente, e non si sa ancora perché gli investigatori abbiano trascurato intercettazioni che non sembrano affatto irrilevanti: ci ha lavorato, come detto, la difesa dell’imputato n.1, Moggi, che ha affidato i file al perito Nicola Penta, un uomo che cammin facendo ha scoperto delle verità su nastro magnetico estremamente rivelatrici della verità di quegli anni. Migliaia di intercettazioni: alcune centinaia, quelle considerate più interessanti, sono finite nel processo penale e adesso sono state acquisite anche dalla procura federale della Figc che ancora non ha deciso che uso farne.
Intanto il processo a Napoli riprenderà il 22 febbraio, il presidente ha chiesto l’aula anche per il sabato perché da marzo vuole tenere addirittura tre udienze alla settimana per affrettare al massimo i tempi. Presto dovrebbe iniziare la requisitoria del pm Narducci: ci vorranno un paio di udienze almeno. Chiederà condanne dure? Non è dato saperlo. Strada facendo, il processo ha preso una piega diversa rispetto ad anni fa, anzi si è ribaltato, sono emersi tantissimi fatti nuovi e prove contro dirigenti di altre squadre. Toccherà poi agli avvocati degli imputati smontare il ”castello” dell’associazione a delinquere, che è già caduto e non restano neanche le fondamenta! L’altro fronte, come detto,è a Roma: presto il superprocuratore Stefano Palazzi (in via d’uscita…) riprende la sua inchiesta-bis iniziata a dicembre con gli interrogatori di Paolo Bergamo e Gigi Pairetto, con delle novità interessantissime. Tutto è focalizzato sui rapporti dei designatori, e degli arbitri, con l’Inter: esattamente con Giacinto Facchetti e Massimo Moratti. La Juventus alla finestra ha chiesto (il 10 maggio dell’anno scorso) la revoca dello scudetto 2006 assegnato da Guido Rossi al club nerazzurro. La Juve mette pressione ad Abete che sembra ben piantato per terra invece e inerme, è stanca di aspettare e vuole chiarezza, ma è chiaro che prima della fine del campionato nessuno aprlerà ufficialmente. C’è chi parla di revisione di processi sportivi,forse da annullare addirittura. Il vero nodo è sullo scudetto 2006: le ultime intercettazioni riguardano marginalmente il club nerazzurro, ma c’è quella, considerata molto importante, dell’incontro fra Facchetti e Bertini prima di un Cagliari-Inter e che l’ex arbitro di Arezzo ha definito ”imbarazzante” in una telefonata a Bergamo. Palazzi ha gli elementi ormai per giudicare e presto riprenderà gli interrogatori: fra i primi ad essere sentito potrebbe esserci Moratti, che a Napoli non si è presentato.
Simona Aiuti
Marotta: Calciopoli è finita, adesso basta. C’è chi ha interpretato le parole dei due come una sorta di pietra tombale su quell’argomento, e invece no, è l’esatto contrario.
CALCIOPOLI è finita, hanno detto, per dire l’opposto: adesso basta, con la farsa iniziata nel 2006 attraverso quei processi sportivi da Santa Inquisizione e proseguita negli anni attraverso intimidazioni,
squalifiche (Secco addirittura per avere parlato con Moggi), inerzia sulle richieste bianconere (esposto tuttora in attesa di risposta, a quasi un anno dalla sua proposizione), arbitraggi tragicomici. LA grande novità, la rivoluzione di questa gestione, al di là degli ancora traballanti risultati sportivi, è proprio questa: la Juventus parla di Calciopoli, l’argomento è stato sdoganato. Non è più un tabù, la Juve è viva e lotta con noi.
Ne parla costantemente Agnelli, annoiato dall’arroganza di Moratti, e forse ancor di più da quei giornalisti con la schiena curva appostati quotidianamente sotto la sede della Saras, che non hanno mai il coraggio di chiedere al Presidente degli Onesti come mai passasse a trovare certi arbitri prima della partita, oppure se fosse a conoscenza del fatto che il suo ex presidente chiamasse Mazzei per dirgli di non fare il sorteggio e mettere direttamente Collina, e disquisisse con il designatore Bergamo sullo score di un determinato arbitro con l’Inter, e speriamo che si muova la casella giusta. Attende risposta sull’esposto, ma Palazzi non corre più. La sua verve si è fermata all’estate 2006, ora gli servono tutti gli elementi, e magari anche di più, per decidere se le suddette
nuove (nuove..) intercettazioni, l’incredibile rapporto tra l’Inter e l’arbitro allora in attività Nucini e tutto
quanto emerso negli ultimi mesi sia sufficiente a revocare lo scudetto a tavolino, regalato al tempo per
motivi etici (!) ai poveri nerazzurri, incapaci di vincere sul campo da una quindicina d’anni abbondante.
Agnelli insiste, ok, ma questo si sapeva.
La novità riguarda Marotta e Del Neri, i quali spontaneamente hanno tirato fuori l’argomento, pronunciando
quella parola un tempo tabù, senza essere stati sollecitati in merito dagli intervistatori. Hanno voluto parlarne loro, perché basta con questi arbitraggi, il periodo dell’Inquisizione è finito, potete anche tornare a trattarci quasi come gli altri, forse, che ne dite?
Che rivoluzione, rispetto a quando la Juventus, timida e rassegnata, si consegnava ai suoi carnefici, trattando su tutto, per poi dimenticare la questione, come se potesse essere superata così, senza una conclusione, senza rispondere agli infiniti perché, considerando come un fastidio quei tifosi “rancorosi” che non si davano pace, perché troppe cose non quadravano.
E allora basta, adesso. Perché lo juventino, per definizione, non crede ai complotti, sa accettare decisioni di ogni genere, è fondamentalmente autocritico, e anche oggi pensa che protestare avrebbe un senso maggiore se i terzini non fossero Grygera e Grosso, ma magari Zambrotta e Chiellini, come ai bei tempi, vicini eppure così lontani. Però attenzione, perché adesso, con questa storia del “ma dove è andato a finire lo stile Juve”, non ci fregate più. Lo stile non è, non è mai stato, subire in silenzio qualunque ingiustizia.
Lo stile è sapere analizzare i propri errori, partire da quelli, e poi capire tutto ciò che accade intorno, senza sceneggiate in campo, senza urla complottiste davanti alle telecamere, ma facendosi rispettare quando qualcosa non torna. A chi preferirebbe una Juve sempre zitta, non vale la pena neanche rispondere.
Sono gli stessi che la detestano, e con la scusa dello stile (che peraltro non hanno mai riconosciuto) cercano di intimidirla non appena alza la voce. Perché prima del 2006 magari si poteva anche passarci sopra, e poco importava se le radio calunniavano, i giornali attaccavano, le tv alimentavano veleni, ma adesso no. Dopo l’Inquisizione, la retrocessione, i due scudetti, il tavolino, l’attuale inerzia, non si può più tollerare in silenzio. Con stile, senza complottismi, ma bisogna farsi sentire sempre. Perché “Moggiopoli” è finita nel 2006 ma Calciopoli,
in attesa del risveglio di Palazzi e delle sentenze dei processo penale, è appena cominciata.