Archivio per luglio 2012

20
Lug
12

Calciopoli, non è Moggi colpevole!!

La battaglia di Luciano Moggi contro le palesemente ingiuste sentenze sportive su Calciopoli continua. L’ex dg della Juventus ha fatto ricorso al Tar del Lazio per ottenere la sospensione della sua radiazione.

 Con il ricorso, Moggi chiede anche il risarcimento dei danni subiti e qualche ragione c’è.

E’ stato reso noto dall‘avvocato Federico Tedeschini, e sarà proposta alTar un’istanza per nominare un perito per quantificare anche il danno.

La sentenza dell’Alta Corte viene definita contraria alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo per il trattamento riservato al ricorrente,anche sotto il profilo processuale, con carenze gravissime rispetto ai parametri europei.

Ogni cosa nel processo è stata lacunosa, infatti, nelle 500 pagine di motivazioni lo si ammette e meno male!

Le stesse fondamenta del processo si sono rivelate di argilla, inesistenti per mandare avanti l’impianto accusatorio, basta pensare all’intercettazione tagliata in cui parlano Moggi e Della Valle in cui non ci fu “pensiamo a salvare la Fiorentina”, ma Moggi che specifica: “Noi (la Juve, ndr) vinciamo a Milano, voi (i viola, ndr) pensate a salvare la Fiorentina”. Frase che spiega: tagliata via.

Poi, l’ingegner Porta e il consulente Nicola Penta hanno iniziato a cercare le telefonate dimenticate e ne hanno trovate a migliaia.

Nonostante tutti gli elementi emersi durante il dibattimento, le novità che hanno letteralmente ribaltato i fatti, l’accusa non ha mai cambiato una virgola, come se fosse partita per un viaggio ignorando i segnali, decisa ad arrivare in Cina, anche se i segnali portavano in Africa, e arrivati in Africa, hanno continuato ad affermare che stavano in Cina.

Tutti si sono fidati delle trascrizioni di Auricchioed evidentemente non hanno ascoltato le evidenti incongruenze, i buchi, le stranezze. E Capuano, anche lui si è fidato delle trascrizioni di Auricchio e non l’ha ascoltata l’intercettazione.

In questi anni su you tube e infiniti altri siti, abbiamo avuto modo diascoltare le telefonate quelle vere, quelle sfuggite, specie quelle che riguardano l’Inter, però, tra tante telefonate che in questi 6 anni circa sono transitate attraverso i media, tranne la stampa e la televisione nazionale, ma comunque pubblicate in audio o trascritte da chi ha creduto nella bistrattata “verità” e anche da Repubblica, non c’è mai stata questa tagliuzzata tra Moggi e Della Valle.

Davvero non la trovate da nessuna parte. Strano?

 L’opinione pubblica è stata male informata, anzi se c’è un’opinione, è stata pilotata, manipolata e nonostante le prove lampanti, ancora oggi si alza il sopracciglio davanti a Moggi e solo perché le prove contro altri soggetti e quelle scagionanti di Moggi, non sono mai arrivate al grande pubblico. In altre parole Vespa non ha dato queste notizie, e Matrix nemmeno, quindi in Italia tant’è!

Coloro i quali hanno cavalcato lo scandalo nel 2006, traendone grandi vantaggi continueranno a farla franca? Per ora pare di sì.

Le piccole e marginali rettifiche che oggi vediamo, sono dimesse, vediamo trafiletti di fondo di giornali e si dà risalto a personaggi che lanciano ancora badilate di fango verso la Juventus, e non è più accettabile.

In pochi, gli ultimi dei Moicani restano e continuano, nel poco spazio che trovano a disposizione a dire come stanno le cose, come Beha, Tuttosport, con Moretti e Vaciago, e noi che stiamo facendo correttamente questo lavoro, tentando di raccontare la verità, correggendo quelle notizie che, diffuse nel 2006, appaiono oggi a dir poco risibili. Chi ha detto metti dentro Collina? Chi conosceva le griglie il giorno prima? Chi organizzava incontri segreti in ristoranti nei giorni di chiusura?

Badate, non c’è un solo elemento legato a Moggi così grave, e allora di cosa stiamo parlando?

Allora, per iniziare le stelle sono tre, devono stare sul petto dei “gobbi” e si va avanti!

06
Lug
12

Perché sempre più uomini vanno con le trans ?

La risposta a mio avviso non può essere una sola, e la parola “trasgressione” non basta, bisogna approfondire un po’.

La maggioranza degli uomini mente agli altri, al mondo e mentono a loro stessi dicendo in pubblico di detestare le trans, di esserne disgustati, poi la notte si apre un mondo nel club di scambisti, in cui dicono di vedere bellissime donne e non uomini e continuano a mentire. Vanno con una trans per assumere un ruolo passivo o comunque anche passivo. In questo caso sono dei gay che mentono a loro stessi, non dimostrano interesse per un uomo dall’aspetto di “uomo”, ma poi accettano di farsi possedere da quello che è oggettivamente un uomo, ma con appiccicati addosso dei seni finti e lustrini tipicamente femminili, convincendosi che si tratti davvero di donne.

E lasciamo perdere la bisessualità nella sua definizione più classica, cioè di chi va sia con un uomo sia con una donna e non con le trans, che ormai sembrano un terzo sesso e forse lo sono.

 Ci sono quelli che vanno a trans facendo soltanto gli attivi e qui credo che si possa parlare di puro e semplice gusto del proibito e della novità, il voler sottomettere, “usare”.

Non so se questi uomini sui tacchi, poiché biologicamente lo sono, siano più vittime o carnefici, perché spesso arrivano dal Brasile, s’iniettano chili di silicone sui glutei, s’impiantano dei seni, prendono degli ormoni e con quello che guadagnano nel nostro paese fanno investimenti immobiliari nel loro paese d’origine.

Dopotutto ci sono trans e trans, poiché alcuni sono appunto omoni con due tette al silicone e l’ombreggiatura della barba sul mascellone squadrato, altri sono molto più curati e femminili, seni, glutei, labbra e altri ritocchi di chirurgia plastica, depilazione definitiva, un po’ come Lea Cereso, nota modella.

Niente di strano che certe figure esteriormente molto femminili, dalle cosce vertiginosamente lunghe e senza cellulite, quarta o più di seno, culetto rotondo e sodo, il tutto accompagnato da una certa sfrontatezza di atteggiamento sessuale piacciano ecco, niente di strano che tutto questo eccita il maschio, ma si tratta di uomini, assolutamente uomini, dotati di tutto e quasi mai operati, altrimenti non potrebbero prostituirsi, quindi si tratta di un modo per entrare nel mondo gay, auto convincendosi di non esserlo.

Simona Aiuti

04
Lug
12

Calciopoli, finalmente emerge la verità!!

Si scalda l’aula della Corte d’Assise di Milano nel processo per i dossier illegali pre Calciopoli 2006. Tavaroli canta come un usignolo, e nel corso delle sue ultime deposizioni ha portato nuovi e concreti elementi.

E’ stato dimostrato che l’Inter non poteva non sapere, anzi era mandante dei pedinamenti, e faceva spiare e intercettare. I verbali parlano chiaro, finalmente non sono stampati su “carta rosa” ma sugli atti di un Tribunale.

Chi ha buona memoria ricorderà che l’Arma sequestrò a Tavaroli il pc, e pochi giorni dopo, il computer finì nella seconda sezione del Nucleo Operativo dei carabinieri di Roma, proprio quella di Via Inselci, dove il maggiore Auricchio (“ancora tu, ma non dovevamo vederci più”) coordinava le indagini su Calciopoli.

Un avvocato ha fatto saltare fuori dal fascicolo un decreto d’ispezione su questo pc, che fu sequestrato a Milano il 3 maggio 2005 e che si decise di inviare a Roma per farlo controllare.

Risulterebbe – e usiamo il condizionale per buona creanza – che l’incarico di spiare fu affidato a Tavaroli a fine 2002 “in un incontro a tre con Massimo Moratti e Giacinto Facchetti” nella sede della Saras, la società del presidente dell’Inter. Tavaroli sarebbe stato convocato dalla segreteria del Presidente Tronchetti Provera. Il testimone dice: “Fui contattato da Moratti, l’input arrivava 

da Moratti”. Aggiunge:“Presi contatto con Facchetti per i termini organizzativi dell’operazione”.

Su Moggi “non svolsi le indagini io personalmente, ma credo che fu il dottor Bove (l’ex manager Telecom trovato morto a Napoli nel 2006, ndr) a fare l’analisi del traffico telefonico, il controllo è stato compiuto sicuramente sul traffico telefonico di Luciano Moggi, oltre che su quello di Massimo De Santis. Non ricordo se anche su quello di Antonio Giraudo”.

A quanto pare Tavaroli era stato incaricato già in precedenza di controllare i calciatori Bobo Vieri e Jugovic. Dunque il pc, conteneva il “Dossier Ladroni” preparato su incarico dell’Inter tre anni prima. Ricordiamo che ai vertici Telecom c’era Tronchetti Provera e Buora anche dirigente dell’Inter, e poi il commissario della Federcalcio Guido Rossi era anche lui dirigente dell’Inter, cosa non poco importante.

In un’intervista sul Corriere della Sera Magazine, Moratti, alla domanda sull’ex arbitro Nucini che andò da loro a raccontare tutto l’ipotetico marcio che c’era nel calcio, risponde: “Lo mandammo dai giudici ma non confermò il suo racconto. Ebbe paura delle conseguenze”.  Poi gli chiesero se aveva o no fatto sorvegliare l’arbitro De Santis, e la risposta di Moratti fu: “Una persona si offrì di farlo. Conosceva alcune persone in grado di darci informazioni perché lavorava al ministero dove aveva lavorato De Santis. Ma non ne uscì nulla”.

Il 22 settembre 2006 Roberto Beccantini intervista Moratti per La Stampa, e gli chiede se è in apprensione per gli scottanti sviluppi delle indagini. Moratti dice di non essere preoccupato, perché fu un tizio che si offrì a suo tempo di dare informazioni su De Santis perché era in contatto con persone del ministero presso cui aveva lavorato l’ex arbitro, ma senza risultato. Quindi Moratti sapeva, anzi ribadisce, e non sentite puzza di “slealtà sportiva”?

Che te lo dico a fare, per la Gazzetta, l’Inter non rischia nulla perché i fatti sono prescritti, e questo grida allo scandalo. Sulla testata Tuttosport, invece, Alvaro Moretti riesuma a ragion veduta l’archiviazione a suo tempo disposta da Palazzi, sottolineando che era stata motivata per il “Dossier Ladroni”, non per prescrizione ma per improcedibilità. Ora tale

improcedibilità non avrebbe più ragion d’essere e dunque il relativo processo dovrebbe essere oggetto di una qualche revisione, vedi caso Vieri che non ci sta a passare per “fesso”.

In tribunale a Milano, si afferma che l’Inter abbia appreso del “Dossier Ladroni” solo dalla stampa. Lo dicono gli avvocati del club nerazzurro nel documento depositato presso il tribunale di Milano nella causa civile intentata da De Santis per risarcimento danni ammontante a 21 milioni d’euro, per lo spionaggio cui era oggetto.

Sulla base delle ultime deposizioni di T

avaroli in Tribunale e sotto giuramento, Massimo Moratti avrebbe dichiarato il falso a Palazzi circa il “Dossier Ladroni” affermando che non ne sapeva nulla. Su questo fatto possibile che non ci siano risvolti in tema di giustizia sportiva?

La Federcalcio non dovrebbe pronunciarsi, alla luce di quanto sta emergendo riguardo alla revoca degli scudetti all’Inter, rivedere la posizione risarcitoria e totale della Juventus, e infine deliberare sul comportamento dell’Inter contro dei tesserati, per condotta sleale e antisportiva?

Simona Aiuti

Calciopoli, l’Inter cosa rischia, Moratti

02
Lug
12

Paolo e Francesca, e il mistero del castello di Gradara..

Moltissimo si è scritto in tutti i tempi su questo fatto. Quella di Paolo e Francesca è la storia di due innamorati, morti a causa della loro passione. È storia certa che Giovanni Malatesta, detto Giangiotto o Ciotto, descritto brutto e sciancato, primogenito di Malatesta I, sposò nel 1275 Francesca da Polenta, figlia di Guido Minore, Signore di Ravenna e di Cervia, di parte guelfa.

Gradara, che la tradizione ha sempre indicato come luogo della tragedia, era appena mezz’ora di strada a cavallo da Pesaro, e poteva quindi essere la residenza ideale per Giangiotto per lasciarvi la moglie e la figlia ConcordiaIl fratello di Giangiotto, Paolo, si fermava spesso per delle visite a Gradara presso cui aveva diversi possedimenti. Queste visite dovevano essere non solo gradite, ma addirittura sollecitate, data la lontananza continua di Giangiotto, impegnato per la sua carica.

Accadde che Paolo e Fracesca s’innamorarono ma, con il loro comportamento destarono più di un sospetto. Purtroppo lo venne a sapere anche Giangiotto e allora dopo aver finto di partire, Giangiotto sorprese la moglie e il fratello nella camera.

Soli eravamo e senza alcun sospetto – confesserà Francesca stessa a Dante Alighieri nel V Canto dell’Inferno – ed il leggio, aggiungiamo noi, che sorreggeva il libro Galeotto era troppo vicino al letto… Giangiotto si avventò a spada tratta contro il fratello, ma Francesca gli si parò innanzi restando trafitta prima di Paolo. Finì così tragicamente il loro amore. Occorre dire subito che nei secoli che seguirono si cercò di giustificare il peccato di adulterio dei due cognati, dato che Francesca era stata precedentemente ingannata, essendole stato indicato Paolo e non il brutto Giangiotto come suo futuro sposo.

Il velo di silenzio che ha subito avvolto la tragedia e che ha impedito di trovare documenti dell’epoca, si può spiegare con il fatto che Giangiotto, offeso nell’onore, abbia impedito di parlarne negli atti pubblici della sua giurisdizione o li abbia distrutti.

E dove finirono i corpi dei due sfortunati amanti? Nel 1760, narra L. Carnevali, alcuni operai durante un lavoro di sterro nei pressi della rocca rinvennero un sarcofago di epoca romana contenente lo scheletro di una donna ed alcuni monili: un anello con cammeo e resti di seriche vesti che indicavano chiaramente trattarsi di nobile dama. Il sarcofago fu trasportato in Pesaro alla Oliveriana. Si trovò inoltre nel XVII sec. nel fondo del mastio uno scheletro completo rivestito di un’armatura. Fra il popolo di Gradara fu tramandata da padre in figlio la cronaca della tragedia avvenuta nella rocca; cosa che non si riscontra né in Rimini né in altri luoghi.

Data una cosi radicata tradizione è facile immaginare a chi furono, dai più, attribuiti i resti dei corpi e come vieppiù si accrescesse la certezza che i due in felici cognati ivi perissero. Quasi di certo il sarcofago racchiudeva i resti dell’infelice figliola di Guido Lamberto Da Polenta, che Giangiotto, pur di poter occultare subito il misfatto, non avrà posto tempo in mezzo a servirsi del primo sarcofago avuto a disposizione e, racchiusovi il corpo della bella Ravenna te, a far seppellire quest’ultima nei pressi della rocca in un luogo acconcio ad essere sorvegliato.

Per ciò che riguarda la presumibile sepoltura di Paolo il “Bello”, siamo più propensi a credere che lo sciancato nella sua truce vendetta abbia fatto precipitare il corpo di lui, per il quale aveva forse ucciso involontariamente la sua donna, in uno dei tanti trabocchetti ferrati nella rocca. I miseri resti rinvenuti nell’armatura erano certo quelli di qualche disgraziato sepolto vivo.

Simona Aiuti

Paolo e francesca, Dante Alighieri, inferno di Dante, castello di Gradara




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