Archivio per ottobre 2015
27
Ott
15
Vegani senza rischi?
Alla base di questa dieta c’è la volontà di non contribuire all’uccisione d
Dalle
22
Ott
15
No allo ius soli
Lo ius soli è un principio per cui chi nasce in un paese è cittadino di quel paese, e l’accozzaglia di comunisti che ci governano, sembra credere che questa sia la panacea. In Italia invece la legge sulla cittadinanza è basata sullo ius sanguinis, ossia è italiano chi ha almeno un genitore italiano, anche adottivo e per noi questo principio è sempre stato validissimo, al punto che non abbiamo per niente sentito la necessità di cambiarlo. Ora invece in Parlamento si stanno affrettando a varare una nuova legge, che noi non abbiamo chiesto, se non oggettivamente una minoranza.
Perché codesti parlamentari scriteriati fanno tanta pressione per ottenere lo
ius soli per chi non tenterà certamente di salvare la “patria”? Solo perché gli stranieri qui da noi devono fare i conti con la pachidermica burocrazia, infatti, a volte sono necessari due anni per ottenere il rinnovo di un permesso di soggiorno, quindi se fossero italiani dalla nascita non dovrebbero più fare code alla Questura e tutte le difficoltà burocratiche sparirebbero. Quindi dovremmo occuparci di rendere più semplice la vita di chi non è italiano? Di chi spesso ci aggredisce? Di chi spesso ci insulta e calpesta? Sto esagerando? Alla luce della cronaca direi di no. Dovemmo agevolare chi guadagna qui e foraggia il paese d’origine, dove poi tornerà a vivere come spesso accade? Ha senso tutto questo? Che gli stranieri abbiano problemi burocratici enormi è innegabile, ma regalare la cittadinanza per poi creare ulteriori frizioni sociali è pericolosissimo.La soluzione invece è investire nel sistema burocratico in modo che i servizi forniti agli stranieri siano efficienti e dignitosi, tutto qui. La vera rivoluzione sociale avverrà quando uno straniero si sentirà a suo agio vivendo qui da straniero, rispettando le nostre regole, leggi e tradizioni, senza avanzare pretese, senza aggredirci e senza chiedere privilegi che di fatto a noi uomini e donne italiani non vengono concessi.
Inoltre se uno vuole diventare italiano può farlo già ora. Per i cittadini di uno Stato membro U.E. bastano quattro anni di residenza in Italia, per gli apolidi
cinque anni e per gli altri servono dieci anni.Ora lo ius soli si vuole dare a chi è nato in Italia con la “pappardella” che sono nati e cresciuti in Italia, ma poi nella legge la cittadinanza la vogliono dare a quelli che “sono nati” e poi non importa dove e come siano cresciuti, e poi spesso non s’integrano, hanno usi diversi dai nostri e pretendono di imporli nelle scuole, tentando addirittura di togliere il crocifisso, il presepe, le recite con Gesù, Giuseppe e Maria e già che ci siamo, anche le canzoncine natalizie.
Vogliono dare la cittadinanza italiana ai figli di stranieri che vivono già in Italia. E se i genitori se ne vanno? Visto che si sente puzza di imbroglio, che
si fa? Si revoca?E poi, che fretta c’è di dare la cittadinanza ai figli degli stranieri? Se possono ottenerla facilmente in età adulta e se nel frattempo il non essere ufficialmente italiani non arreca loro alcun danno? Un figlio di stranieri nato in Italia diventa cittadino italiano al compimento del 18esimo compleanno.Se il figlio è nato qui vuol dire che i genitori sono residenti nel nostro paese almeno dalla sua nascita. Ciò significa che quando il figlio avrà dieci anni i genitori già avranno vissuto abbastanza qui da poter ottenere la cittadinanza italiana senza complicanze. Nel momento il cui la ricevono i genitori diventano cittadini italiani anche i figli. Serve altro per capire che c’è puzza di fregatura?
Simona Aiuti
Gabriele Rubini in arte “Chef Rubio”, lui che deborda dal video trasudando testosterone, fritto, lesso, alla brace, allo spiedo e con una dose di peperoncino di Soverato che levati! Da Frascati, con una cucchiarella in una mano e un batti carne nell’altra, indossando una divisa da cuoco che una buona parte delle casalinghe e pure delle “casalingue” italiane gli strapperebbe a morsi, ha invaso non solo i luoghi del cibo del nostro stivale, ma anche i sentieri più torbidi dei pensieri di donne italiche in piena esplosione progesteronica, che fino a ieri erano campionesse di surgelati e precotti.
Ex rugbista, scolpito da tatuaggi, neanche lo avesse cesellato centimetro per
centimetro Benvenuto Cellini, o fosse stato ricamato a punto croce da zia Peppina, vagabondo della forchetta e del pallone dal rugby, dalla Nuova Zelanda, al corso internazionale di cucina italiana all’ALMA, che lo ha reso chef, eccolo qui.Dal 2013 collabora con il canale televisivo DMAX con un format dal titolo Unti e bisunti, che rende l’idea solo guardando Gabriele Rubini, alias Rubio che fa molto più maschio allontanandosi quel tanto che basta dall’arcangelo Gabriele, che diciamocelo, lo farebbe rimorchiare un tantinello meno, mentre lui, il “maschio” mangia in un modo talmente sensuale e ammiccante che le ovaie
delle casalinghe italiane in meno pausa, cominciano a germogliare e a vibrare in ovulazioni talmente potenti, ed esplosive, da mettere in crisi un sismografo, sparando ovuli che abbatterebbero un caccia phantom.
Rubio declina volentieri l’uso delle posate. Immerge le sue dita tra le lenticchie, poi nel sugo che avvolge il baccalà, afferra un piccione estraendone il ripieno con gesti erotici da farebbero sdilinquire e avvamp
are anche le più granitiche come Angela Merkel. Porta alla bocca il meglio della porchetta, qualunque tipo di leccornia fritta, unta e sgocciolante imbrattandosi un paio di baffi a manubrio che sono un invito esplicito alla violenza carnale contro l’ex regbista dei Castelli!Se uno dei nostri mariti/compagni/fidanzati si azzarda a risucchiare il brodo a tavola, o a sbavarsi la barba con il formaggio filante, si becca prima un’occhiata fulminante, poi un calcio negli stinchi e infine una reprimenda, che nemmeno successivamente la confessione dopo una latitanza di quarant’anni. A lui invece, a Rubio, la casalinga di Voghera e pure la smutandata di Busto Arsizio, come la ninfomane di Sgurgola, il sugo gli e lo leccherebbero
direttamente dal mento, offrendo la sottoveste come tovagliolo, poi emulando il personaggio felliniano che alla fine dice: “gradisca”, e chi vuole capire, capisca, gli offrirebbero un reggiseno bianco rinforzato con su scritto il cellulare.
Lo chef più verace, esplicito, e rude del Bel Paese, mangia qualsiasi cosa, no, lui non è politicamente corretto. Lui addenta la carne di cavallo senza temere l’invettiva della Brambilla, azzanna un orecchio di maiale con lo sguardo infoiato da cinghiale, e osserva in mistico e religioso silenzio, lo sfrigolio delle lumache alla brace come un urlo estremo di vergini sacrificate al Dio.
Sì, è verace, disinvoltamente tamarro, mangia in modo scollacciato, ma la donna media italiana, discendente tanto da Santa Caterina, quanto da Vannozza, madre di Lucrezia Borgia tenutaria di locande e bordelli, attende l’apice del programma, ovvero quando Rubio si spoglia per mettere la divisa nera da chef. Ecco, quel momento credo sia avvicinabile solo a quello della vestizione del torero. In quegli attimi veloci, dal Triveneto, all’arcipelago delle Egadi, le femmine italiche hanno una tale vampata e un tale sussulto da riuscire a spostare tutte insieme l’asse terrestre sobbalzando nella pancera.
Lui che è esagerato, ma competente e che quando cucina sa il fatto suo, potrebbe impastare anche il fango o il calcestruzzo, calamiterebbe comunque l’attenzione delle telespettatrici.
Sembra che sia single, chissà se è vero, comunque molte giovani fanciulle hanno già acceso una candela a Santa Rita per riuscire a farsi almeno baciare da quei baffi a manubrio, sognando di essere impastate e sbattute come la pasta della pizza sul tavolo di lavoro di marmo, e che Dio voglia che non sia solo quel pianale come il marmo! Fa un po’ lo “gnorri” il caro Chef Gabriele Rubini, sdegnoso ha dichiarato recentemente che la coppia duratura non fa per lui, che è romantico ma non crede al “per sempre”,
insomma vuole un romanticismo più letterario dice lui, forse lisciandosi i baffi sornione come il micio che lo guarda, mentre sfiletta il pesce con l’abilità di un frate amanuenese.
Dichiarazioni molto, ma molto democristiane, che però non spaventano affatto l’esercito di femmine italiane e secondo me non solo, che vorrebbero mettere le mani su quella “pasta d’uomo”.
Dorma pure tranquillo il caro Rubio da Frascati; nel 2015 la fanciulla italiana conta poco sulla durata del rapporto medio, sentimentale naturalmente. Diciamo che la panna in genere inacidisce prima della fine di una relazione. Dorma su sette cuscini chef Rubio, considerando che i matrimoni italiani si protraggono in media meno dell’omelia del prete, e che diciamocelo, l’usanza americana burina delle damigelle è quasi peggiore del “boss delle cerimonie”. Noi a parte “un giro di valzer” con lui, vogliamo continuare a vederlo affogare il polpo e addentare rane e tonni guizzanti!
Simona Aiuti