Archivio per settembre 2009

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Set
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22
Set
09

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17
Set
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Juventus e Nazionale

277984-1081141-458-238La Juventus dunque torna a Roma rivoluzionata per i suoi cinque undicesimi, ma sembra non soffrirne troppo.Aimon.it - Invia e ricevi SMS utilzzando il tuo pc! Registrati gratis e ottieni subito 25 SMS OMAGGIO! In difesa debuttano in maglia bianconera Caceres che fa benissimo il suo dovere e l’eroe azzurro Grosso, con Legrottaglie duro quanto basta che lascia Cannavaro in panchina e fa parlare di sé. Aimon.it - Invia e ricevi SMS utilzzando il tuo pc! Registrati gratis e ottieni subito 25 SMS OMAGGIO!A centrocampo c’è Camoranesi al posto di Tiago, mentre in attacco Trezeguet fa le veci del goleador Iaquinta, rimasto in panchina. La Lazio ha dovuto fare a meno di Zarate, e gioca bene, ma la Juve è opportunista, decisa e si prende la partita con un secco e netto 2-0 e tocca la vetta di un ancor giovane campionato. Avere otto giocatori della Juventus e chissà magari anche nove se anche Amauri troverà un posticino in Nazionale, è un motivo di orgoglio per tutti i milioni di juventini italiani e non, sparsi per l’Italia e per il mondo. Forse allora per diventare azzurri non è propriojuventus2 il massimo giocare in una squadra con tutti stranieri, perché certamente bisogna avere un ampio respiro sportivo internazionale, ma dobbiamo pur promuovere i nostri ragazzi! La Juventus ha puntato sugli italiani, acquistando giocatori stranieri forti ma portando avanti una politica incentrata sui giovani, e visti i risultati in campionato con un bel primato, e in Nazionale con un rullino di marcia che fa ben sperare, si può guardare avanti con fiducia. Una delle carte più azzeccate della Juventus è Diego, e il numero 28 della Juve, che sembra non temere rivali. Come trequartista è molto completo e uno dei migliori al mondo, e ad affermarlo non è un tifoso sfegatato dei colori della Vecchia Signora, ma un giocatore che di talento se ne intende, avendo un’ampia visione internazionale, conquistata andando anche all’estero con ottimi risultati, ovvero Paolo Di Canio. L’ex stella di Lazio e Juventus definisce Diego l’unico trequartista vero al mondo, un modello di come ci si deve muovere tra le linee, e buttarlo giù è arduo, poiché ha una qualità tecnica sopra la media. Ottimi argomenti per questo scorcio d’inizio di campionato!

09
Set
09

Mike Bongiorno, nel suo cuore la Juventus

 

1-53Per oltre 80 anni, Mike Bongiorno è stato tifoso della Juventus, infatti, nel 2003 dedicò addirittura uno speciale in prima serata su220px-Formaci%C3%B3n_Juventus_FC_1905 Raiuno alla sua squadra del cuore.

Condusse egli stesso la trasmissione sulla rete ammiraglia della RAI, affiancato da dall’ex miss Italia Martina Colombari altra tifosa “gobba”. La serata aveva come ospiti i giocatori della squadra bianconera, insieme all’ex allenatore Marcello Lippi. La serata era per beneficenza a favore dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova.

Ricordiamo i tempi di Superflash, quando un ragazzo che si chiamava Andrea Sabia vinse molte puntate del quiz rispondendo a domande sulla storia della Juventus, mandando in visibilio e in brodo di giuggiole non solo Mike, scudetto1910ma anche i milioni di telespettatori bianconeri all’ascolto.

Spesso mister “Allegria” ha ricordato i tempi in cui da bambino a Torino vedeva con occhi incantati le maglie bianconere della Juventus e a quei tempi la Vecchia signora era agli albori e lo era anche il calcio in generale.

Mike dunque ha visto tutte le fasi evolutive della Juventus con i pesanti palloni di cuoio e scarpini rudimentali, quando i campi da gioco erano spelacchiati, giravano pochi soldi, Silvio Piola, Meazza e Valentino Mazzola erano dei miti e anche Gianni Agnelli si stava innamorando della vecchia signora!

Mike conobbe Ruggero Radice, che a quel tempo per noi ora così remoto, fu una colonna della Juventus e come egli ha detto, allora i calciatori avevano la borsa di cartone e tornavano a casa in tram! Mike faceva di tutto da ragazzino per portare la borsa al suo idolo e ci riusciva!

Nella giovinezza di Bongiorno ci fu Cavallaro, allora redattore capo della “Stampa”, che andò a parlargli al dopo lavoro ferroviario dove Mike si allenava per il Salto in lungo e gli propose di fare il “galoppino”, ovvero seguire un po’ la Mumo%20Orsi,%20JuventusJuventus e anche il Toro, e per lui cominciò l’avventura.

La Juventus prese il suo cuore attraverso Sivori, Boniperti, Platinì e non lo lasciò più.

Simona Aiuti

02
Set
09

L’antico pavimento affiorato ad Alatri è una perla incastonata in Piazza Santa Maria Maggiore!

L’antico pavimento affiorato ad Alatri è una perla incastonata in Piazza Santa Maria Maggiore!

Il 17 maggio 05’, è stato presentato ad Alatri il pannello illustrativo del bellissimo pavimento, rinvenuto ai piedi della scalinata in pietra e a ridosso delle fondamenta della chiesa degli Scolopi in Piazza Santa Maria Maggiore.

E’ stato possibile collocare storicamente la pavimentazione tra la seconda metà del III sec. e il II sec a.C., mentre le sue ragguardevoli dimensioni sono di m. 6,40 x 5,20.

Ci troviamo davanti ad un bellissimo pavimento di “cocciopesto rosso”, (una miscela di cocci di terra cotta impastati con calce grassa, usata spesso dagli antichi Romani per le pavimentazioni) la decorazione interna è stata ottenuta con piccole tessere calcaree bianche quadrangolari che ordiscono la trama di quello che sembra uno splendido tappeto!

Possiamo vedere al centro del pavimento, relativo a quello che probabilmente era un grande edificio, una serie di rombi in sequenza che compongono un disegno piuttosto complesso, con otto triangoli che nascono da un tassello centrale più grande. Si delinea una geometria perfetta quanto suggestiva, racchiusa in quattro cerchi concentrici, due dei quali realizzati in alternanza con tessere bianche più grandi. Ai quattro angoli del quadrato che racchiude il disegno appena descritto, ci sono dei motivi floreali stilizzati ed infine, in quello che sembra quasi un “arazzo”, la pavimentazione continua nella sua geometria e termina con altre decorazioni con quadrati che si alternano a svastiche.

Va sottolineato che sul pavimento di cui parliamo ci sono due soglie d’ingresso, quindi si deduce che dietro l’ambiente ad esso relativo, doveva essercene un altro su cui in seguito fu costruita la chiesa. Parliamo dunque di un’area archeologica piuttosto estesa: infatti, da indagini e ricerche è emerso che esiste almeno un altro pavimento in cocciopesto rosso, simile a quello ritrovato. Purtroppo molto è stato irrimediabilmente sepolto per sempre dagli edifici circostanti, o danneggiato da quella che in qualche modo possiamo definire “l’invasione moderna” di tubature, cavi elettrici, manutenzioni varie e quant’altro.

Sono molti gli elementi affiorati e i ritrovamenti archeologici che hanno sorpreso il tecnico così come l’uomo della strada, in seguito ai lunghi e laboriosi lavori di pavimentazione che hanno interessato gran parte del centro della città. Dunque è bene custodire gelosamente ogni indizio, ogni traccia, ogni reperto, affinché possano essere studiati sia per l’importanza storica che costituiscono, ma anche per aggiungere al nostro “personale mosaico”, quello che oggi è definito puzzle, altre importanti tessere che ci aiuteranno senz’altro a capire meglio chi siamo e da dove veniamo.

Naturalmente una foto o una semplice descrizione non possono rendere l’idea della bellezza stilistica, dell’emozione e soprattutto della meraviglia che si può provare nel vedere un “dipinto in pietra”, testimonianza esteticamente delicata quanto concreta della nostra civiltà, una vera e propria opera d’arte rimasta sepolta per più di duemila anni al centro del cuore della città.

Credo sia giusto quanto appropriato, che un dono così prezioso ricevuto in eredità dai nostri avi e custodito a lungo dal tempo, sia oggi una perla che splenda nel luogo che le compete, riempiendoci d’orgoglio.

Proprio il rispetto delle nostre radici e quel senso di “sacro” per la nostra storia, hanno sempre animato il lavoro d’Angelo Lisi, Ispettore Onorario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio da poco scomparso, che ha speso gran parte della sua vita per questi ideali, considerandoli l’essenza più autentica della nostra cultura, da nutrire con un impegno serio nel voler tutelare e tramandare la ricchezza del nostro patrimonio culturale.

Abbiamo chiesto al dott. Dario Pietrafesa, l’archeologo che ha seguito l’iter del progetto, cosa si prova nel trovare qualcosa che per millenni è rimasto sepolto.

Va sottolineato che l’archeologo si applica sempre con passione, e quello che prova è amore per un lavoro spesso duro e faticoso e per tutto quello che fa. C’è una grande soddisfazione nel vedere  premiati i propri sforzi, sacrifici, la costanza, realizzando che aveva un senso portare a temine un lavoro in cui si credeva. Per me il percorso emotivo si conclude quando la cittadinanza vede il progetto realizzato, ma l’emozione resta del tutto personale.

 




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