Una volta c’erano i sussurri nell’orecchio. C’erano le lettere d’amore, i bigliettini nascosti in tasca, le parole balbettate, discorsi durati tutta la notte e mai raccontati a nessuno. C’era un universo sotterraneo, intimo e meraviglioso, abitato solo da due persone: la coppia. Spesso il resto del mondo non ne sapeva niente o rischiava di non saperne niente per un sacco di tempo, o per sempre. S’intuiva qualcosa da certi sguardi, dal modo di lei di sorridere e di lui di cingerla con un braccio. Poi sono arrivati i social network e il mondo della coppia è diventato improvvisamente pubblico, e lo è diventato in modo detestabile e invadente.
Quello di cui molte coppie non si rendono conto, è che l’oversharing dei sentimenti può esasperare gli amici, e per esperienza personale direi anche le amiche più strette. Insomma, io sono felice se i piccioncini di turno sono nell’idillio, ma non serve ricordarlo in dosi giornaliere di almeno cinque status di lunghezza biblica, dove ricorrono parole come “vita”, “amore”, e “famiglia”, più che in un numero de “L’Avvenire”.
Non oso nemmeno mettermi nei panni di chi è single da tempi biblici, e che deve seguire questo sdilinquimento, che non fa altro che ricordarle quanto sia “nerd” e sfigato in amore, osservando lo zuccherificio quotidiano di amici e cercando di capire chi frequenta chi e dove va.
Tipi del genere sembra siano convinti di venire benissimo in foto, ma certi album dovrebbero essere privati, e invece tracima l’esibizionismo che impone di esibire il fidanzamento in tutte le sue fasi, comprese vacanze, fine settimana in città d’arte, cene e colazioni domestiche, come spesso ci delizia e si delizia qualche VIP, anzi tutti!
Forse i piccioncini post moderni dell’amore dell’epoca 2.0 credono che a noi importi se stanno assieme da 285 giorni e se poi litigano si deve pure leggere “micio torna a casa!”. Dubito che certe squinternate abbiano il gatto alfabetizzato che ogni tanto scappa con il tablet, quindi direi che la glicemia sale oltre ogni limite.
Per una questione di dignità personale, credo che bisognerebbe evitare anche le foto della coppia abbracciata con puttini e orsetti, magari bisognerebbe ricordarsi che prima di tutto si è persone indipendenti, non un mostro a due teste.
L’ultimo problema è la rottura, a cui possono seguire insulti telematici che coinvolgono due terzi degli amici in comune e si finisce in una specie di condominio virtuale a far sventolare le mutande in piazza, cosa svilente e poco dignitosa, meglio una rissa dal vivo.
Sarà che il mistero e il fascino della discrezione possono essere per una donna come una sottoveste di pizzo, e io ogni tanto la indosso, ma non necessariamente devono saperlo tutti i paesani.
Tuttavia l’amore 2.0 tracima, e moltissime donne sembrano sempre come gatte inferocite che non vedono l’ora di stendere reggiseno e mutande bucate in piazza, ignorando il pericolo che potrebbe derivarne, ma certa energia prima o poi esplode e la vita, che è come acqua, uno sbocco lo deve trovare.
Simona Aiuti