Archivio per dicembre 2011

30
Dic
11

Calciopoli, incredibili rivelazioni di una gola profonda!


Sembra che Calciopoli abbia la sua “gola profonda”, una specie di Buscetta del duemila, e ciò che snocciola in tanti lo sospettavamo da un pezzo. Il testimone dice di doversi liberare da un peso e sciorina la sua verità.

Si tratta di un uomo che, in quell’inchiesta si sarebbe occupato delle indagini, un investigatore che ha delineato i profili dei suoi superiori e il modo di lavorare.

All’inizio dell’inchiesta, che a quanto pare per un pezzo non è decollata per mancanza di elementi, da due telefoni si è passati a poter ascoltare oltre centosettantamila intercettazioni, con un impiego di dodici ufficiali e agenti di polizia giudiziaria.

Per questo tipo di lavoro sono stati usati computer con password personali e ognuno seguiva una singola utenza. Il testimone conferma appieno le telefonate che riguardavano l’Inter, dice che non c’erano tagli durante le indagini, che s’inglobava tutto il registrato, e poi erano il colonnello Auricchio e il maresciallo Di Laroni che decidevano cosa mettere nell’informativa.

Noi sappiamo bene che moltissime intercettazioni non sono finite nell’inchiesta e in quell’informativa, nelle indagini però la “gola profonda” conferma che c’erano perché ci sono le registrazioni.

Alcune telefonate non sono finite nell’inchiesta, perché secondo il “testimone” evidentemente non ci dovevano andare. A quanto pare il lavoro di scrematura veniva fatto dopo, e il testimone misterioso conferma che sarebbe avvenuto nella seconda fase.

Inoltre, intercettando una sim straniera, nel nostro caso svizzera, si deve chiedere l’autorizzazione. Sembra che i superiori del testimone l’abbiano chiesta, ma nello stesso tempo avevano già attaccato il telefono, ma quel telefono era muto, ed era una scheda di Moggi. Poi sempre secondo il presunto testimone, son accadute cose strane come il caso di Martino Manfredi (ex segretario della Can A-B, ndr) che portato in ufficio era spaventatissimo, tremava, dicendo di non sapere nulla piangendo come un vitello, disperato per il lavoro che gli spariva, e poi all’improvviso da un momento all’altro è andato a lavorare in Federcalcio!

Quando poi ha cominciato a essere interrogato, di colpo è uscita la storia delle palline scrostate. Prima non sapeva niente, poi sapeva tutto, di questo, di quell’altro, di Pairetto, della Fazi ecc.

Ma il mistero s’infittisce. Relativamente all’intercettazione ambientale a Villa La Massa, vicino Firenze, durante il pranzo che secondo l’accusa era il fondamento del patto per salvare la Fiorentina, c’erano i Della Valle da una parte, Mazzini e Bergamo dall’altra. Quel giorno c’era telecamera e un microfono direzionale. Se la cosa fosse stata fatta in un locale dove c’era gente, si sarebbe sentito quello che uno avrebbe detto e si filmava con la telecamera. Però la voce non s’è mai sentita! Alla faccia dell’architrave dell’inchiesta diciamo noi! Dunque i Della Valle non avrebbero detto niente di rilevante. Ci sono le immagini, Diego e Andrea che scendono dal furgoncino e che si sono incontrati con Bergamo, però nessun audio!

Secondo il testimone l’audio c’è ma  non si sa niente, tutto fumo.

Dunque la “gola profonda”, che ricordiamo avrebbe preso parte a questa indagine, ma non in modo decisionale, ovvero aveva dei capi a cui rendere conto, le indagini sarebbero state un po’ raffazzonate e di veramente importante, non ci sarebbe niente.

Il testimone anonimo parla di cene tra Auricchio, Arcangioli, Narducci, e anche altri personaggi che hanno segnato quel periodo di Calciopoli, chiedendosi che importanza poteva avere andare a mangiare con Narducci e perché. Sarebbero andati a cena a Napoli di fronte al Vesuvio, a Castel dell’Ovo da Zi’ Teresa.

Sembra anche che ad un certo punto, non vedendo nulla di penalmente rilevante, Arcangioli avrebbe detto basta, e da lì sarebbe nato lo scontro con Auricchio, arrivando ai ferri corti.

Ora Auricchio e Arcangioli stanno uno alla scuola Ufficiali, e uno alla scuola Allievi.

Queste informazioni le abbiamo avute dall’intervista ottenuta dall’ottimo Edmondo Pinna del Corriere dello Sport, davanti al quale ci togliamo il cappello.

Pertanto il soggetto intervistato non sarebbe un testimone qualunque, ma uno di quelli che hanno partecipato alle indagini e delle scelte fatte nella caserma di via in Selci, avrebbe dunque una conoscenza diretta delle questioni in esame.

Arcangioli era il superiore di Auricchio e se l’allora maggiore poté continuare le indagini contro il parere superiore viene da chiedersi il come e il perché.

E poi perché Arcangioli non firmò la seconda informativa?

L’intervista riporta in auge per i più distratti anche il ruolo di Manfredi Martino, per capirci quello del “colpo di tosse”, e i famigerati otto interrogatori, due condotti dagli investigatori e sei dai pm. Una bronchite sembra un po’ poco per finire in sanatorio però, infatti, a maggio 2006 gli investigatori dovevano poter provare l’ipotesi dei sorteggi truccati, ipotesi che non era stata ancora provata con un fatto o filmato inconfutabile, e serviva una pezza d’appoggio, un pentito perché potesse essere plausibile in aula. Un colpo di tosse ricordato dopo otto interrogatori sembra friabile. L’investigatore ha spiegato, finalmente, anche perché di molte telefonate si avessero i brogliacci e non si trovassero i files audio: il server spesso non funzionava e finché non lo riparavano perdevano molte intercettazioni.

Insomma, cenette a Napoli da “Zi’ Teresa”, Auricchio, Arcangioli, Narducci, anche altri personaggi che hanno segnato quel periodo di Calciopoli. E ci piacerebbe sapere che altro saprebbe la “gola profonda”, e anche quanti caffè presero veramente insieme Auricchio e Baldini, per esempio, dopo tutto i numeri e le risposte che hanno  dato in aula non combaciano affatto. A pensar male si fa peccato, però…. se l’Arma avesse chiesto al colonnello di rendere conto di tutto, Baldini sarebbe rientrato in Italia? Perché non farsi anche questa domanda?

Forse questa indagine supplementare bisognerebbe aprirla, per cercare di dare le risposte a molte domande su fatti e personaggi fumosi, e poi Collina dov’è?

Insomma il processo d’appello si profila polposo e interessante e noi saremo là, noi sì “nei secoli fedeli”!

Simona Aiuti

19
Dic
11

Petrucci teme di dover maxi risarcimento alla Juventus

Per i più è stato alquanto velleitario cercare di chiudere l’affare Calciopoli con un cosiddetto “tavolo della pace”, forse ingenuo o forse inutile, però almeno abbiamo avuto delle conferme. E’ stato un incontro molto lungo, cordiale secondo le testimonianze dirette, e alla fine lo spettro della magistratura aleggiava sulle teste dei convitati, almeno su alcuni, spaventati dalla fermezza di Andrea Agnelli, anche se hanno cercato di celarlo molto bene. Forse non si è trattato di correttezza, ma di tattica e melina.

Gli strascichi di Calciopoli sono tanti, per non parlare dei veleni e il senso soffocante d’ingiustizia di cui in troppi si sentono pervasi, come Della Valle ad esempio che non la manda a dire e avrebbe anche deciso di querelare Guido Rossi per l’operato del 2006, con un colpo di teatro che ha stupito i più, è palpabile.

Dopo l’incontro dopo cui ognuno è rimasto nelle proprie posizioni, Petrucci è apparso un po’ sconsolato, però ricordiamo che fu lui a dare mandato a Guido Rossi cinque anni fa, e oggi quella decisione per molti è il “peccato originale”.

Forse c’è stata la buona volontà di far avvicinare i presidenti, ma non si sono ottenuti risultati, solo perché nessuno ha portato una confessione o un dono, come avrebbe dovuto, almeno sotto Natale.

Il ricorso della Juve al Tar spaventa Petrucci, il quale cerca di alzare le mani, dicendo che la FIGC farà la sua parte istituzionale e come federazione contrasteranno il ricorso della Juve in modo sereno (ma che vuol dire in modo sereno?).

Non si capisce come Petrucci possa sentirsi tranquillo davanti ad un tribunale, ben sapendo che non ha fondi per un risarcimento, e se dovesse pagarlo dovrebbe rivedere la posizione dell’Inter che ha usufruito di una prescrizione e intercettazioni alla mano, in confronto Moggi era un mammola.

Il conflitto rimane, e lo ha dovuto ammettere anche Giancarlo Abete, presidente della Federcalcio, parlando del ricorso con cui il club bianconero ha chiesto alla Figc un risarcimento di 443 milioni di euro. Abete sa che non ci sono fondi a disposizione della federazione per fare fronte a questo ricorso perché significherebbe fermarsi per due-tre anni; e forse noi non lo sapevamo? Lo sappiamo eccome e non abbiamo paura di questo, dopo tutto il danno la Juve l’ha avuto, altri per reati sportivi più gravi sono stati premiati, quindi il tutto è lapalissiano.

Considerato che la federazione ha introiti di circa 180 milioni di euro l’anno, ci sarà da riflettere.

Andrea Agnelli ha preso di petto la vicenda, sposandola completamente e porta Figc e Inter davanti al TAR, e non ha importanza se Abete ha bacchettato la Juventus dopo il ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio. Il capo della Figc criticò soprattutto la tempistica del club bianconero, caduta nel giorno dell’anniversario della morte di Facchetti, per noi invece forse non doveva partire la querela contro Moggi, per presunta diffamazione alla memoria di Facchetti, visto che gli juventini non vogliono oltraggiare la memoria di nessuno, ma ricordano delle intercettazioni per troppo tempo seppellite, quelle necessarie per arrivare ad una prescrizione.

Ha spiegato il presidente di Corso Galileo Ferraris che l’Inter è un danno collaterale della questione. Quella di Agnelli è una verifica sugli atti amministrativi operati dalla Federazione. Questa è una delle sette azioni programmate e forse il tavolo della pace è nato dal timore che ci sia un altro scossone. A pensar male si fa peccato, però ci s’indovina a volte. Chissà se Babbo Natale porterà a Petrucci sonni tranquilli e un po’ di soldini?

Simona Aiuti

15
Dic
11

Quando l’Inter Andò in B e Moratti..fa lo sdegnoso..

Gli interisti si vantano sovente d’essere l’unica squadra di calcio italiana a non essere mai retrocessa in serie B e invece non è così. Dobbiamo fare un bel salto indietro nel tempo a quasi novant’anni fa, ma per amore di verità si fa questo e altro. La Stagione incriminata è quella del 1921/22 che fu caratterizzata da due federazioni distinte, CCI (Confederazione Calcistica Italiana) e FIGC, le quali organizzarono due campionati indipendenti. L’Inter prese parte al Campionato CCI e arrivò ultima nel Girone B della Lega Nord e quindi era stata retrocessa.

Il Campionato si concluse il 30 marzo 1922 con capolista il Genoa 37, Alessandria 28, Pisa 27, Modena 26, Padova 23, Torino 20, Casale 20, Legnano 20, Savona 18, Brescia 17, Venezia 17, Inter 11. La soluzione dei due Campionati non era però gradita, e dopo aspre polemiche il 26 giugno 1922 i dirigenti della FIGC e della CCI si riunirono a Brusnengo per elaborare una soluzione per la successiva stagione 1922/23.

Guarda un po’, arbitro e mediatore fu Emilio Colombo, allora direttore della “rosacea”. Si giunse a un accordo fra le società rivali, e l’incorporo della CCI all’interno della FIGC comportò la sostituzione delle Categorie con sei “Divisioni” sul modello inglese. La Prima e la Seconda furono dirette a livello nazionale da una Lega Nord e una Lega Sud, mentre le altre furono demandate ai Comitati Regionali, confinati a un ruolo di secondo piano.

Per determinare la composizione delle prime due Divisioni furono organizzati degli spareggi. L’Inter retrocessa è retrocessa, ma grazie agli spareggi è stata riammessa. Quindi, o che ci sia di mezzo Guido Rossi, o un dirigente della “rosacea”, l’Inter se la cava sempre.

A quei tempi ci si rese conto che la soluzione dei due campionati era diventata insostenibile e i dirigenti della F.I.G.C. proposero di cambiare la formula, perché il campionato era zeppo di provinciali dilettanti. Chissà perché, si decise di dare mandato al direttore della Gazzetta dello Sport Emilio Colombo per sbrogliare la faccenda, e riunificare i due tornei. Il 22 Giugno del 1922 fu pubblicato il “Compromesso Colombo” che ha portato il calcio ai giorni nostri. Per organizzare la successiva stagione calcistica si decise di ripescare molte formazioni della Seconda Divisione tra cui l’odierna F.C. Inter. Ovviamente per decidere chi tra le pretendenti potesse risalire in Prima Divisione furono organizzati degli scontri andata e ritorno. Qui viene il bello, perché l’Inter affrontò S.C. Italia Milano che non si presentò alla gara e l’Inter vinse 2-0 a tavolino. Il tutto accadde addirittura per obbligo di leva di molti tesserati della terza squadra milanese. Insomma, erano poco più che bambini quegli sfidanti!

Simona Aiuti

03
Dic
11

Juventus, Inter e Petrucci al tavolo delle trattative

Moratti imperterrito fa lo sdegnoso, sicuro d’averla fatta franca, nonostante la relazione di Palazzi, secondo cui l’Inter avrebbe posto in essere reiterati illeciti sportivi, intrattenendo nel tempo, rapporti illeciti con arbitri in attività e anche con designatori. Il presidente dell’Inter dorme tranquillo, dopotutto il tempo ha lavorato a suo favore. A questo punto non avrebbe più senso parlare di tavolo della pace proposto da Petrucci, in parte perché quest’ultimo è stato uno dei primi ad innescare “l’errore” che ha portato il primo scudetto all’Inter con l’interista Guido Rossi, e nessuna sanzione dal primo momento, ma solo ingiustificati trofei acquisiti. In secondo luogo il presidente dell’Inter non ha la minima intenzione di ammettere gli illeciti; è impossibile quindi sedersi ad un tavolo e spiegare cosa è accaduto davvero cinque anni fa, alla luce delle intercettazioni che riguardano i nerazzurri: utopia allo stato puro.

Addirittura, per Moratti Calciopoli non riguarda l’Inter ed è incredibile che lo affermi conoscendo le prove audio. Sappiamo che lo fa solo perché si sente in una botte di ferro nonostante le prove inoppugnabili, ma per ora tant’è. Stizzito Moratti dice anche che ci sono altri che giudicano, che hanno già giudicato o che stanno giudicando; e riguardo allo scudetto che rivorrebbe Agnelli, che invece a noi risulta ne rivoglia indietro due dice: “Va bene che siamo vicino a Natale, ma non credo che pretenda che gli faccia quel regalo… Credo che quello sia qualcosa di cui sinceramente si può parlare come si può parlare in un bar”. Insomma, essere ancora trattati con sufficienza comincia ad essere un po’ troppo.

Si nega l’evidenza, e a rinunciare alla prescrizione non ci pensa proprio dicendo: “In merito ha già risposto anche il procuratore di Napoli dicendo quanto poco importante fossero quelle intercettazioni”. Alla faccia della poca importanza, rispondiamo noi! E’ un’affermazione un po’ azzardata dire che quelle intercettazioni non sono rilevanti, considerando il fatto che lo sono molto di più di quelle di Moggi, che nulla ottenne mai, al contrario di Facchetti, che otteneva le griglie il giorno prima e pure gli arbitri desiderati.

Non solo Moratti però, ma anche Petrucci secondo noi sottovaluta Andrea Agnelli e forse non ha ben chiaro dove potrebbe portare quello che ha definito un “doping legale”, o forse invece teme che la macchina legale italiana cominci a stritolare il campionato, come è accaduto negli U.S.A.

Il vero rischio è che Agnelli a forza di scomodare la giustizia ordinaria, quest’ultima prima o poi potrebbe davvero bloccare il campionato di serie A e visti i tempi della giustizia nostrana, sarebbero dolori per tutti, perché in un tribunale vero mica si può fare gli sdegnosi e voltarsi dall’altra parte davanti alle intercettazioni! In quel caso non sarebbe più possibile ignorare le prove, il ruolo di Guido Rossi, i rapporti con designatori e arbitri, cene occulte, Pier Luigi Collina che chiedeva al cellulare se la sua performance era piaciuta a Galliani, le affermazioni di Baldini che voleva fare il ribaltone, e le indagini di Auricchio senza 170.000 intercettazioni.

Noi non è che siamo appena scesi dal pero, e tanto per essere chiari, non abbiamo potuto non notare la sua presenza accanto a Moratti alla presentazione del libro “I mondiali della vergogna”, con prefazione di Giuseppe Narducci, il PM di Napoli, ma guarda un po’! Ad un tratto una telecamera curiosa, birichina e dispettosa, ha ripreso proprio Auricchio e Moratti parlare fitto, fitto per tutto il tempo della presentazione e chissà che avevano da dirsi!?  Il colonnello Auricchio che ha approvato quel: “L’Inter non ci interessa”, riferito da Coppola in dibattimento, proprio lui. Comunque siamo fiduciosi e al contempo curiosi di conoscere le intercettazioni inedite che a Napoli in appello tirerà fuori la difesa di Moggi, fiduciosi che Moratti si piccherà ancora un po’ e che Agnelli andrà avanti com’è giusto che sia.

 Simona Aiuti



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