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I tg snocciolano ogni giorno oltre allo stillicidio del femminicidio, anche l’acidificazione di moltissime donne e ciò accade per molteplici
La donna impiega sempre qualche secondo a realizzare che quella che ha addosso non è acqua comune, bensì il più delle volte, acido solforico. In pochi secondi la sostanza genera una sensazione di bruciore che diventa violentissima e intollerabile. La corrosione fa
Questo tipo di attacco verso le donne non avviene solo in Italia, bensì anche in molti paesi africani, sudamericani ma anche negli Stati Uniti. I paesi con la maggiore incidenza di attacchi con acido sono però Bangladesh, India e Cambogia, dove è come se le donne usate come merce di scambio, venissero sistematicamente punite se si permettono
Spesso ad essere attaccate sono donne che rifiutano un matrimonio. Gli aggressori agiscono per offendere quello che secondo la società è il tratto più importante per una donna, ovvero la bellezza, e di
Pussy depilata sì o no?

simona aiuti
Esistono diversi tipi di depilazione intima e la scelta è del tutto personale. Bikini line, brasiliana, integrale, fino all’ultima tendenza: la Full-Bush Brazilian. Ogni donna ha la sua tipologia preferita. C’è chi opta per una semplice “aggiustatina”, eliminando soltanto il superfluo, chi sceglie una depilazione più decisa e chi decide di eliminare ogni traccia di pelo, neanche usasse il diserbante
Negli ultimi anni si è diffusa ampiamente la “Brazilian Wax”, depilazione alla brasiliana, che consiste nell’eliminazione dei peli, ad eccezione di una piccola porzione sul davanti, la cui forma e quantità può variare ed è stata la panacea delle estetiste, con quotazioni arrivate alle stelle. Maureen O’Connor, giornalista del blog del New York Magazine The Cut ha definito la Full-Bush Brazilian l’ultima tendenza in fatto di depilazione intima
femminile. Per intenderci, questa tipologia elimina tutti i peli nella parte bassa delle labbra e dietro, ma lascia un “cespuglio pieno” davanti, nella parte alta, un lavoro da decespugliatore insomma.
La depilazione intima totale nota anche come stile Hollywood, consiste nella rimozione totale dei peli presenti nelle zone intime, scelta sempre più dalle donne per motivi estetici e per comodità, in quanto, sopratutto d’estate, è possibile utilizzare qualsiasi tipo di bikini senza il rischio che qualche ciuffetto di peli faccia capolino dal costume. Eppure, sembra che in tal modo ci siano dei pericoli e una correlazione tra la
moda della depilazione intima totale e il rischio di contrarre malattie come funghi, herpes, Papilloma virus (Hpv), verruche genitali e sifilide, poiché in natura i peli pubici trattengono germi e batteri, quindi se ci sono un motivo c’è eccome.
Dunque, tanto per farci del male, esiste la ceretta classica, poi c’è quella al biossido di titanio, ma ora le più richieste sono quelle ottenute secondo una tecnica orientale che miscela acqua, limone e zucchero o anche le cerette naturali a base di ingredienti lenitivi e ammorbidenti come miele, avocado e oli vegetali, insomma per la pussy non ci sono confini di falciatura!
La depilazione trasforma la maggior parte delle donne in vere e proprie “schiave” da ceretta, lametta, crema, e quant’altro. Tuttavia, la
depilazione femminile intima non pare essere apprezzata da tutti gli uomini, anzi, al contrario.
Secondo un sondaggio, il 43% preferisce una donna naturale, se non con tutta la peluria, almeno con parte di essa.
Il 17% degli intervistati ha detto di preferire la forma a striscia verticale, tipo pista d’atterraggio, il 15% una forma a cuore e, infine, soltanto il 12% ha detto di apprezzare l’epilazione totale alla brasiliana,
osteggiata da molti, poiché ricorda una donna troppo giovane, infantile.
Insomma, il 43% dei maschi ha dichiarato di apprezzare il triangolo folto, ben definito e rasato giusto per dargli una forma regolare, ma che faccia “donna”. I disegni e le forme più popolari di depilazione per le venusiane, e tra gli uomini, pare siano la striscia, il cuore, il triangolo, le quali indicano che conservare alcuni peli sia più sexy sia non la depilazione totale, che mette a rischio anche di bruciature e irritazioni da sfregamento! E poi l’assenza di peli è collegata all’infanzia.
Ma le estetiste si sa, sono professionali e precise. Per ogni pelo estirpato il prezzo aumenta. Loro vogliono sapere in anticipo come vogliamo farci “conciare”, perché gli appuntamenti sono incalzanti e noi vagine impegnate nella lotta contro la natura pilifera, veniamo stipate una dietro l’altra come galline a covare in attesa della guerra per abbattere la tirannia del pelo superfluo.
Premetto che io mi sono a lungo concettualmente opposta alla moda della patata glabra, per una serie di ragioni tra cui la principale è che scosciarsi ignude di fronte a una sconosciuta per farsi spalmare cera bollente e farsi strappare via i peli dalla parte più delicata e celata del corpo, mentre magari quella cerca di distrarci raccontandoci dell’ultimo disco dei Modà, è un’esperienza davvero imbarazzante, dolorosa, e quasi preferiremmo andare a fare la spaccata dal ginecologo. Che poi ci sono quelle che ti dicono “Non t’irrigidire” e tu vorresti rispondere “Sì, hai ragione, in effetti sentire che armeggi a cavallo tra piccole e grandi labbra armata di colla e strisce di carta con muscoli da pugile è rilassante quasi quanto estrarre una zanna a una tigre senza
anestesia”.
Non che le altre tecniche depilatorie siano molto più comode, anche se praticate nell’intimità della nostra casa. Le creme puzzano e lasciano delle aiuole, e poi il mascolino rasoio fa venire voglia d’andare dal barbiere, saltare su uno di qui cavallini e fasi sbarbare, tanto chi meglio di lui?
Poi, per carità, depilarsi l’inguine è importante quanto meno per decenza e per non convivere con la foresta amazzonica, ma la prima volta che ti metti sul lettino dell’estetista per farti depilare tutto, ma tutto, e davvero tutto, hai come la sensazione che ti stiano per fare la colon scopìa e l’istinto di fuggire si fa largo come se non ci fosse un domani o come se avessi alle calcagna i ROS.
E l’estetista ti dice anche: “mettiti a cagnolino”, tu senti chiaramente
di stare sacrificando tutta la tua dignità, il femminismo che ti ha lasciato tua madre e anche il caro vecchio buon senso del pudore da mutande di lana che ti ha lasciato tua nonna, sacrificando ogni cosa sull’altare dell’estetica pornografica, e non sai nemmeno tu bene il motivo per cui lo stai facendo, ed è allora che invochi lo spirito di Patti Smith che non si fa nemmeno i baffi e le chiedi di perdonare la tua momentanea
dedizione all’epilazione massificata modaiola, poi per dimostrare che sei moderna, pensi pure di tingerti un ciuffetto verde o rosa, ma desisti poiché dopo i diciotto, la tintura e il piercing lì non sono affatto consigliati, fanno crisi di mezza età!
Poi diciamocelo fino in fondo, dopo una depilazione totale, depilata, fa capolino in noi lo spirito sfrontato di una escort d’alto bordo, ma è solo l’ebbrezza, perché si tratta di semplice zoccolaggine.
In quei momenti fa capolino l’esigenza di legittimare e dare un senso
alla rasatura con almeno trenta minuti di cunnilingus, facciamo quaranta, altrimenti perché fare tanta fatica per mettere in ordine una cosa che nemmeno si vede? Poi, per carità, quella fatica la facciamo, perché hai visto mai che inciampi in Javier Bardem o Benicio del Toro e c’hai l’ortica che cresce selvaggia sull’inguine? Soffriamo, siamo imbarazzate, che si sappia!
Poi si sa, l’uomo è mentalmente è più semplice e quindi noi ci consoliamo pensando che depilandoci totalmente, riuscirà a trovare più facilmente il clitoride, pare che alcuni lo stiano ancora cercando o lo usino come un citofono.
Però detto tra noi, all’uomo vero il pelo piace. Perché il sesso più sano è scomposto, spregiudicato, brutale e primitivo, totale, sanguigno e “incolto”. Il sesso migliore ci riduce a pelle e respiro, istinto e sudore, ci avvicina tantissimo agli animali, annienta la consapevolezza e la razionalità. E’ empatico più che estetico. E un vero maschio, di fronte al più succulento dei nostri solchi, non può che pensare al nostro piacere, attraverso il quale sublimare la sua eccitazione. E dovrebbe badare poco, assai poco, a quanto irsuto è il nostro pube, curandosi
assai più della partecipazione che il nostro corpo manifesta di fronte alle sollecitazioni che ci propina.
E se un abitante del pianeta Marte fa troppo lo schizzinoso, si vede che è confuso, dopo tutto Moana Pozzi e Brigitte Bardot ce l’avevano pelo!
Simona Aiuti
San Valentino VS San Faustino
Ci siamo, Febbraio è dietro l’angolo, il mese dei cuoricini, gattini, pupazzetti, gadget vari tutti tassativamente rosso fiammante che strabordano già da un po’ da ogni vetrina. Arriva San Valentino, che da vescovo, mai avrebbe immaginato di poter scatenare un pandemonio di questo genere, solo facendo sposare una ragazza cristiana con un soldato romano pagano.
)Urge un manuale di sopravvivenza per le amazzoni post
moderne, e diciamocelo pure, per tutte le persone normali, che non considerandosi dei “mostri a due teste” tenteranno di guadare febbraio cercando di non restare turbati da questa ricorrenza commerciale che tracima da ogni negozio e pasticceria, passando per i fiorai.
Chi è ancora savio, nutre a ragion veduta un senso di superiorità riguardo questa per lo più infantile ricorrenza
consumistica, alla stregua del “mesiversario”, o del “siamo una cosa sola”.
Tuttavia in questo periodo, forse è meglio non prenotare voli aerei o treni, a meno che non si voglia incappare in offerte altamente discriminanti come “weekend d’amore viaggi in due e paga uno solo”, oppure “volerete nelle città dell’amore” a prezzi stracciati. Tutti questi spot sono accompagnati da foto di piccioncini che si guardano sdilinquiti come Lilly e il vagabondo a bordo di una gondola, a mollo nella putrida ma romanticissima laguna di Venezia.
Parigi la fa da padrona e non importa che sia inquinata e freddissima, ma vuoi mettere, una foto sotto la torre di ferro più famosa del mondo?
Non è neanche bene isolarsi dal mondo, trattenendo il respiro, aspettando che l’ondata “Valentiniana” passi, ma è meglio frequentare con parsimonia le amiche accoppiate che favoleggiano di sorprese, regali inaspettati e cenette che neanche un filmone in bianco e nero, idea di quel fidanzato/marito che si distrae volentieri con una sciampista, ma è un dettaglio!
Forse è bene non ciondolare per casa ascoltando quei CD strappa lacrime che ricordano i tempi andati, quando eravate l’altra metà della mela di qualcuno. Meglio anche non cercare di rassettare cassetti e scaffali, per evitare ahimè d’incappare nei bigliettini dell’ex, foto dell’ex, regalini dimenticati dell’ex, che potrebbero scatenare una crisi nervosa che nemmeno con il prozac si può placare, facendovi maledire il momento in cui non avete dato fuoco a tutto.
Dunque se durante i giorni di fuoco, uscendo, vi capita di incontrare la fiumana di piccioncini persi nell’idillio e non sia mai che si ritrovino, lo choc sarebbe tremendo, chiedetevi se davvero vorreste essere così, seduti in un locale addobbato in modo chic a mangiare un menù fisso, fingendo spesso una sceneggiata ad uso e consumo degli altri.
Chiedetevi se davvero alla vostra vita di “persone normali” e normo dotati dal punto di vista psichico, manchi davvero qualcosa, come un orribile ciondolo di mezzo cuore infranto.
Insomma, uscite con gli amici, state pure con le persone che amate, ma senza sentirvi costretti in orripilanti cliché. Uscite e parlate di uomini, politica, sesso, musica, libertà, e sogni.
Discutete davanti ad un bicchiere di vino di chi siete e di ciò che volete essere, o di chi siete al momento, single o accoppiate, ma consapevoli, forti o fragili, divertenti e sexy.
E poi tranquilli, il giorno dopo è San Faustino!!!
Simona Aiuti
Dopo la scoperta del “radio”, quella della “penicillina” e forse quella un po’ trascurata delle mutande usa e getta, ci si domanda ancora senza aver trovato ancora risposta alcuna, su cosa accada all’uomo italiano intorno alla settantina. Possiamo solo restare testimoni basiti, davanti a cotanti cambiamenti e bizzarri mutamenti che attraversano sia la mente, che il corpo di soggetti nati prima dello sbarco in Normandia.
Le strade della penisola italica brulicano di uomini avviati sul viale del tramonto, che tentano d’illuminare, puntandogli contro i fari abbaglianti di ridicole automobili sportive, che si regalano, cercando di comprarsi un pezzetto di giovinezza, comprandosi pure qualche ragazzotta in minigonna leopardata. In realtà, vederli scorrazzare con espressione semi assente da cataratta mal curata, dietro montature eccentriche che sembrano comprate in un negozio di caramelle, fa quasi tenerezza.
Alcuni cercano aiuto nella chirurgia estetica, tentando una blefaroplastica
che dona uno sguardo perennemente attonito, fanno lampade come polletti nel girarrosto e per carità, berciano, cercando di tacchinare pollastrelle rigorosamente sotto la quarantina, meglio se sotto la trentina, ecco forse è troppo. L’uomo dovrebbe capire che vuoi, o non vuoi, ad una certa età, arriva la merlite, ovvero, le gambette diventano come quelle di un canarino, e il corpo somiglia a quello di un pollo, con l’addome prominente, che allarga le gambette stesse. Suvvia, serve a poco usare un abbigliamento sgargiante, dai colori fluorescenti, mette solo in evidenza la “merlite” e allarga la differenza tra il nonno e la nipote! Guai a parlargli di “viagra”, loro non ne hanno bisogno, no, infatti, il medico, non quello di fa
miglia, ma un amico connivente, gli prescrive il “Cialis”, evitando terribili effetti collaterali, che durante un incontro sessuale, sarebbero anche loro grotteschi. Ad un certo
punto la malcapitata non farebbe in tempo a comporre il 118, dovrebbe chiamare direttamente le pompe funebri o il prete. La moglie che incontrarono quando era Papa Pio XII la considerano una mummia, mentre loro hanno voglia di vivere, fare mille esperienze, spendere, e con il denaro credono di poter comprare tutto, anche l’artificiale affetto della pollastrella di turno, meglio se minigonnata. Non accettare l’età che avanza e non affrontarla con dignità e leggerezza, può essere molto pericoloso, sia per le coronarie, che per l’immagine di noi stessi che rimbalza qua e là, regalando al pubblico ludibrio, non pochi argomenti di conversazione. A volte questi soggetti si vergognano di questo stile di vita con i vicini e nel proprio ambiente, quindi cercano di allontanarsi, dove nessuno li conosce, per inseguire quel “respiro
di giovinezza” che sentono d’aver perduto, e allora vagano per “night club”, perché loro credono che si chiamano ancora così, per rimorchiare. A volte ricchi, o comunque benestanti, in avanzato stato di decomposizione e semplicemente orrendi come satiri all’assalto, ma convinti d’avere un fascino irresistibile, avanzano. La natura è stata ingenerosa con loro; sarebbero schifati anche dalla propria madre se non fossero carne della loro carne, almeno per lo stile di vita che stanno conducendo. E’ quello che mi viene da pensare ogni qual volta si verificano casi di uomini anziani,o comunque sopra i 50anni,che senza essere né Brad Pitt né tipi col conto in banca di Flavio Briatore, ci provano con ragazze 20enni approfittando di normali situazioni che diventano patetiche.
Ma io mi domando se si guardino allo specchio, se pensano davvero che una si faccia rimorchiare dal primo vecchio panzone che ci prova su due
piedi per amore! Davvero pensano di poter fare colpo in questo modo? D’avere una speranza con ragazze giovani che si possono trovare di molto meglio? Ma si rendono conto della figura ridicola e patetica che fanno oppure sono proprio convinti? Sono domande che mi faccio. Secondo me hanno paura d’invecchiare, morire e vogliono ad ogni costo fare ciò che non hanno potuto fare da ragazzi. E le fanciulle in questione trovano un sostituto della figura paterna. Inoltre spesso il denaro ha un significato al di là della materialità e dei benefici che da esso derivano come forte segno simbolico dell’affetto mancato. Signori miei, riscoprite il senso del ridicolo.
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia, e non è la prima volta che arriva una batosta per il nostro paese e sempre per lo stesso argomento. Anche i genitori italiani hanno il diritto a poter dare ai figli il cognome della madre e solo quello, se lo desiderano. Sono circa trent’anni che arrivano tirate d’orecchie e staffilate durissime riguardo quest’argomento per noi italiani. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per aver negato a una coppia la possibilità di dare alla figlia il solo cognome materno, eppure la pachidermica macchina politica italiana ancora si muove a rilento e male! Il parlamento italiano dovrà legiferare in questo senso, quindi le coppie potranno fare ricorso per ottenere il cognome materno per via giudiziaria. Purtroppo però ora iniziano le note dolenti, infatti il disegno di legge su cui si sta lavorando prevede che il cognome della madre si potrà dare solo se lo concede il padre, e questo concetto molti italiani proprio non riescono a digerirlo.
Il testo prevede l’obbligo per l’ufficiale di stato civile dell’iscrizione all’atto di
nascita del cognome materno in caso di accordo tra entrambi genitori. In questo modo sarà possibile la trasmissione del cognome materno, ma come sopra detto, solo se il pa
pà è consenziente. Nessuna parità dunque tra uomo e donna
e per dare il cognome al figlio una donna dovrà addirittura chiedere il consenso al padre del bambino: ma allora perché non chiedergli il permesso anche per mettere una gonna con l’orlo sopra il ginocchio?
A dire il vero, il disegno di legge è scarno, 4 articoli in
tutto. Sembra una rivoluzione, e anche avviata in tempi record dall’esecutivo per dare una risposta veloce alla Corte europea per i diritti umani, che il 7 gennaio ha condannato il nostro Paese proprio perché discrimina la donna. E ironia della sorte, per rispondere a una sentenza che ci bacchetta per aver discriminato le donne, rispondiamo con un disegno di legge che discrimina a sua volta.
L’esecutiv
o ha anche deciso di far approfondire tutti gli aspetti da un gruppo di lavoro interministeriale, il che significa che il disegno di legge potrebbe finire in una bolla di sapone come è accaduto ad altri suoi predecessori. Il ddl modifica l’articolo 143-bis del codice civile e prevede che il figlio “assume il cognome del padre ovvero, in caso di accordo tra i genitori risultante dalla dichiarazione di nascita, quello della madre o quello di entrambi i genitori”. Stessa regola per i figli nati fuori dal matrimonio o adottati. In pratica, secondo il testo governativo il neonato prende “in automatico” il cognome paterno, salvo che i genitori non si mettano d’accordo per dargli quello della mamma o entrambi. La possibilità che deriverebbe dalla nuova legge, che fratelli e sorelle abbiano cognomi diversi sembra un problema insormontabile,
ma per i più è solo una scusa bella e buona. Principalmente non convince il fatto che se il papà non è d’accordo la mamma non può dare il proprio cognome al figlio e questo è intollerabile, poiché riporta la donna ad una condizione subalterna. E’ una beffa che sia stato messo per iscritto che la concezione della donna nei confronti dell’uomo cui spetta ancora l’ultima parola è e resta subalterna.
Non è prevista alcuna reciprocità: perché il parere del marito è vincolante e quello della moglie no? Perché il cognome materno è ammesso soltanto se il padre è d’accordo e non viceversa? Perché la donna non può decidere se il proprio figlio debba o non debba avere il cognome del padre e deve deciderlo un tribunale o il padre stesso? Ci attendiamo tempi veloci per il varo di una legge, ma che sia una vera legge, non un insulto ai diritti civili delle donne italiane, e non tollereremo mai un decreto o un obbrobrio che metta la donna in una luce subalterna.
Simona Aiuti
Il presidente è stato ferito, come un leone preso di sorpresa, giovane e ancora nel pieno delle forze, con un cuore che batte per un ideale abbracciato da bambino. Umberto Toia, 48 anni, storica bandiera del tifo bianconero, è stato vittima di una spedizione punitiva, o chiamiamolo agguato, perché la sostanza non cambia, ed è accaduto poco prima di Natale, ma è bene capire cosa si agita nel tifo nazionale e se ci sono dei veleni che aleggiano attorno a questa storia e riflettere ora a bocce ferme.
L’agguato si è consumato nel cortile del bar Black&White di Grugliasco che Toia gestisce da anni, dove è stato avvicinato da un gruppo di uomini a volto coperto e armati di spranghe. L’atto è stato vile e degno di chi non affronta l’avversario alla pari. Lo hanno colpito alla testa con violenza, spezzandogli le gambe, poi massacrato di botte e così a terra, al freddo, in fin di vita avrebbe potuto non uscirne vivo.
Toia capo storico e di temperamento degli ultras Fighters, ha dato molto alla
Juventus, cuore, sentimenti e passione. Difficile addentrarsi nel labirinto di questo mondo, eppure Umberto ha profuso nel mondo delle curve, risorse umane, sentimento e anche risorse economiche, riuscendo anche ad avere un’attività economica di ritorno. Si è parlato molto di merchandising, d’interessi economici legati allo sfruttamento di alcuni marchi e anche della posizione che le tifoserie hanno all’interno dello stadio.
Quella sera Toia indossava la maglietta del suo gruppo, Tradizione. È il cuore di una galassia d’altre sigle (Fighters, Antichi valori), che allo stadio occupano la parte bassa della curva, vicino al campo, e che in passato si sono contrapposte a chi oggi sta in alto, al secondo anello, i Drughi. Quei posti in curva, nell’estate 2011, durante il ritiro della Juve a Bardonecchia, se li contesero in una rissa a coltellate: brutta faccenda. La posizione vuol dire potere, che significa grande seguito, e quindi guadagno per i professionisti del tifo. Stare in basso è cosa ben diversa che stare in “piccionaia”, ma abbiamo ragione di credere che ci sia ben altro dietro all’aggressione di Toia.
Molte chiacchiere sono state scribacchiate riguardo questa vicenda, parlando di criminalità di basso livello, di balordi, ma resta il vile agguato di chi si nasconde nell’ombra e vile resta!
E’ chiaro che qualcuno cercava vendetta per qualcosa di grosso, tuttavia mai si può giustificare un atto simile, nemmeno se Toia fosse un pericoloso criminale, cosa che naturalmente non è. Anche gli inglesi del Heysel, i terribili hooligans affrontavano e affrontano il nemico a viso aperto, quelli che Umberto incontrò quel pomeriggio in Belgio, già, c’era anche lui. Tutto questo non deve avere spazio nello sport, negli stadi, eppure l’esperienza insegna che altre pagine dovranno essere scritte in questa vicenda. Auguriamo al Presidente una pronta guarigione e di tornare presto a ruggire in curva, sollevando magari un’altra coppa.
Simona Aiuti
C’è ancora posto per la poesia? Forse c’é nella vita di chi riesce a vivere con un po’ di leggerezza, e allora lasciamole libere queste poesie, libere di viaggiare nel mondo, in cerca di un’anima sensibile e pura che le voglia adottare.
I versi raccolti in questo volume sono nati senza un’idea precisa, e per molto tempo non hanno ricevuto particolare cura e attenzione da chi li ha scritti, e forse ne hanno avuta di più da chi li ha assaporati con gli occhi, dandogli valore e lasciati anche sedimentare, così come deve essere per la poesia.
Ora eccole qui, insieme, raccolte, a fare da contorno a una parte di un Universo femminile intessuto di sentimenti, che resta sempre magico e misterioso e forse è giusto che sia così.
“Libera” è la prima raccolta di poesie di Simona Aiuti, che come scrittrice/giornalista ha accarez
zato di più altri rami del grande albero della scrittura, dando alle stampe quattro romanzi: Dammi un’altra possibilità, Juventus biglietti per la leggenda, Amori, passioni e briganti, e Provincia segreta e tacchi a spillo, molti racconti, favole, e ora anche “Libera”.
Forse non sono stati i premi a dare il giusto e reale valore ad alcune di queste poesie, bensì le situazioni e le persone che le hanno ispirate, e che vivono, e che sempre aleggeranno tra queste pagine.
Se alcuni incontri non ci fossero mai stati, e se determinati eventi non si fossero mai verificati, allora nemmeno molte di queste poesie sarebbero mai nate, e non sarebbero finite nero su bianco, quindi è bene non rimpiangere o rinnegare neanche la parte più dura e in salita della vita, perché l’esistenza va comunque sempre vissuta.
Perché “Libera”? Perché la libertà non ha prezzo, è impagabile e pura, e perché anche in situazioni di costrizione momentanee o perenni, anche chi vive ob torto collo in una vita che non è la propria, dove la libertà è anelata e agognata, anche in quei casi, quello che si ha dentro, la libertà emotiva, intellettuale e la voglia e il desiderio di coltivare una mente affrancata, non deve mai venire meno.
La mente è e deve essere sempre indipendente e formarsi in una coscienza di consapevolezza, e solo così, può spezzare certi legacci.
Infine, solo chi è libero può amare veramente, perché l’amore “condizionato” è veleno.
Solo chi è libero ama a prescindere, e sa che è rischioso, che ci vuole coraggio a fare un salto nel buio, e talvolta è doloroso, ma è l’unico modo, ed è maledettamente vero!
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CAPIT 2013 ROMA Simona Aiuti
Il 19 ottobre 2013 a Roma, nei pressi del complesso del Quirinale, presso il teatro dei Dioscuri, adiacente il Palazzo delle esposizioni della Capitale, si è svolta la cerimonia di premiazione del premio CAPIT 2013 , premio che ha il patrocinio della presidenza del consiglio dei Ministri. La cerimonia si è svolta in modo un po’ scarno e affrettato, per via della Maxy manifestazione che ha messo a ferro e fuoco la città, tuttavia, si è riusciti a portare in porto la nave senza contraccolpi e senza danni, in una città blindata e protetta da centinaia di poliziotti e carabinieri a garantire la sicurezza de
i cittadini, dei pellegrini e dei turisti. Grazie al CAPIT che più volte mi ha premiata e che quest’anni mi ha assegnato una splendida targa. Arrivederci
Simona Aiuti