
Simona Aiuti
Riguardo la povertà minorile, l’Italia è il Paese che ha più fortemente sofferto la crisi economica e sono più di un milione i bambini che vivono in condizioni di estrema povertà, mentre il 34% sono a rischio povertà ed esclusione sociale.
La disoccupazione e la sotto occupazione degli adulti, accanto al deterioramento dei servizi sociali offerti alle famiglie, hanno peggiorato le condizioni di vita dei bambini italiani. La deprivazione materiale e il crollo degli standard di vita hanno interessato i consumi, la nutrizione, la salute, lo sport, e l’ambiente in cui i bambini si trovano a vivere.
Il numero di minori che ha provato l’esperienza della povertà
alimentare sembrerebbe raddoppiato dall’inizio della crisi economica, che depreda non solo i sogni, ma anche la vita stessa di chi è più debole.
Se è vero che la crisi sta finendo, è altrettanto vero che gli strascichi e i colpi di coda li sentiremo ancora molto a lungo, poiché hanno segnato duramente il Paese. L’Italia è una della nazioni più colpite con oltre 600mila bambini poveri in più. Il tasso di povertà infantile negli anni della crisi è aumentato dal 24,7 al 30,4 per cento. Uno dei tassi di crescita più alti, insieme ad altri Paesi dell’Europa meridionale come
Grecia e Spagna, ma anche Croazia, Irlanda, Islanda e pure Lussemburgo.
Il 16% dei bambini italiani vive in condizioni di grave deprivazione materiale, cioè in famiglie che non sono in grado di permettersi di pagare l’affitto, il mutuo o le utenze, tenere l’abitazione adeguatamente riscaldata, affrontare spese impreviste, consumare regolarmente carne o andare in vacanza, o anche possedere un televisore, una lavatrice, un’auto o un telefono.
La crisi ha portato anche dei cambiamenti nella percezione delle
proprie condizioni di vita. Aumenta lo stress e il senso d’insicurezza. Ma anche il numero di persone che dichiara di non avere mezzi sufficienti per sé e per la propria famiglia.
I bambini vivono gli sconvolgimenti delle famiglie, subiscono le umiliazioni davanti agli amici e compagni di scuola e sono influenzati dai cambiamenti di alimentazione, dall’eliminazione di attività sportive o musicali e dalla mancanza di denaro per l’acquisto di materiale scolastico.
Circostanze estreme possono portare la famiglia a lasciare la casa o addirittura il proprio Paese. La povertà è un circolo vizioso. Un bambino che ha i genitori disoccupati può avere problemi di rendimento scolastico, che a loro volta possono provocare un aumento dello stress a casa, e così via. Più a lungo un bambino resta bloccato in questo circolo vizioso, meno possibilità avrà di sfuggirgli.
Dal 2008 a oggi la percentuale di nuclei familiari
con bambini non in grado di permettersi un pasto con carne, pollo o pesce ogni due giorni è più che raddoppiata, vale soprattutto per le coppie separate o divorziate, visto che il calo del reddito ha aumentato la pressione su rapporti già caratterizzati da tensioni e stress.
La capacità dei governi di proteggere i bambini dalla crisi non è cresciuta in maniera adeguata, soprattutto in ambiti fondamentali come la salute e l’istruzione. A quanto emerge dai dati, però, già
prima della grande recessione da almeno un decennio nei Paesi più industrializzati i bambini erano a maggior rischio povertà.
Nel nostro Paese, le uniche politiche significative segnalate dall’Unicef sono i sussidi in denaro per le famiglie a basso reddito estese agli immigrati, sia comunitari sia extracomunitari, e i voucher per la cura dei figli destinati alle madri che non utilizzano il congedo parentale. Il Ministero della salute fa
fatica a monitorare la salute dei cittadini, eppure il Governo fa poco per arginare l’aggressione e l’invasione pericolosa di immigrati, di cui solo una piccolissima percentuale fugge dalla guerra. I migranti economici tolgono risorse ai nostri figli, dunque siamo sicuri di voler continuare su questa strada?
Simona Aiuti
0 Risposte to “E’ giusto investie milioni di euro per i migranti economici se i Bambini italiani in povertà sono così tanti?”