Tra pochi giorni sapremo come le persone informate dei fatti, e che per più di quattro anni hanno taciuto, sfileranno per Calciopoli 2 e avremo le idee chiare sulla linea che intende seguire il procuratore Palazzi, che sicuramente punterà l’obiettivo sull’Inter.
Le cinque ore di interrogatorio di Bergamo, il più cercato telefonicamente dai dirigenti di serie A e B, hanno lasciato capire che ci sarà una bella sfilata di personalità.
Dunque l’esposto della Juventus dello scorso maggio, ovvero revocare lo scudetto del 2006 impropriamente assegnato all’Inter che parlava prima e taceva poi sulle medesime telefonate ai designatori e arbitri ha dato un seguito anche se con grande ritardo.
E ora l’Inter sentendo il cerchio stringersi, sta invocando la parola prescrizione degli eventuali reati sportivi commessi perché altra via per loro non c’è.
Parlare di prescrizione, ai fini di quello che ha chiesto Abete ad aprile a Palazzi, serve a poco, infatti, lo scudetto venne assegnato ai nerazzurri dal commissario federale ed ex consigliere nerazzurro Guido Rossi rifacendosi non alla sentenza di luglio 2006, ma al considerare erroneamente “intonsi” i dirigenti interisti.
E’ giusto salvaguardare la memoria di Facchetti, che tutti dobbiamo rispettare, ma le azioni, le telefonate, i rapporti intrattenuti vanno presi in esame e vanno tratte le somme.
Il problema è un altro, allora: cosa è prescritto di quello che è già emerso e di quanto emergerà ancora nelle prossime settimane dalle audizioni di Pairetto, Moratti, De Santis, Mazzini e degli altri dirigenti telefonanti? Gli eventuali sospetti d’illecito per chi sapeva, o chi chiedeva sono prescritti forse, ma sarà un concetto accettato dai tifosi che si sentono presi per il naso? Prescritte forse anche tutte le violazioni dell’articolo 1 perpetrate nei giorni delle intercettazioni. Non è prescritto, però, il silenzio omertoso di chi innocente non sarebbe stato affatto nel 2006, e che magari oggi chiede addirittura risarcimenti al processo di Napoli con una bella faccia di tolla!
L’Inter, allora, ma anche i tesserati ancora in attività come gli arbitri Rosetti, Copelli, Mitro, i dirigenti come Cellino e molti altri, tacendo dal 25 luglio 2006, data della sentenza della Corte federale, sono stati corretti e leali come prescrive il codice?
E perché ancora non si esprimono? Cosa temono?
Chi ha taciuto dal 2006 a oggi conoscendo le telefonate che vengono fuori quotidianamente s’è preso scudetti, premi, qualificazioni europee, sponsor, giocatori a buon mercato, avanzamenti di carriera e pioggia di milioni.
Tornando all’Inter: il club nerazzurro punterà forte sulla prescrizione dei reati, perché autoproclamare innocenti quelle chiamate agli atti ora sarebbe inutile. Chi è stato sanzionato nel 2006 batte cassa e non solo dal punto di vista economico.
Senza l’articolo 7 (ex 6) cioè senza l’illecito non si rischia quanto subito dalla Juve. Penalizzazioni, forti multe, sempre blande, visti di danni subiti sarà sempre pco per i tifosi.
Simona Aiuti
vogliamo che l’inter abbia lo stesso trattamento avuto dalla juve