E’ ovvio che oggi che persone che hanno la sindrome di Down debbano vivere all’interno della società italiana al meglio delle possibilità, facendo sport, divertendosi lavorando, e assaporare così la vita nel migliore dei modi, tuttavia si tratta di persone che non sempre sono in grado di discernere e di difendersi da ignobili strumentalizzazioni ad uso e consumo dell’ascolto televisivo, quindi è bene dargli voce.
Una volta può passare, la seconda magari anche, ma quando diventa un’abitudine allora qualcosa non va. Il proverbio dice che a pensar male si fa peccato, però ci si indovina.
E’ notoria la dolcezza, e l’affetto che possono dare i ragazzi Down, che ispirano in modo naturale simpatia e amore, circondandosi di persone che li adorano, tra cui genitori, fratelli e amici che forse in buona fede, cercando di dare un momento di felicità al proprio caro, e inconsapevoli del meccanismo perverso del mezzo televisivo, si prestano a siparietti poco edificanti.
Il meccanismo ormai testato, si fonda su reazioni collaudate legate a beni materiali, che puntuali come le tasse, sono provocate con astuzia in questi simpatici ragazzi, e l’esperimento riesce sempre, mentre il pubblico ride divertito. Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta solo di un gioco, tuttavia nel gioco si deve sempre giocare ad armi pari e purtroppo un cromosoma in più che hanno i ragazzi Down non lo consente del tutto, quindi perché prendersi gioco di loro?
Una persona non Down dopo un po’ non ci cascherebbe più, ma la televisione in questo caso punta sul fatto che la capacità di discernimento di questi ragazzi non è totale e ci cascano sempre.
Non sarebbe meglio invitare o far partecipare ragazzi che il caso o il destino ha voluto far nascere con l’anomalia di questo cromosoma senza “siparietti seriali” e invece trattarli con naturalezza da amici?
Simona Aiuti
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